Un paese che ama la ricerca della verità sulla propria storia, senza paura o ipocrisie. Questa la morale dall'articolo di Aldo Baquis uscito oggi, 10/01/2010, a pag. 14, sulla STAMPA, con il titolo " Lo scrittore bombarolo nella giovane Israele".
Amos Keinan
Dopo sei decenni, ha finalmente un nome il responsabile di un attentato politico che turbò il giovane stato di Israele. L'uomo che scagliò un ordigno contro l'abitazione di un ministro religioso intenzionato a fermare i mezzi pubblici durante il sabato era Amos Keinan: allora promettente scrittore venticinquenne, autore di beffardi trafiletti su Haaretz, e poi figura di spicco della cultura israeliana, «icona» della sinistra, fautore del dialogo di pace con i palestinesi.
Ad indicare il suo coinvolgimento è stata la vedova Nurit Gertz in una «biografia romanzata» di Keinan che - proprio mentre mesi fa lo scrittore si spegneva - è divenuta un best seller. Il nome del ministro inaspettatamente recuperato all'oblio era David Zvi Pinkas: i congiunti vorrebbero ora riaprire il caso, magari con una commissione di inchiesta. Rilevano che morì relativamente giovane appena due mesi dopo la deflagrazione, stroncato dal dolore per la violenza politica manifestatasi in Israele a pochi anni dalla sua nomina.
La notte di sabato 21 giugno 1952 due agenti vegliavano sui sogni di Pinkas nel centro di Tel Aviv al n.6 della via Ramhal, placida stradina con una ventina di case intestata al cabalista settecentesco italiano Moshe Haim Luzzatto. Verso l'una e trenta di notte videro due figure uscire a precipizio dall'edificio. Dopo pochi istanti si udì un boato nell'appartamento del ministro. I due fermati erano Keinan e Shaaltiel Ben Yair, ex membro dei commando. La loro condanna, prevedeva allora la stampa, era scontata.
Ma erano personaggi induriti dalla militanza nel Lehi (un gruppo clandestino anti-imperialista che i servizi segreti del Mandato chiamavano con disprezzo «Banda Stern») e dalla guerra di indipendenza. Decisi a vendere cara la libertà, negarono ogni addebito. A muso duro Keinan disse al giudice che era entrato nel palazzo «da giornalista», incuriosito da una telefonata anonima. I due inesperti agenti furono peraltro accusati di negligenza, non avendo notato l'ingresso posteriore dell'edificio da dove in teoria poteva essere entrato a loro insaputa «il vero attentatore», mai identificato.
Per il rotto della cuffia, Keinan e Ben Yair furono prosciolti. Lo scrittore si sarebbe trasferito a Parigi, dove sarebbe divenuto il compagno di Christiane Rochefort («Il riposo del guerriero») e dove avrebbe frequentato intellettuali come Jean Paul Sartre. Là avrebbe cercato di materializzare il suo progetto per un sodalizio regionale del popolo palestinese e di quello israeliano. Rientrato in Israele, avrebbe proseguito la lotta al fianco del giornalista Uri Avnery.
Amos e i suoi compagni, spiega Nurit Gertz, erano emersi dalla guerra del 1948-49 da vincitori, con le mani intrise di sangue, dopo aver visto morire i migliori amici: «Sognavano di edificare una società illuminata, equalitaria, basata su valori universali. Volevano porgere una mano agli arabi, lavorare assieme per far fiorire questa Regione». Con suo sgomento nel giovane stato di Israele, «vedeva invece burocrazia, corruzione», un rafforzamento del nazionalismo e della religione. La notte in cui andò nella via Ramhal, ipotizza Gertz, Keinan sperava forse di imprimere una nuova direzione alla Storia.
Dopo la pubblicazione del libro, Avnery ha ammesso di aver sempre saputo che Keinan era responsabile dell'attentato. Un anziano avvocato, Yaakov Heruty, ha confermato di avergli dato l'esplosivo: nella persuasione, rivelatasi errata, che Keinan volesse attaccare un magazzino dove si trovavano merci tedesche.
I congiunti di Pinkas sostengono che Keinan era un violento proprio come lo zelota che nel 1995 uccise Yitzhak Rabin in una piazza di Tel Aviv, e che dovrebbe essere oggetto di una analoga riprovazione morale. Gertz respinge con sdegno il paragone, ma non si pente di aver riportato alla luce la vicenda: «Certe storie vanno riesaminate, altrimenti si può creare un ascesso infetto». E gli israeliani hanno premiato il suo coraggio intellettuale: in questi giorni sia Yediot Ahronot sia la radio militare hanno incluso questa biografia fra «i dieci testi più significativi scritti in Israele nell'ultimo decennio».
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