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Ugo Volli
Cartoline
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La strage dei copti testimonia il modo con cui l'islam affronta la dhimmitudine 08/01/2010

Cari amici, vorrei organizzare un viaggio a Nag Hamadi. Sapete che cos'è ? No? Eppure è un posto a soli 450 kilometri dal Cairo, molto importante per la cristianità, per due ragioni molto diverse. Wikipedia spiega che è "è una cittadina situata nel Governatorato di Qina (Egitto centrorientale), con una popolazione di circa 30.000 abitanti. È importante centro agricolo per la produzione di zucchero, a cui si affianca l'industria dell'alluminio e del cemento", la quale "fu nota anticamente con il nome di χηνοβόσκιον (Chenoboskion, "recinto per oche")". Ma le ragioni importanti sono altre. Una risale a sessantacinque anni fa, quando in una giara di terracotta, accanto a un monastero copto, vi furono trovati tredici papiri risalenti al III o al IV secolo, i cosiddetti "vangeli gnostici": testi di straordinario interesse su cui archeologi e teologi non si sono stancati di discutere.
La seconda ragione risale a un paio di giorni fa, alla vigilia di quella che in Europa è l'Epifania e nel calendario giuliano che i copti adottano ancora (come gli Armeni ecc.) è Natale. Come certamente avete letto, all'uscita della messa di Natale di quel paesone, c'è stato un assalto a sangue freddo da parte di un terzetto di persone su una macchina che hanno sparato sulla folla dei fedeli con armi automatiche, facendo sette morti e almeno nove feriti (http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_07/egitto-massacro-copti_45292ad8-fb7b-11de-a955-00144f02aabe.shtml). E' un evento importante, così importante che io vorrei aprire una sottoscrizione per mandare in gita a Nag Hamadi quei preti dei presepi con le moschee di cui vi ho scritto l'altro giorno, i loro vescovi, l'intera Caritas, i religiosi della Consolata, insomma tutta quella brava gente cattolica che pensa di avere la missione di convincerci ad accogliere con gioia l'invasione, pardon, l'immigrazione islamica (e anche la loro controparte laica, protestante, valdese ecc., naturalmente). Una gita di massa, per una volta utile, invece delle vacanze a Gaza e in Cisgiordania. Utile come potrebbe essere spedire i gruppettari in Iran, perché si rendano conto di cos'è la repressione.

Perché è importante l'"incidente" di Nag Hamadi (dove la polizia naturalmente si è messa subito a imbrogliare le carte, parlando di faida, della vendetta per uno stupro e altre bizzarre giustificazioni)? Forse perché è un caso unico, eccezionale, uno straordinario "martirio" da testimoniare coi propri occhi? No, tutto il contrario, utile perché è la regola, quel che accade sempre, il modo standard con cui l'Islam affronta la diversità religiosa. Per dirne una sola, pochi giorni fa, a un centinaio di chilometri da lì, hanno bruciato un edificio, perché volevano aprirci una chiesa. E per soprammercato se la sono presa con le case della comunità copta (che, vi ricordo, sono i Cristiani convertiti nei primi secoli, eredi dell'Egitto antico ed ellenistico, conquistati dall'Islam con la forza nell'ottavo secolo).

Il fatto è che le cose vanno avanti così da dodici secoli, dalla conquista islamica dell'Egitto: violenze, intimidazioni, minacce, omicidi, pogrom, dissacrazioni... e di conseguenza conversioni di quelli che non ne possono più. E non è che questo accada specialmente contro i  copti: contro gli ebrei, i cristiani di altre confessioni, contro tutti i non musulmani. Il modo standard di trattare le religioni "protette" (per i politeisti il Corano prescrive la morte immediata). E non solo in Egitto: in Arabia, nei territori palestinesi, nella "democratica" Turchia, dappertutto, in tutto quel delizioso "territorio della pace" che gli islamisti considerano loro per sempre e di cui non sono disposti a cedere neanche un millimetro, come in Israele. Quelli che ci invitano ad accogliere con favore i fratelli musulmani, preparano esattamente questo avvenire per i nostri nipoti. Speriamo che ci ripensino, per questo vorrei offrire loro un bel viaggio a Nag Hammadi, perché capiscano e meditino.

Non siete convinti? Guardate, ci sono classifiche per tutto. E per caso proprio ieri è uscita in rete la classifica dei paesi che opprimono di più i cristiani, aggiornata a tutto il 2009. La compila un'organizzazione che si chiama "Open doors"; il suo sito è questo: http://members.opendoorsusa.org/site/DocServer/WWL2010_test.pdf?docID=5801 . Ma per risparmiarvi la fatica vi ho ricopiato nell'ordine l'elenco, anzi la classifica dei peggiori, cioè dei primi 50. Eccola: Korea North; Iran; Saudi Arabia; Somalia; Maldives; Afghanistan; Yemen; Mauritania; Laos; Uzbekistan; Eritrea; Bhutan; China; Pakistan; Turkmenistan; Comoros; Iraq; Qatar; Chechnya; Egypt; Vietnam; Libya; Burma/Myanmar; Azerbaijan; Algeria; India; Nigeria; Oman; Brunei; Sudan; Kuwait; Tajkistan; United Arab Emirates; Zanzibar Islands; Turkey; Djibouti; Morocco; Cuba; Jordan; Sri Lanka; Syria; Belarus; Tunisia; Ethiopia; Bangladesh; Palestinian Territory; Bahrain; Indonesia; Kyrgyzstan; Kenya (North East). Dei primi cinquanta, 39 sono paesi islamici, membri dell'OCI (organizzazione della conferenza islamica, il nuovo califfato, come la chiama Bat Ye'or. Altri sette sono paesi comunisti o ex da poco, gli altri sono dittature militari o fanatici induisti. Paesi occidentali non ce n'è, Israele naturalmente non figura, anzi praticamente nessuno fra i paesi citati ne riconosce l'esistenza; fra tutti solo l'India si può ragionevolmente definire una democrazia.

Insomma, chi perseguita i cristiani sono essenzialmente dittatori, islamisti e comunisti. Soprattutto, di gran lunga soprattutto gli islamisti. Quand'è che i bravi cattolici democratici capiranno che il nemico mortale non è l'Occidente, il consumismo, il laicismo, l'indifferenza religiosa, ma la violenza organizzata del fanatismo politico e religioso anti-occidentale? Quando si renderanno conto che eventi come Nag hammadi non sono occasionali, ma conseguenze di un metodo millenario? Quando smetteranno di pensare che il dialogo e l'accoglienza risolvono ogni cosa? Chiedeteglielo. E aiutatemi, anzi aiutateli, mandate un po' di questi preti e cattolici "di base" a parlare con i copti (o con chi condivide lo stesso destino in Siria o in Turchia). Forse capiranno che non si può servire la Croce e la Mezzaluna (o la Falce e Martello) allo stesso tempo.

Ugo Volli


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