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Il Foglio Rassegna Stampa
05.01.2010 La vita blindata di Kurt Westergaard
'Colpevole' di aver messo una bomba nel turbante di Maometto

Testata: Il Foglio
Data: 05 gennaio 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Resistere a Maometto»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 05/01/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Resistere a Maometto".


Una delle vignette di Kurt Westergaard

Quando Kurt Westergaard è arrivato a Princeton per una conferenza, a migliaia in pubblico mormorarono che quest’anziano vestito da anarchico fuori tempo non poteva essere il responsabile della più grave crisi tra l’occidente e l’islam. Una crisi costata 139 morti e miliardi di euro bruciati in boicottaggi. Westergaard è l’autore di una delle grandi icone del XXI secolo: la vignetta di Maometto con la bomba nel turbante. Questo vignettista costretto a vivere in sei case “sicure” e che dopo il mancato assassinio da parte di un islamista somalo (tre giorni fa) dovrà riparare dietro a finestre ancora più blindate, ad altre telecamere e a un bunker, non ha le physique du rôle del combattente sotto assedio. E’ un socialdemocratico bohémien dalle impeccabili credenziali di sinistra, figlio della paciosa Danimarca ricca e tranquilla che si vanta di avere una famiglia multiculturale e un asilo per disabili. Il mondo islamico ha preso fuoco per la sua vignetta e Christopher Hitchens l’ha giustamente ribattezzata “la Notte dei cristalli della libertà”: cinema, negozi di musica, fast food e ambasciate sono state incendiate e un prete è stato ammazzato in Turchia, don Santoro. La campagna d’odio scatenata nel 2005 ha trasformato Westergaard in “un ratto all’inferno”, come ripetono orgogliosi i fondamentalisti islamici. Al giornale Jyllands-Posten, dove il vignettista lavora, lo descrivono così: “Tranquillo”. Malgrado i tre complotti per assassinarlo e la taglia da un milione di dollari che i talebani hanno messo sulla sua testa. Arrivano da tutto il mondo per fare la pelle all’“uomo più odiato alla Mecca”. Lo scorso ottobre due pachistani di al Qaida sono stati incriminati a Chicago. Erano arrivati vicinissimo. Dei dodici artisti che pubblicarono le vignette, Westergaard è l’unico a essere diventato un bersaglio internazionale. In ufficio ha un sistema di allarme che aziona in caso di pericolo. Gli ha appena salvato la vita. La sua redazione è stata più volte evacuata per allarmi bomba. E a servirgli la cena di Natale c’è un uomo dei servizi segreti. In una conversazione con il Foglio un anno fa sfoggiò ironia macabra: “Sono vecchio, non ho molta paura perché non ho più tanto da perdere”. Gli hanno offerto asilo da Israele e nelle isole di Faro. Ma lui ripete che non abbandonerà mai le irreali dune del suo Jutland danese, già terra di rifugio del sulfureo Louis-Ferdinand Céline. Intanto la vignetta è finita alla Biblioteca reale di Copenaghen, al fianco delle fiabe di Andersen e ai tormenti di Kierkegaard. Quanto al corpaccione di Kurt, rivestito di rosso e nero, continuerà a essere un simbolo da abbattere e il pegno della libera parola in Europa.

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