Il SOLE 24 ORE di oggi, 05/01/2010, a pag. 9, pubblica un articolo di Ugo Tramballi titolo "Nei cantieri della Grande Israele ", non incluso dallo stesso Sole24Ore nell'edizione online. Il titolo denuncia il tono anti israeliano del pezzo. Il governo israeliano non progetta nessuna "grande Israele", quello che Tramballi non ricorda è il problema dei confini che dovranno esserci, una volta raggiunto l'accordo di pace, fra Israele e lo stato palestinese. Uno scambio di territori sarà inevitabile, con il risultato dell'inclusione in Israele di tutte quelle città abitate solo da ebrei, mentre quelle abitate solo da arabi entreranno nello stato palestinese.
Neve Daniel, una cittadina israeliana fondata negli anni '70. Secondo Tramballi è un insediamento
Nel corso dell'articolo Tramballi riporta le dichiarazioni di Chaim Makovsky, uno dei fondatori di Neve Daniel, una cittadina nata negli anni '70, e che Tramballi la descrive a torto come se fosse un insediamento.
Tutto l'articolo è volto a descrivere gli israeliani come coloni oltranzisti pronti a cancellare ogni possibilità per i palestinesi di avere un proprio Stato.
L'articolo si conclude con queste parole : " Dall'alto della collina indica tutti gli altri insediamenti di Kfar Etzion,il primo storico blocco. Dimentica la palestinese Betlemme, l'abitato più grande fra quelli visibili a occhio nudo. «Ah si, quella è Betlemme», aggiunge. «Sa perché il mondo odia gli ebrei?», chiede inspirando l'aria fredda e incontaminata di quassù . «Perché noi siamo i migliori».". L'immagine che Tramballi cerca di dare è quella di Israele abitato da folli colonizzatori, mentre In realtà, ciò che interessa agli israeliani, è la sicurezza del loro Stato. Se i palestinesi non hanno il loro, la colpa è dei Paesi arabi limitrofi che, nel '48, l'hanno rifiutato e delle diverse fazioni palestinesi perennemente in lotta fra loro. Troppo facile, e demagogico, riportare le opinioni di una singola persona e farle passare come se fossero quelle del governo. Altra cosa sono ninvece gli insediamenti illegali, peraltro smantellati proprio dal governo israeliano.
Netanyahu ha concordato il congelamento degli insediamenti a tempo determinatoper far riprendere i negoziati. In tutta risposta Abu Mazen ha dichiarato che non era abbastanza. Non è Israele a voler cancellare lo Stato palestinese (per ora inesistente), ma il contrario.
Di più, se Tramballi si fosse informato in modo serio prima di scrivere il pezzo, avrebbe dovuto riportare quanto scritto sul quotidiano MAARIV sul piano di pace elaborato dall'amministrazione Usa, che riportiamo di seguitio:
Gerusalemme, 4 gen. (Apcom) - Gli Stati Uniti hanno elaborato un piano di pace che mira a regolare in due anni il conflitto israelo-palestinese: il piano prevede una serie di garanzie che, secondo le autorità Usa, dovrebbero assicurarne il successo. Il quotidiano israeliano Maariv spiega oggi che il piano, non confermato ufficialmente, prevede l'inizio dei negoziati nel più breve tempo possibile. Per garantire il successo di questi colloqui, gli Stati Uniti invierebbero lettere di garanzia ai palestinesi con le quali si impegnerebbero a fare rispettare il termine massimo di due anni, avverte Maariv. Fino ad oggi nessuna delle scadenze previste dall'inizio del 1993 per il processo di pace israelo-palestinese è stata rispettata. Israele chiederà a Washington di confermare l'impegno dell'ex presidente americano George W. Bush sulla stipula di un accordo di pace finale sulla base di scambi territoriali, cosa che consentirebbe a Israele di conservare i suoi grandi blocchi coloniali in Cisgiordania. Secondo questo piano Usa, il primo argomento sul tavolo dei negoziati dovrebbe essere proprio quello delle frontiere tra Israele e il futuro Stato palestinese. Il piano, inoltre, dovrebbe essere definito in nove mesi, durante il periodo di moratoria sulla politica coloniale israeliana. La costruzione degli insediamenti così potrebbe in seguito riprendere nelle regioni destinate a Israele, precisa Maariv. Lo stato palestinese sarebbe stabilito in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, sulla base degli accordi in vigore tra il 1949 ed il 1967, ma sarebbero anche previste delle compensazioni territoriali. Regolata la questione dei confini territoriali, infine, i negoziati potrebbero affrontare altri due temi rilevanti: Gerusalemme e la sorte dei rifugiati palestinesi. Maariv assicura che il presidente egiziano Hosni Mubarak farà pressione sul leader dell'Anp Abu Mazen perché accetti questo piano, durante il loro incontro previsto per oggi a Sharm el Sheikh. (fonte afp)
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