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La Repubblica Rassegna Stampa
21.12.2009 Il furto ad Auschwitz, frutto dell'antisemitismo che dilaga in Europa
Cronaca di Paolo Berizzi, interviste a Shlomo Venezia e Jaroslaw Mensfelt di Cristina Nadotti e Andrea Tarquini

Testata: La Repubblica
Data: 21 dicembre 2009
Pagina: 31
Autore: Paolo Berizzi - Cristina Nadotti - Andrea Tarquini
Titolo: «Il nuovo odio antisemita - Chi ha rubato quella scritta puntava a intimorire noi ebrei - È stata un´orribile profanazione il Male assoluto può colpire ancora»

Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/12/2009, a pag. 31-33, l'articolo di Paolo Berizzi dal titolo " Il nuovo odio antisemita ", l'intervista di Cristina Nadotti a Shlomo Venezia dal titolo "  Chi ha rubato quella scritta puntava a intimorire noi ebrei  ", l'intervista di Andrea Tarquini a Jaroslaw Mensfelt, direttore del Museo-memoriale di Auschwitz dal titolo " È stata un´orribile profanazione il Male assoluto può colpire ancora ". Ecco gli articoli:

Paolo Berizzi - " Il nuovo odio antisemita "

Chi sono e da dove muovono i ladri profanatori di Auschwitz? Perché hanno colpito? «È una dichiarazione di guerra», dice secco Avner Shalev, direttore del museo dell´Olocausto a Gerusalemme. Per capire le sue parole bisogna guardare la fotografia della "scena" nazionalista, neonazista e antisemita che sta montando in Europa. Un vento che soffia con forza dall´Est: dalla Polonia all´Ungheria fino all´ex Unione sovietica. Una galassia complessa e frammentata. Che si ispira direttamente al Terzo Reich (anche nei simboli: svastiche, croci runiche e diagonali, sigle e anagrammi e caratteri pangermanici). Che cavalca nazionalismo e localismo per approdare a derive antisemite.
In nome della battaglia anti-mondialista. Da lì a definire la Shoah e i forni crematori un "bluff" ebraico, il passo è breve. Il network neonazista estende i suoi confini dal cuore della Germania alla Francia, dalla Spagna "falangista" ai paesi scandinavi, dall´Inghilterra ai nuovi laboratori dell´Est, Polonia, Ungheria, Romania, dalla Grecia a Cipro passando dall´Italia e risalendo fino alla Russia. «Si sta diffondendo un nuovo-vecchio odio verso gli ebrei, che è poi di fatto una continuazione - ragiona Cono Tarfusser, già procuratore capo di Bolzano, oggi giudice della Corte criminale internazionale dell´Aia - . È un sentimento viscerale e al tempo stesso vuoto, messo in giro dalle formazioni nazionaliste a forte impronta xenofoba. La novità non è tanto che l´ostilità non va più solo contro gli immigrati, gli omosessuali, le minoranze etniche e religiose ma anche contro gli ebrei - quelli di oggi e quelli di ieri. La novità - spiega - è che la società, con la sua assenza di cultura, non riesce più a mettere degli argini naturali in grado di isolare questa gente, di sottrargli spazio, terreno di coltura».
Tarfusser a Bolzano ha creato un pool di magistrati anti-naziskin, la nuova "Gioventù hitleriana" che si muove in Alto Adige. «Preoccupa, oltre al qualunquismo rabbioso di queste bande, la precoce età dei militanti, che agiscono perché trovano spazi politicamente fertili. Disagio sociale, crisi economica, globalizzazione degli Stati e immigrazione: tutti elementi che i partiti e le organizzazioni paranaziste sfruttano per fare proseliti. Oggi, e dalla fine del comunismo, questo fenomeno ha dimensioni importanti soprattutto nell´Est».
Partiti e partitini, e poi skinhead, hammersin, bonhead, ultrà, picchiatori di strada. Si stima siano oltre 250 mila i militanti neonazisti in Europa. Altri 50 mila nella sola Russia. La rete di collegamento è Internet. E guai a chiamarsi nazisti. In Polonia spopola la Lega delle famiglie polacche, l´alleanza dei partiti nazionalisti che ha eletto presidente della Repubblica Lech Kaczynski. Determinante per la vittoria al ballottaggio del 2007 è stato l´aiuto di Radio Maryja, un´emittente clericale, anti-comunista ma soprattutto anti-semita (più volte condannata dallo stesso Vaticano) che si rivolge a due milioni di elettori. La Polonia confina a ovest con la Germania e a sud con Repubblica Ceca e Slovacchia. L´Npd (partito nazional democratico tedesco, fondato 45 anni fa da ex appartenenti al partito socialista del Reich tedesco) di Ugo Voight continua a piazzare suoi rappresentanti nei lander. Nonostante la maggior parte della popolazione lo definisca un partito filo-nazista, razzista e anti-semita.
Ancora Europa centrale. Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia: tre giovani democrazie risorte dopo mezzo secolo di comunismo, oggi nella Ue. A Bratislava l´estremismo antisemita è stato sdoganato al governo dal premier socialdemocratico-populista Robert Fico. «La fine del comunismo ha fatto saltare il tappo che comprimeva l´estrema destra, allora era marginale ma oggi cresce più che da ogni altra parte», spiega Giuseppe Scaliati, autore del saggio La destra radicale in Europa (Bonanno editore). A Budapest i 7 mila adepti della Guardia Ungherese sfilano in centro in uniforme nera, sventolando i gagliardetti delle "Croci frecciate" alleate di Hitler. Evocano l´Olocausto, sognano una "soluzione finale alla questione zingara", affrontano la polizia in violenti scontri nelle strade di Praga. Zingari e rom sono finiti anche nel mirino dei romeni di Noua Dreapta (Nd), gli estremisti che si rifanno alla Guardia di Ferro dell´anti-semita Corneliu Zelea Codreanu (attiva negli anni ‘30). Giovani, camicie nere o verdi, si considerano la più importante organizzazione neo-legionaria della Romania. «Vogliamo risvegliare le coscienze avvertendo dei pericoli che minacciano il popolo romeno», tuona il leader 30enne, Tudor Ionescu. L´opera di proselitismo si è allargata agli immigrati che vivono in Italia (Padova, Roma). Come quella dei partiti oltranzisti cresciuti nell´ex Jugoslavia. In Serbia e Croazia il "nostalgismo" per i vecchi leader nazional socialisti fautori della pulizia etnica si mischia all´insofferenza verso le lobby ebraiche. «Sono le zone balcaniche il laboratorio privilegiato dei nuovi nazisti - ragiona Saverio Ferrari, Osservatorio democratico sulle nuove destre - una cinghia di raccordo tra i movimenti dell´Europa occidentale e quelli dell´Est. I neofascisti italiani hanno rapporti intensi con le organizzazioni di questi paesi».
La Russia. Sarebbero oltre 50mila, secondo fonti di polizia, i militanti neonazisti attivi nell´ex impero sovietico. Solamente San Pietroburgo conta 20 mila skinhead. Autori di aggressioni contro cittadini stranieri, al grido di "la Russa ai russi". "Unità nazionale russa", "Gruppo socialismo nazionalista-potere bianco": sono le due sigle più importanti. Accanto ai picchiatori di Combat 18, quelli dei video coi pestaggi e le parate naziste su Youtube. Nel 2007 ne girò uno drammatico: neonazisti che decapitano un prigioniero caucasico ("negro", poiché originario del Caucaso). La firma: i nazionalsocialisti di "Rus" (termine usato dai neonazi per definire la madre patria). Altri partiti di riferimento sono il Partito nazionale del popolo (15mila militanti, la metà sotto i 22 anni) e il Partito liberal democratico di Vladimir Zhirinovsky, già vice presidente della Duma, il parlamento russo, costretto nel 2003 ad ammettere le sue origini ebraiche.
Fanno paura i Nazional socialisti di Konstantin Kasimovsky, riferimenti all´ideologia hitleriana, per simbolo una croce nera che richiama il labarum cristico (PX). Si sa che le gesta dei capi vengono sempre ammirate. In Inghilterra, dopo l´aggressione del leader del British national party Nick Griffin ai danni di un insegnante ebreo, è cresciuta l´intolleranza verso la popolazione di origine israeliana. Come in Francia, dove il Front national di Jean Marie Le Pen dopo la flessione seguita all´exploit elettorale del 2002 (17,79%), sta risalendo la china. In Spagna avanzano i neonazisti della Falange, che fanno breccia tra i giovanissimi. In Grecia Alleanza patriottica ha eletto il proprio leader in parlamento, e gli estremisti di Laos e Albadoro vogliono bissare l´edizione 2006 di Eurofest, una Woodstock neonazista. Poi ci sono quelli che non dissimulano. In Svezia sta tornando di moda il Partito del Reich nordico, fondato nel 1956 e ancora guidato dal battagliero Assar Oredsson. Scendendo a Sud, riecco gli oltranzisti austriaci del Bzoe di Jorg Haider, partito che ancora governa in Carinzia. Informative dei servizi tedeschi parlano di gruppi neonazisti attivi sul confine tra Austria e Germania. Meta di riferimento: Branau, la città natale di Hitler.
Infine l´Italia. Che non si fa mancare niente. Compreso un disciolto (da poco) Movimento dei lavoratori ispirato al Partito nazional socialista dei lavoratori (nel 2006 riuscì a far eleggere dei consiglieri nelle province di Varese, Como e Novara). Anche da noi l´arcipelago dell´estrema destra antimondialista è frammentato. Da una parte Forza Nuova (il leader Roberto Fiore è segretario generale del Fronte nazionale europeo, la casa comune dei partiti europei di estrema destra); dall´altra il circuito Casa Pound, che si ispira al poeta antisemita Ezra Pound. A Casa Pound aderisce anche Cuore nero, circolo neofascista milanese. Agosto 2008, copertina di "Doppio Malto", la fanzine ufficiale di Cuore nero: uno skinhead che brinda con un boccale di birra. Sullo sfondo, la "porta dell´inferno" del lager di Auschwitz. La scritta "Il lavoro rende liberi" - che allora era ancora al suo posto - fu sostituita da una più commerciale, e vergognosa, insegna. "Birrificio Cuore nero". A proposito.  

Cristina Nadotti - " Chi ha rubato quella scritta puntava a intimorire noi ebrei "

 Shlomo Venezia

I capi di Stato parlano di oltraggio, di azione disumana, ma chi sotto la scritta "Arbeit macht frei" c´è passato da prigioniero parla di «dolore». Shlomo Venezia ad Auschwitz I entrò nel 1944 con la madre e le sorelle, alla liberazione era solo. Ha raccontato cosa significava passare sotto quella scritta nel libro "Sonderkommando Auschwitz", ha 86 anni e non si stanca di testimoniare ancora.
Che sentimenti le ha suscitato la notizia del furto?
«Un grande dolore. In questi giorni sono tornato ai fatti del passato in modo diverso da come faccio quando sono invitato a parlare della mia prigionia. Mi sono venuti alla mente fatti ed episodi che credevo dimenticati, ho pensato tanto alla mia famiglia. Sono certo che chiunque sia stato, è qualcuno contrario agli ebrei in generale. È palese che il furto è un´offesa per gli ebrei, un modo per tenerci in soggezione con il solito messaggio: "Non provate a rialzare la testa"».
Nei giorni scorsi anche a Roma sono stati denunciati episodi di antisemitismo. Ritiene ci sia un clima che ha favorito il furto?
«Gli insulti e le minacce razziste contro i commercianti di origine ebrea a Campo de´ Fiori non sono equiparabili a quanto accaduto in Polonia, sono però segnali di un clima diffuso in tutta Europa. Sui giornali finiscono i fatti più gravi, ma sono tantissime le offese che non si denunciano».
Quale fu la sua reazione quando vide la scritta e ne capì il significato per la prima volta?
«Conosco il tedesco, per cui notai la scritta al mio arrivo ad Auschwitz. Dopo il viaggio nei vagoni blindati mi sembrò un messaggio di speranza, pensai che se avessi lavorato con impegno sarei potuto uscire. Ma già il giorno dopo capii che da quel campo si usciva soltanto quando si veniva eliminati».
Quando ha visto la scritta per l´ultima volta?
«Dopo la liberazione sono stato ad Auschwitz 57 volte, sarei dovuto andare anche lo scorso ottobre con il sindaco Alemanno, ma non stavo bene. Sento come un dovere il raccontare la mia storia».
Quale parte del campo di sterminio le è più difficile rivedere?
«Non è la scritta, né le camere a gas. Il dolore è più forte quando il tempo è brutto, allora mi sembra che il filo spinato sia ancora lì per impedirmi di uscire».

Andrea Tarquini - " È stata un´orribile profanazione il Male assoluto può colpire ancora "

Signor Jaroslaw Mensfelt, direttore del Museo-memoriale di Auschwitz, la minaccia ai luoghi della Memoria ha assunto dimensioni nuove?
«Ci sono sempre persone che vorrebbero ripetere quanto i nazisti hanno fatto, basta guardarsi attorno ovunque nel mondo. Combatterli non è compito nostro: ma più si educa e si informa, meno sono pericolosi i nuovi neonazisti».
Quindi il passato è ancora un pericolo nel presente?
«Siamo in prima linea per informare, per far capire al mondo cosa accadrebbe se ovunque gente simile tornasse al potere. Il nostro impegno come memoriale, e anche l´orribile profanazione che ci ha colpito, devono spingere tutti a non minimizzare l´influenza di questi gruppi».
Ci sono novità nelle indagini?
«La taglia posta è alta, speriamo che l´iscrizione sia recuperata. Ogni minuto riceviamo telefonate di gente, dalla Polonia e dal resto del mondo, che ci offre aiuto, collaborazione. L´Interpol è mobilitata. Segno di quanto il problema sia serio».
Prima di questa profanazione il Memoriale di Auschwitz aveva subìto altri furti?
«No, nulla di paragonabile. Abbiamo trenta milioni di visitatori ogni anno, e al massimo qualcuno ha rubato soldi dalle cassette per le offerte o pietre su cui gli internati scrivevano i loro nomi, ma poi colto dal rimorso ce le ha rispedite per posta. Questi no, i ladri dell´iscrizione sono gente che non sa cosa sia il rimorso o il rispetto del ricordo».
Pensa che i mandanti siano collezionisti fanatici o neonazisti?
«Spero trovino al più presto la pista giusta. Chiunque sia stato è un caso senza precedenti di vandalismo contro la memoria e la verità. Spero nell´efficienza della polizia e nell´aiuto della gente in tutto il mondo. Non so dire se l´iscrizione sia oggi ancora in Polonia o già fuori dai confini».
Il furto-profanazione può diventare un esempio contagioso?
«Dobbiamo fare tutto il possibile, con l´informazione e tramandando la Memoria, perché così non sia. Quanto è accaduto va al di là di ogni immaginazione. E ci ricorda che Auschwitz è stato un prodotto dell´era moderna. Guai a dimenticare che dopo Auschwitz, il Male assoluto, purtroppo nel nostro mondo resta possibile e ripetibile, per chiunque faccia sogni deliranti di imitazione».

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