Al Qaeda ha rivendicato in un video il rapimento di due italiani in Mauritania. Le immagini mostrano la coppia con i rapitori. La donna ha il volto nascosto, oscurato. Questo perchè il suo valore è pari a zero. La donna per l'islam non ha gli stessi diritti dell'uomo, non ha lo stesso valore. Fra i due coniugi rapiti, l'uomo è un gradino più in alto rispetto alla moglie e, per questo, non ha il volto oscurato. Questo sarebbe l'islam con cui l'occidente può dialogare?
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/12/2009, a pag. 2, l'articolo di Massimo Alberizzi dal titolo " I due italiani nelle nostre mani. Al Qaeda rivendica il sequestro.
Al Qaeda per un Maghreb Islamico (Aqmi) ha rivendicato formalmente il rapimento di Sergio Cicala e Philomene Kabouree, la coppia italiana (lei è originaria del Burkina Faso) sequestrata il 18 dicembre in pieno deserto mauritano. La rivendicazione è giunta con un messaggio audio trasmesso dalla televisione di Dubai, Al Arabiya. Nella registrazione, datata 27 dicembre, un militante, che ha detto di chiamarsi Salah Abu Mohammed e di essere il responsabile per l’informazione (in pratica l’ufficio stampa) di Aqmi, ha spiegato che il rapimento è stato organizzato per vendetta «contro i crimini commessi dal governo italiano in Iraq e in Afghanistan».
Una fotografia, pubblicata dal sito in arabo dell’emittente ma non su quello in inglese, mostra la coppia rapita accucciata e circondata da cinque miliziani armati di mitra, con il turbante e il volto coperto. Sergio Cicala ha in mano qualcosa che sembra un suo documento, mentre il viso di Philomene è stato oscurato in omaggio agli stretti regolamenti islamici. Probabilmente la foto è stata scattata nel nord del Mali, dove gli uomini di Al Qaeda hanno le loro basi e dove, secondo tutte le fonti contattate nella zona, avrebbero trasferito i loro ostaggi. Nulla si sa invece dell’autista ivoriano che guidava il pulmino dove viaggiavano i Cicala. Lui non compare nella foto.
Il sequestro della coppia è avvenuto meno di un mese dopo il rapimento di tre spagnoli, finiti anch’essi nelle mani di Aqmi, il 29 novembre scorso. I servizi di sicurezza mauritani — scrivono alcuni siti locali — hanno confermato che ci sono «progressi significativi» nei negoziati lanciati in Mali per ottenere il rilascio degli italiani. Difficili invece quelli intavolati dai servizi segreti spagnoli.
Dopo l’arresto da parte della polizia mauritana del capo della banda che ha catturato gli italiani, il maliano Abderrahmane Ould Amedou, prende quota l’ipotesi che i terroristi si servano di gang di banditi locali per catturare le loro prede. Gli interrogatori dell’accusato procedono in gran segreto, ma secondo informazioni raccolte a Nouakchott, la capitale mauritana, Abderrahmane ha ammesso di essere in contatto con i terroristi cui ha ceduto gli ostaggi. «Gli uomini di Al Qaeda— spiega una fonte diplomatica in Mauritania— hanno le loro basi nel nord del Mali, non avrebbero mai potuto spingersi fino al sud della Mauritania dov’è avvenuto l’attacco. È estremamente plausibile che abbiano commissionato la cattura. Non credo comunque che l’obbiettivo fossero gli italiani. Qualunque occidentale sarebbe andato bene e avrebbero per tutti trovato una scusa plausibile. L’Afghanistan, per chi ragiona come loro, può calzare a pennello per l’Italia. Per quanto riguarda l’Iraq, invece, le accuse sembrano del tutto pretestuose». Il nostro Paese in questo momento conta 3.150 militari in Afghanistan e appena 91 in Iraq.
Al Qaeda per un Maghreb Islamico è l’erede del Gruppo Salafita per la Preghiera e il Combattimento. Il gruppo all’inizio degli anni 2000 era guidato da Abdirizak Le Parà, un ex paracadutista nell’esercito algerino trasformatosi in terrorista. Era attivo in tutta la fascia che va dalla costa dell’oceano Atlantico fino ai confini con il Sudan. I suoi uomini nel 2003 rapirono 32 turisti. Per la loro liberazione ottennero un riscatto di 5 milioni di dollari. L’ingente somma fu usata per acquistare armi, fornite essenzialmente dalla Cina attraverso i suoi principali clienti nell’area, Iran e Sudan. Abdirizak Le Parà fu catturato in Ciad dai ribelli del Movimento Democratico per la giustizia in Ciad (Mdjt, l’acronimo in francese) e venduto agli algerini che l’hanno fatto scomparire nelle loro galere.
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