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L'Opinione Rassegna Stampa
15.01.2010 Corruzione all'Onu: Oil for Food ha fatto scuola
Analisi di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 15 gennaio 2010
Pagina: 9
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «L'Onu affossa e insabbia le inchieste di corruzione sui suoi funzionari»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 15/01/2010, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " L'Onu affossa e insabbia le inchieste di corruzione sui suoi funzionari ".

Ricordate lo scandalo “Oil for food”? Tangenti e consulenze di comodo a mezzo mondo, Italia compresa, da parte di Saddam Hussein, a cominciare da funzionari e alti papaveri Onu, tra cui il figlio di Kofi Annan. Bene all’epoca le Nazioni Unite misero a punto una sorta di “task force” anti corruzione che doveva prevenire futuri abusi e sprechi  interni. Bene adesso la notizia, trovata dalla Associated press, è che la task force in questione è stata smantellata e che solo nel 2008-2009 sono stati insabbiati almeno cinque casi di corruzione molto importanti di funzionari Onu, alcuni dei quali fatti sulle spalle del popolo afghano con la scusa di incoraggiare la democrazia e le scorse elezioni .
Proprio all'inizio del 2009, le Nazioni Unite hanno infatti chiuso l'agenzia e deviato il suo lavoro presso l'Ufficio di divisione interna “Oversight Services “. Molto più morbido.
Da allora, il numero di casi aperti, perseguito o completato è calato drasticamente. Negli ultimi dodici mesi, non una singola indagine per  frode o caso di corruzione è stata completata, rispetto ad una media di 150 casi l'anno scovati da parte della task force.
Nancy Boswell, presidente di un organismo Usa anti-corruzione, cioè il Transparency International, teme che l'ONU stia notevolmente diminuendo la propria capacità di pulizia interna.
E siamo ancora agli eufemismi. Ovviamente i funzionari delle Nazioni Unite, che gestiscono un budget annuale di 5 miliardi dollari e le cui agenzie hanno  fondi da spendere per almeno  altri 20 miliardi di dollari, dicono che  il loro impegno a sradicare la corruzione non è diminuito.
Ecco comunque i casi più eclatanti che sarebbero stati insabbiati: l’ultima relazione della disciolta  task force completata nel dicembre 2008 ha trovato 1 milione di dollari usciti ogni giorno verso destinazione ignota da una cassetta di sicurezza in un ufficio di progetto delle Nazioni Unite a Kabul  e si tratta di  parte di 850 milioni di  dollari destinati alla ricostruzione dell'Afghanistan e preparare le elezioni tra il 2002 e il 2006. Un anno dopo, i manager delle Nazioni Unite dicono che il caso è ancora sotto esame; nessuna azione è stata presa neanche  su altra  accusa secondo cui circa la metà di 350.000 dollari in fondi delle Nazioni Unite destinati a lanciare una stazione radio per le donne a Baghdad era stata in realtà utilizzata per pagare i prestiti personali, un mutuo, le fatture della carta di credito e le tasse, così come per prelievi di contanti da una banca in Giordania, di alcuni per ora ignoti funzionari; in un altro caso, la vecchia task force di investigatori  aveva ottenuto prove di corruzione rilevanti per  più di  200 milioni di euro derivanti da mazzette sui contratti di trasporto delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace in tutta l'Africa.
Si potrebbe continuare a lungo ma basta dire che dei 175 casi aperti dalla ormai smantellata task force nel 2008 neanche uno è giunto davanti a Ban Ki Moon. Inoltre sono stati acquisiti documenti interni all’Onu che danno ordine di non coltivare le inchieste specie se dopo la scoperta delle malversazioni i funzionari accettano semplicemente di abbandonare l’Onu. Insomma al Palazzo di Vetro “Oil for food” ha fatto scuola: si prendono i soldi e  si scappa.

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