Copia di e-mail inviata al direttore del Corriere della Sera:
------Messaggio inoltrato Da: Segre Fast Web Data: Thu, 07 Jan 2010 18:42:23 +0100 A: "lettere@corriere.it" <lettere@corriere.it> Cc: <bevere@pt.lu> Conversazione: Per il Direttore Oggetto: Per il Direttore
Egregio Direttore, le scrivo a commento della risposta di Sergio Romano ad un lettore che lo interrogava sulla adesione della Turchia alla UE. Le faccio osservare quanto segue: 1- Romano scrive: "Il trattamento della minoranza curda è stato migliorato". Questo lui lo scrive, ma non espone alcun fatto che lo comprovi. E questo vale non solo per la minoranza curda, ma anche per altre minoranze. Provi Romano, ad esempio, a parlare con quella di religione ebraica residente in Turchia da sempre, e si renderà conto dello stato d'animo di questa minoranza da quando è al potere l'attuale governo, non più laico come dovrebbe. 2- Romano scrive: "Le frontiere con l¹Armenia sono state riaperte". Non può non sapere che quel che si chiede alla Turchia è l'ammissione delle sue colpe nel genocidio perpetrato nel secolo scorso, e non l'apertura, per altro contestata dai cittadini armeni, delle frontiere. Questa apertura delle frontiere ha tutti altri scopi. 3- Perché parlare del referendum dei ciprioti greci senza spiegare ciò che sta alla base del risultato? Non sarà forse perché altrimenti cadrebbe tutto il ragionamento? 4- Romano parla dell'enorme ammenda inflitta ad un gruppo ostile al governo (sono parole sue), senza darvi un peso particolare a causa di parallelismi con quanto succederebbe nella UE: a chi si riferisce? In Italia, ad esempio, è recentemente successo esattamente l'opposto (lite CIR-Fininvest), e questo non appare possibile nella Turchia di oggi. 5- E' esatto che nel 2005 la UE si è impegnata a lavorare per l'adesione della Turchia; ma da allora qualcosa è cambiato nella gestione politica turca, e Romano questo lo nasconde. Concludo ancora contestando le parole del Corriere; se la Turchia fosse davvero pronta ad entrare nel consesso dei paesi europei, non dovrebbe trovare pericolose intese con personaggi come i dittatori di Iran e Siria; il semplice fatto che ciò avvenga è la dimostrazione di come la Turchia di oggi non possa entrare nella UE. Questa complicità politica dell'attuale governo turco con simili regimi sta, ad esempio, alla base del rischio di finire in galera per motivi di opinione (il caso Pamuk insegni); e questo, per noi europei non è accettabile, ed è grave che il Corriere non lo evidenzi. Continui pure la Turchia ad esportare in Europa, come si augura Romano, e forse, in tal modo la maggioranza dei suoi cittadini comprenderà di nuovo che tra gli europei democratici e i popoli sottomessi a crudeli dittatori la scelta deve essere netta. Distinti saluti