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Se questa è amicizia 07/01/2010

sono profondamente amico di Israele, e apprezzo molto gli articoli che postate, ma pur sapendo che quello che scrivo farà arrabbiare qualcuno penso che con gli amici bisogna essere sinceri e quindi non posso non commentare l'articolo di Angelo Pezzana sullo scambio di territori.

Pezzana scrive che israele non ha anesso cisgiordania e gaza, e si è limitato alla semplice amministrazione. questo è vero solo in parte. è vero infatti che l'annessione non c'è stata, ma è altrettanto vero che nei decenni israele ha tentato in tutti i modi di modificare la composizione etnica di quei territori (riusciendoci in piccola parte) al fine di annettersi quante più porzioni di cisgiordania possibile, ma solo una volta che fossero abitati da cittadini israeliani. questa pratica è assolutamente contraria alla legalità internazionale ma soprattutto è pericolosissima per israele poichè impedisce di fatto una pace con i palestinesi e una normalizzazione dei rapporti con gli arabi, cosa che in prospettiva è essenziale alla sopravvivenza dello stato ebraico, visto che questo secolo sarà (e già è) quello in cui declina la potenza americana (amica di israele) e emerge l'asia (amica degli arabi). il risultato è che se non si arriva a una pace nei prossimi 10 anni (e con la politica della colonizzazione questo è impossibile) il rischio più che concreto è quello di un'israele solissima affiancata da grandi stati armati fino ai denti, in guerra con il piccolo stato ebraico e con le superpotenze amiche di questi ultimi e non di israele. 40 anni fa, quando le colonie sono iniziate a sorgere, non si aveva idea di come sarebbe evoluta la situazione internazionale, oggi però sappiamo come stanno le cose, e ignorare volutamente la realtà è un lusso che israele non si può permettere. un paio di decenni fa i palestinesi potevano essere convinti, per mancanza di scelte, ad accettare un accordo di pace che prevedesse la rinuncia a importanti fette della west bank, dove gli israeliani avevano costruito le loro colonie, ma ora sanno benissimo che il tempo gioca a loro favore, quindi non accetteranno mai una pace sulla base dei confini disegnati da israele con le colonie. e se i palestinesi rimangono in guerra con israele il mondo arabo farà altrettanto, e questo in prospettiva significa che israele rinuncia a fare la pace con paesi che oggi non sono un pericolo micidiale, ma che domani lo saranno di sicuro. come dice Pezzana con egitto e giordania si è subito arrivati a pace e collaborazione (nonostante la questione palestinese non fosse risolta) e questo perchè israele ha ceduto i territori conquistati, da allora da parte dell'egitto non c'è stato più nessun attacco. se avesse fatto lo stesso con la cisgiordania oggi con ogni probabilità il rapporto tra israeliani e palestinesi e tra israeliani e arabi in genere sarebbe uguale a quello con l'egitto, anzi, sarebbe migliore, visto che i governanti egiziani devono tenere conto dell'ostilità della popolazione contro israele per via dell'occupazione e della guerra, non ci fossero state queste due cose i rapporti con l'egitto sarebbero ancora migliori.

tutto questo discorso è per far capire  che la situazione mondiale è già mutata e continua a mutare velocemente, e una pace con i palestinesi è oggi un bisogno assolutamente improrogabile per la sopravvivenza dello stato ebraico. non capirlo significa condannare israele a sparire e coloro che non lo fanno presente agli israeliani non sono interessati realmente alla sopravvivenza dello stato ebraico.

Risponde Angelo Pezzana
1) il suo ragionamento salta la premessa delle guerre che Israele ha dovuto combattere e vincere, altrimenti sarebbe stata cancellata come Stato libero e indipendente. Un destino riservato solo a Israele, e che non capita a nessun altro Stato. Israele, dopo la guerra dei 6 giorni, aveva cercato di convincere l' Egitto a riprendersi Gaza, ma ottenne un secco rifiuto. Non scriverlo è scorretto. Dopodichè, certo, ha amministrato, il che vuol dire anche considerare la particolare storia del territorio. Hebron è stata unma città ebraica fino ai massacri del '39, un particolare che viene sempre dimenticato quando si racconta la storia del conflitto. Il fatto poi che siano sorte città e villaggi in zone vicine alla linea del cessate il fuoco, ciò è dovuto al rifiuto arabo (si ricordi i tre NO di Karthum) di arrivare ad una pace con Israele.
2) il richiamo alla "legalità internazionale" avrebbe un senso se venisse rivolto ad entrambe le parti, mentre invece vale solo per Israele. Sono state legali tutte le guerre contro lo Stato ebraico ? Che cosa doveva fare Israele per sopravvivere ? Vincerle, appunto, come è avvenuto.
3) Occorre essere realisti per arrivare ad un accordo, politica che Israele ha sempre seguito. Poteva dire agli arabi che avevano voluto la guerra, l'avevano persa, e che quindi la perdita di territori era una conseguenza della loro sconfitta. Non l'ha fatto, ha cercato in tutti modi di arrivare ad un accordop di pace, con il risultato di ricevere due intifade e l'attacco di un twerrorismo spietato contro la popolazione civile. Non dimentichi poi che l'interlocutore prima di Abu Mazen era quell'Arafat, oggi universalmente riconosciuto come una delle cause del conflitto, non certo della sua soluzione. Un bandito, e in più un grande corrotto e corruttore.
4) Il mondo arabo non è per niente interessato alla soluzione del conflitto. Ha solo interesse che continui per combattere la presenza di Israele in Medio Oriente, una democrazia pericolosa per i loro regiomi dittatoriali. Si informi sulle condizioni nelle quali vivono i palestinesi nei paesi arabi, Egitto compreso.
5) quando scrive di " territori restituiti", lei dimentica che la minaccia più grande per la Giordania, e la sua stabilità, sono proprio i palestinesi, che sono il 70% della sua popolazione. Ricorda Settembre Nero ? non si è mai chiesto perchè non ne scrive mai nessuno ? di palestinesi ne vennero fatti fuori diverse migliaia, nel silenzio più totale dei loro "fratelli" arabi. Uno stato palestinese in Cisgiordania, così come lo voleva Arafat, e come sembra volerlo pure Abu Mazen (per non parlare di Hamas) è una minaccia anche per la Giordania.

Come vede i problemi sono tanti, difficilmente riconducibili a soluzioni fin troppo facili. lei sarà pure un grande amico di Israele, non se la prenda se le ricordo il vecchio adagio " con amici così, chi ha più bisogno di nemici ".
Angelo Pezzana


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