Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Bilancio di fine anno "
Cari amici, è l'ultimo dell'anno ("commerciale", come dicevano i vecchi ebrei una volta). Comunque tempo di bilanci e di speranze. Il bilancio per Israele è complessivamente buono:
1. Un anno fa c'era la guerra a Gaza. Israele non aveva contro solo i terroristi di Hamas armati dall'Iran, ma anche tutta l'opinione pubblica mondiale. La guerra è stata vinta, anche se si è sviluppata per forza in maniera limitata, evitando di mirare alla conquista delle città con i centri di comando di Hamas (figuratevi le proteste se si fosse combattuto davvero fra le case, dove si annidavano i capi terroristi). Che sia stata vinta lo dimostra il fatto che da allora sono diminuiti moltissimo i lanci di razzi da Gaza sul territorio israeliano. Com'era stata vinta del resto anche quella di due anni prima nel Sud del Libano. Hamas e Hezbullah provocano, ma è evidente che non vogliono più per ora la guerra con Israele, ne hanno avuto abbastanza.
2. Se non vinta, almeno neutralizzata per il momento è anche la campagna legale di delegittimazione. Nonostante il volonteroso contributo di gente come il giudice Goldstone e il grande impegno della stampa mondiale, dei giuristi e accademici "progressisti" e dei boicottatori di Israele, non è stata sancita per Israele quella condizione di "stato-paria" che essi vorrebbero stabilire. Certo, la questione resta aperta, accademici, giudici, giornalisti e governanti hanno un' evidente volontà di fare il possibile per danneggiare il più possibile Israele, ma i loro risultati sono scarsi.
3. Un anno fa Israele era governata da un primo ministro indagato per corruzione e dimissionario di fronte al parlamento, che sentiva la forte tentazione – diciamo così – di rifarsi l'immagine cedendo su tutti i fronti nella trattativa diplomatica, in modo da firmare un accordo qualunque e entrare nella storia. Oggi ha un governo assai più efficiente e deciso sui temi fondamentali, nonostante le delegittimazioni della stampa internazionale e dei paesi arabi. Un governo abbastanza flessibile sul piano tattico per reggere la difficile situazione diplomatica in cui si trova. Netanyahu ha dimostrato di essere un grande politico, mentre si sono visti tutti i limiti della sua concorrente Tzipi Livni.
4. Il merito principale di Netanyahu è stato di disinnescare (per il momento) l'ideologia anti-israeliana di Obama, senza rompere con l'alleato americano. Con un'accorta mescolanza di concessioni e irrigidimenti, Netanyahu è riuscito a far capire all'amministrazione americana che il problema non sono le costruzioni nei sobborghi di Gerusalemme, ma il rifiuto del mondo arabo e in particolare dei palestinesi di accettare Israele come stato ebraico. Al di là delle polemiche verbali, lo stato quo ha retto, anche con l'Autorità Palestinese
5. Israele ha superato bene, meglio dell'Europa e molto meglio dell'Italia la crisi economica.
Questo è il lato positivo della situazione. Quello negativo è che
1. Europa, amministrazione americana, per non parlare dei paesi arabi e del terzo mondo, nutrono pregiudizi e avversione per Israele. La situazione diplomatica continua ad essere difficilissima. L'opinione pubblica è fortemente influenzata da una stampa ormai quasi tutta anti-israeliana, la guerra legale continua.
2. Hamas, Hezbullah e gruppuscoli terroristi palestinesi continuano ad accumulare armi e risentimento, in attesa di un'esplosione che prima o poi verrà. Inutile dire che sono appoggiati da tutto il terrorismo internazionale
3. Shalit è sempre nelle mani dei terroristi di Hamas. E' vero che questi non hanno avuto il loro riscatto, che li rafforzerebbe molto, ma resta il caso di un ragazzo rapito da quasi quattro anni, che Israele non riesce a riportare a casa.
4. Last but not least, l'Iran continua a preparare l'atomica. Se qualcuno, come quel Cohen che scrive per il New York Times, ha coltivato l'anno scorso l'idea che gli ayatollah siano ragionevoli, nelle ultime settimane di repressione interna dovrebbe essergli passata. Resta il fatto che bisogna fermare l'Iran prima che disponga dell'arma nucleare e magari la usi. L'anno che si apre è probabilmente l'ultima occasione. Il che significa che nei prossimi mesi, se la dirigenza iraniana non sarà rovesciata, c'è la scelta terribile fra una guerra con l'Iran e la sua aperta minaccia atomica.
Come vedete, non è facile far gli auguri a Israele: meglio la guerra da soli con la testa del serpente, o il serpente armato di bomba atomica? Meglio Shalit prigioniero o un migliaio di terroristi liberi e pronti a ricominciare? Io un augurio ce l'ho, anzi un paio. Spero che per il nuovo anno "commerciale" la società israeliana sappia trovare dentro di sé la determinazione per continuare a lottare per la propria sopravvivenza come ha fatto quest'anno (sembra facile dirlo, ma non lo è farlo – e Israele e il mondo ebraico non mancano di eurarabi ad honorem, disfattisti e rinnegati che indicano la via della resa e del suicidio). Spero che l'Occidente e soprattutto l'America (dato che l'Europa si è da tempo condannata all'insignificanza quasi totale) rinsavisca e capisca di nuovo che fra il Giordano e il Mediterraneo non si gioca solo una delle ricorrenti lotte del popolo ebraico per non essere annichilito, ma anche il destino dell'Occidente. A tutti noi auguro di continuare la giusta battaglia che Informazione Corretta con i suoi amici conduce per questo fine.
Ugo Volli