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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Ugo Volli
Cartoline
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Ai miei nemici ci penso io, dagli amici mi difenda un dio 09/01/2010

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

"Ai miei nemici ci penso io, dagli amici mi difenda un dio "


Rahm Emanuel con Obama

Ogni tanto sui giornali trovo anche qualche buona notizia. Una è questa, pubblicata con risalto dai quotidiani israeliani, ma naturalmente non da quelli italiani. Riguarda il capo dello staff della Casa Bianca Rahm Emmanuel, l'eminenza grigia dell'amministrazione vicina a "J Street"che ha contribuito forse più di ogni altro a dettare a Obama la pratica del "tough love", l'"amore tosto", cioè il tentativo di costringere Israele contro la volontà dei suoi elettori a eliminare il governo Netanyahu, ad abbracciare l'ideologia di una sinistra che ha ricevuto meno del dieci per cento dei voti e ad arrendersi in nome della pace a ogni ricatto dei palestinesi - naturalmente per amore, dato che Emanuel è di origini ebraiche come dice il suo nome. O forse per interesse, dato che Obama pensava che in questo modo avrebbe potuto raggiungere un risultato "storico"

Ma le forze storiche sono più dure di qualunque amore duro, Israele è più tenace di ogni machiavellismo, americano. Ha resistito all'ostilità di Carter e Bush senior, figuriamoci se molla così con un Emanuel (o un Obama). Netanyahu resiste in maniera flessibile e intelligente, ma resiste. E anche di fronte a questa resistenza l'amministrazione Obama mostra la sua natura molle e indecisa.

Qualche giorno fa dunque Emanuel si sarebbe incontrato con il console generale di Israele a Los Angeles, Jacob Dayan, e gli avrebbe detto che l'amministrazione è "fed up" stufa marcia del Medio Oriente, che ne ha abbastanza ("is sick") degli israeliani che adotterebbe le decisioni giuste solo mesi dopo il momento opportuno, ed è altrettanto scocciata dei palestinesi che secondo un vecchio adagio che forse risale ai tempi di Abba Eban "non perdono mai l'occasione di perdere un'occasione". L'amministrazione è così stufa, avrebbe detto Emanuel,che se non ci saranno novità ha deciso di disimpegnarsi dalle trattative, perché ha di meglio da fare. Così i giornali israeliani. Non commento l'idea che un presidente si stufi di un progetto politico difficile, come un bambino che butta via un giocattolo che non riesce a dominare. Decidete voi quanto è serio un discorso del genere, a proposito della vita e della morte della gente.

Questa però sarebbe davvero un'ottima notizia, perché di danni come quelli fatti nell'ultimo anno di interventi dilettanteschi da Obama, Hilary Clinton e i loro dipendenti si fa volentieri a meno. Come si usa dire, ai miei nemici ci penso io, dagli amici mi difenda un dio. Peccato però che il governo americano si sia affrettato a smentire. Durante la sua visita, l'amministrazione americana  ha detto che Dayan ha affermato "Emanuel reiterated his unflagging commitment to Israel's security and his devotion to the search for Israeli-Palestinian peace" Emanuel ha ripetuto il suo impegno indefesso alla sicurezza di israele e alla ricerca di una pace fra Israele e Palestina. E addirittura l'ambasciatore di Israele ha dovuto ribadire "Israel's complete confidence in Emanuel's leadership and his friendship with the State of Israel", la completa fiducia di israele nel leadership di Emanuel e nella sua amicizia per Israele.

Sono cose che si dicono. Ma magari, chissà, i dilettanti allo sbaraglio, benché forniti di premio Nobel preventivo, si sono stufati per davvero e hanno deciso di dedicare se non proprio il loro "tough love" ai pericoli che vengono dall'Iran o dallo Yemen. Speriamo.

Ugo Volli  


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