Riportiamo da LIBERO di oggi, 12/01/2010, a pag. 17, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "Stragi inventate e palestinesi massacrati. Il fumetto americano che riscrive la storia".
Joe Sacco
Si chiama Joe Sacco, di professione disegnatore di fumetti. Da quando uscì il suo primo libro nel 2002, dal titolo profetico di “Palestina”, la sua notorietà è aumentata con il passare degli anni, e, soprattutto, grazie al passa parola degli odiatori di Israele, che, finalmente, avevano trovato il loro fumettaro di fiducia. Quel libro fu recensito come un capolavoro da tutta la stampa che abitualmente prende di mira lo Stato ebraico, felice di trovarsi fra le mani un testo adatto anche a erudire i giovani, niente di meglio dei fumetti per insegnare, manipolandola, la storia. Famiglia cristiana ne scrisse con toni magniloquenti. Poco importava che gli israeliani fossero descritti comesoldati sadici e violenti, che si divertivano a umiliare i poveri palestinesi, fatti a tiro a segno anche dai coloni. Per non dire dell’uso dell’antisemitismo più becero, con gli ebrei raffigurati come tutti ricchi, arraffoni, attaccati al denaro, cani, che controllano i mass media, mettono in pratica la legge del taglione, e, persino in anticipo sul giornalista svedese ancora di là da venire, usano i corpi dei bambini palestinesi uccisi per fare commercio dei loro organi. I palestinesi vengono descritti solo e unicamente come vittime, questa, secondo il settimanale cattolico politicamente corretto, è la visione della realtà “lucida e imparziale” di Joe Sacco. Quando uscì, ci eravamo chiesti se l’uso della menzogna può essere garantito con la difesa della libertà di espressione, un valore alla base delle società democratiche. Raccontare unfatto, anche attraverso il disegno, alterandone la verità storica, inventandolo interamente, insommarifilare al lettore una polpetta avvelenata, non trattandosi ovviamente di un’opera di fantasia e non avendolo dichiarato nella presentazione del libro stesso, è un atto lecito oppure è doveroso denunciarlo come puro atto di propaganda? Che Joe Sacco sia allievo diligente del dottor Goebbels, è dimostrato dal suo nuovo parto storico-grafico, uscito da poco, “Note su Gaza”, nel quale supera le precedenti bufale, anche perché, per essere sempre sulla cresta dell’onda del popolo odiatore, è indispensabile fornire cibo fresco, e queste “note”lo sono indubbiamente. Essendo totalmente inventate non possono che essere fresche, nel senso che fino a questo livello non era ancora giunto nessuno. Il nostro, trasformatosi da fumettaro in storico, avrebbe scoperto che durante la guerra del 1956, i soldati israeliani avrebbero ucciso con colpi alla nuca circa 400 palestinesi a Khan Yunis durante una operazione militare. Dopo avergli legato le mani dietro la schiena, li avrebbero sepolti in fosse comuni. Sacco lo presenta come un’episodio dimenticato, pensando così di soddisfare qualche legittima curiosità, mentre è una totale invenzione, inesistente in tutti i documenti relativi a quella guerra. Ma lui è un disegnatore, con la passione della storia, non si vorrà mica proibirgli di dire la sua verità, siano i suoi critici a dimostrare che mente. Se a qualcuno sembra illogico, si ricreda, questo metodo è quello che viene utilizzato da gran parte dei critici di Israele, accusare, accusare, accusare, poco importa se non ci sono le prove, il dubbio che la menzogna possa essere verità rimarrà, come insegnava il dottor Goebbels. I giornali, anche italiani, nel presentarlo, non si sonoposti ladomandase erano fregnacceoppureverità, sono rimasti colpiti dal bel tratto della sua matita, dal fatto che ha ricevuto le lodi di Edward Said, uno dei precursori degli attuali odiatori che traggono molti insegnamenti dalle lettura dei suoi libri. Ne parla bene anche Ari Folman, il regista israeliano autore di “Valzer con Bashir”, che ha dichiarato di aver tratto ispirazioni per il suo film proprio da lui, aggiungendo che aspetta Sacco a Tel Aviv per sentire dalla sua viva vocese quanto ha disegnatoèstoria o solo unfumettone. Joe Sacco, che ha ricevuto pesanti critiche, in Israele soprattutto, ha risposto affermando di non essere antisemita. Con amici così chi ha più bisogno di nemici? |