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La Stampa Rassegna Stampa
06.01.2010 Pechino si allea con Teheran
Ecco un altro risultato della politica di Obama

Testata: La Stampa
Data: 06 gennaio 2010
Pagina: 14
Autore: La redazione
Titolo: «Pechino non segue Obama, no alle sanzioni a Teheran»

La Cina si oppone a nuove sanzioni all'Iran. Con questa decisione il regime cinese rende ancora più urgente una presa di posizione delle democrazie occidentali per impedire che la minaccia nucleare iraniana da incubo diventi realtà. La vicinanza cinese al regime dei mullah non stupisce, i sistemi adottati da Pechino per il controllo totale della popolazione non differiscono molto da quelli di Teheran.
Ecco la breve, pubblicata sulla STAMPA, oggi 06/01/2010, a pag.14, con il titolo " Pechino non segue Obama, no alle sanzioni a Teheran ":


E bravo Obama, bel risultato

PECHINO
La Cina boicotterà ogni tentativo degli Stati Uniti e degli alleati occidentali di adottare nuove sanzioni contro l’Iran. L’inviato di Pechino al Palazzo di Vetro ha fatto sapere che la Cina, membro permanente del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto, «i tempi non sono maturi» per nuove misure contro Teheran per il suo programma nucleare iraniano.
Le dichiarazioni cinesi arrivano il giorno dopo quelle del segretario di Stato Hillary Clinton secondo cui l’America si stava preparando, insieme con gli alleati, a nuove sanzione a Teheran.
L’ambasciatore cinese Zhang Yesui ha chiarito «non è né il momento giusto né il tempo giusto per le sanzioni perché gli sforzi diplomatici (per regolare il programma nucleare iraniano) sono ancora in corso». Il diplomatico ha invitato i Paesi occidentali ad «avere meno fretta e più pazienza». La Cina, fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio e gas dall’Iran, è ormai il miglior alleato di Teheran in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Nuove sanzioni, come ha notato recentemente il New York Times, colpirebbero particolarmente un paese che patisce gravi difficoltà economiche.
Ieri presidente Ahmadinejad (mentre era in visita in Turkmenistan) ha ottenuto l’approvazione parlamentare della sua contestata finanziaria che mira a tagliare gradualmente i sussidi statali all’energia e ai beni di prima necessità alimentari. Gli ultimi dati danno l’inflazione al 25,9 per cento ma probabilmente i numeri reali sono ancora più drammatici.

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