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Ugo Volli
Cartoline
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I regali di Eurabia nella calza della Befana 06/01/2010

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

" I regali di Eurabia nella calza della Befana "

Cari amici, L'Europa è diventata Eurabia: questo ormai lo sapete, con tutte le cartoline che vi scrivo.
Il buon esempio è contagioso: in America, per esempio, come non dubitate, vigente il premiatissimo regno pacifista di Hussein Obama. Ma anche nelle alte sfere dello spirito, dove prega la Chiesa Cattaraba.
Dato che oggi l'Epifania tutte le feste si porta via, vorrei celebrarla in particolare nel suo segno più pittoresco, il presepe, quello in cui la bontà popolare diventa immagine e il cattarabismo folklore.
Già l'anno scorso, vi ricordate, aveva fatto rumore l'idea d'avanguardia di un parroco di Genova, Don Prospero Bonzani, "di inserire nel presepe una moschea e un minareto "per indicare l'intenzione di intraprendere il difficile dialogo con il mondo islamico".
Un'illuminazione realizzata, come spiegava "Repubblica", "dopo un pellegrinaggio in Palestina in cui ha visto "come stanno veramente le cose", che cioè "i palestinesi sono stati confinati dagli israeliani in tante prigioni larghe quanto un paese".
Probabilmente per via delle Repubbliche marinare, abituate a trasportare con profitto i crociati e a vendere armi con altrettanto profitto al Saladino, qualcosa di analogo era avvenuto in una scuola di Venezia, nell’istituto professionale del Centro italiano femminile, organismo cattolico.
I cardinali Bagnasco e Scola avevano approvato, quest'ultimo con una teoria veramente interessante: "a considerare la faccenda più ampiamente, come un segno del tempo che viviamo, nel quale la presenza nel presepe di «simboli di altre religioni, come la moschea, ci dice che noi dobbiamo fare i conti con quello che io chiamo il processo di meticciato».
L’espressione tecnica — proposta dal cardinale quattro anni addietro e che ha avuto fortuna—è «meticciato di civiltà» e sta a indicare, spiegò una volta, quell’«inedita mescolanza tra popoli» che si va attuando nella nostra epoca, alla quale Dio «sembra voler chiamare l’umanità».
Essa impone la via del «confronto» come unica alternativa allo «scontro» tra le civiltà», aveva pure spiegato."
Così ancora "Repubblica". Viva dunque il metticciato di civiltà, con la benedizione di Don Lerner e del cardinal Scola, uniti nella lotta.
Quest'anno la sperimentazione di Cattarabia si è estesa  . Per esempio a Parma, dove, secondo la locale "Gazzetta", fra i molti presepi allestiti da un certo parroco don Scaccaglia "ce n'è uno che colloca Gesù a metà strada fra una chiesa ed una moschea: e quest'ultima è certamente una presenza inconsueta nei presepi di Parma e delle sue chiese.
Un messaggio condito anche da alcune frasi del Corano. Una iniziativa - ha spiegato don Scaccaglia - "nel segno dell'integrazione, mentre in un altro presepe c'è la scritta "il presepe è pieno di extracomunitari"
Gli extracomunitari mancano invece ad Agrigento: "Si avvisa che quest'anno Gesù Bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perché sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati".
C'è scritto questo su un cartello posto all'interno del presepe della Cattedrale di Agrigento alla vigilia dell'Epifania."
Così ancora "Repubblica". "L'iniziativa è del direttore della Caritas di Valerio Landri con l'imprimatur dell'arcivescovo Francesco Montenegro che è stato presidente nazionale della Caritas. "E' stata un'iniziativa concordata con l'arcivescovo Francesco Montenegro - ha spiegato Valerio Landri - perché abbiamo ritenuto che si dovesse dare un segnale per far riflettere la comunità ecclesiale e civile.
Pensiamoci bene: oggi Gesù Bambino, se volesse venire da noi, probabilmente sarebbe respinto alla frontiera." 
Eh già, povero Gesù Bambino. E se viaggiasse su uno di quegli aerei che i terroristi cercano di tirare giù?
A proposito di Caritas, mi resta da segnalarvi la lodevole iniziativa di "un giornale cattolico, e precisamente il periodico della Diocesi di Adria-Rovigo «La Settimana». Che per il nuovo anno ha pensato bene di offrire ai suoi lettori un calendario nel quale accanto al Santo Natale e all'Epifania (che per errore è per collocata curiosamente al 3 e non al 6 gennaio), compaiono in bella evidenza la musulmana ascensione del Profeta, la festa cinese della luna e il Ramadan". Lo racconta "Libero" che preferisce definire la tendenza "cattomasochista" invece che "cattaraba" e aggiunge: "scorrendo questo calendario ecumenico, la prima cosa che balza all'occhio è la scomparsa dei santi. Ne sopravvive solo una sparuta rappresentanza, forse tra quelli ritenuti più politicamente corretti: San Massimiliano (patrono degli obiettori di coscienza), San Francesco (patrono d'Italia) e Santo Stefano (senza spiegazioni).
Scompare ogni riferimento al Giovedì Santo (quando Gesù istituisce il sacramento dell'eucarestia).A luglio si staglia, unica in tutta la pagina, la musulmana ascensione del Profeta (con la P maiuscola), mentre ad agosto si ricorda, in coda al Ramadan e alla giornata internazionale della gioventù, l'Assunzione di Maria vergine (con la v minuscola). L'Immacolata concezione di Maria sta appiattita fra il capodanno musulmano e la giornata internazionale dei diritti umani. il 16 maggio non è il giorno dell'Ascensione di Nostro Signore, ma la 44a giornata delle comunicazioni sociali.
E a settembre? Arrivano la 5a giornata per la salvaguardia del creato, il Lialat Al qudir, la fine del Ramadan, la giornata internazionale della pace e la festa cinese della luna."
Inutile dire che in questo festival del politically correct le feste ebraiche giustamente mancano. Certamente non perché gli ebrei non riconoscono la divinità di Gesù, queste sono bazzeccole per la Caritas, ma perché si oppone alla santa volontà di Hamas e degli islamisti. Saltare Kippur, dopo aver eliminato il giovedì santo è proprio il minimo.
Ultimo dettaglio. A Bellinzona, racconta la stampa elvetica,nella chiesa del Sacro cuore, "La culla di Gesù è tra i minareti", naturalmente nel presepe allestito da "Matteo Casoni, che ha lavorato assieme a Letizia Fontana, giovane storica che lavora all’Istituto bibliografico ticinese" e "accolto favorevolmente" da Padre Callisto Caldelari, parroco della chiesa.
Spero avrete colto il mio tono di entusiasmo per queste sperimentazioni.
Io non appartengo alla madre Chiesa e quindi in linea di massima di santi e di presepi non mi occupo, se non per il loro significato civile, per esempio per le virtù davvero eroiche di Pio XII.
In queste coraggiose innovazioni gioisco naturalmente per l'affermazione di Eurabia, e però la mia coscienza filologica si turba per un certo anacronismo ("Quando è venuto Gesù l’Islam non c’era," ha riconosciuto pure paternamente nella sua grande dottrina il cardinale Scola. "Ma da sempre c’è la tendenza ad attualizzare il presepe.").
Ecco, è l'attualizzazione che mi dà un po' fastidio. Io avrei un'altra soluzione per giustificare queste importantissime sperimentazioni.
Si tratta, secondo me, di manifesti programmatici. Non viene rappresentato quello che questi magnifici preti coraggiosi credono sia avvenuto, ma quello che vorrebbero avvenga presto.
Mi figuro che chiedano alla Befana nella calza che la culla di Gesù sia davvero posta fra i minareti, e che quanto prima sul serio "Maria stia appiattita fra il capodanno musulmano e la giornata internazionale dei diritti umani."
E' la loro speranza di dhimmitudine. Non hanno mai sperimento l'oppressione religiosa e la desiderano moltissimo. Mi chiedo perché non vanno a passare una vacanza fra i copti o fra i cristiani superstiti in Iraq.
Ma tant'è, loro vogliono una Chiesa oppressa qui, forse per raccogliere qualche martire in più, è tanto che mancano.
Io personalmente, a costo di non rientrare nell'almanacco della Caritas di Adria-Rovigo, sto con Israele e lotto come posso contro l'islamismo. Ma si sa, noi ebrei siamo di "dura cervice". Spero mi scuserete

Ugo Volli


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