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Polemica contro il teatro dell'opera di Roma 20/12/2009

All’attenzione del Direttore de “Il Giornale dei Grandi Eventi” Andrea Marini

del musicologo Lorenzo Lorusso

Email: giornalegrandieventi@libero.it

 

 

All’attenzione del Commissario Straordinario Gianni Alemanno

Comune di Roma

P.zza del Campidoglio

00186 Roma

 

 

All’attenzione del Sovrintendente ad interim Catello De Martino

Teatro dell’Opera

P.zza Beniamino Gigli 1

00184 Roma

 

 

 

 

Gent. Sig.ri,

siamo appassionati di musica operistica e siamo abbonati da tanti anni al Teatro dell’Opera.

Gradiamo in particolar modo la pubblicazione “Il Giornale dei Grandi Eventi” poiché aggiunge commenti interessanti sull’opera rappresentata.

Siamo rimasti molto spiacevolmente sorpresi nel leggere l’articolo di Lorenzo Lorusso intitolato “Il presunto ‘Compositore del Terzo Reich’ tra gli autori meno eseguiti nella Germania nazista” (“Il Giornale dei Grandi Eventi”, anno XV, n. 71, 29 ottobre 2009, p. 14).

Secondo il titolo dell’articolo in questione, si vorrebbe semplicemente sostenere che il legame tra Wagner e Nazismo è un mito e quindi non è giusto denigrare e limitare oggi le esecuzioni di Wagner per questo motivo. Premettiamo che amiamo la musica di Wagner che è, secondo noi, semplicemente sublime, ma siamo rimasti sconcertati dal fatto che, oltre al tema segnalato nel titolo, l’articolo contenga affermazioni molto vaghe e pericolosamente ambigue, con il risultato di sminuire e passare in secondo piano alcuni fatti della seconda guerra mondiale.

L’incipit è già di cattivo gusto: “Nonostante siano trascorsi più di sessant’anni dalla caduta del Terzo Reich, illustrare e comprendere il ruolo svolto dall’arte e dal pensiero di Richard Wagner all’interno del mondo musicale tedesco durante la dittatura nazionalsocialista richiede non poca cautela ed un sano distacco”: quello che emerge da questa frase è che, ancora dopo addirittura 60 anni (che periodo lungo!!!) ci sono dei problemi nell’interpretare Wagner. Non stiamo parlando delle guerre puniche, mio caro autore dell’articolo, ma di un periodo che ha segnato nella carne e nello spirito tutti noi, ebrei e non.

Il problema che riguarda Wagner non comprende semplicemente l’interrogativo se il messaggio insito nelle sue musiche abbia concorso alla nascita del nazismo e se questo infici il giudizio sulla sua musica, ma tocca altri aspetti molto delicati. Il musicologo Leoncarlo Settimelli, infatti, scrive: “Anche nel lager, […] baracche, piazzali, forni crematori, camere a gas devono essere ogni giorno invasi e pervasi dalla clangorose musiche di Wagner (nel 1994, mentre a Milano andava in scena alla Scala Walkiria, diretta da Riccardo Muti, il direttore d’orchestra israeliano Daniel Oren ci dichiarava – in una intervista destinata a una emittente TV – che, pur dispiaciuto, non avrebbe diretto la musica di Wagner ‘fino a quando un solo sopravvissuto ai lager sarà vivo’. Com’è noto, in Israele non si esegue la musica del compositore tedesco)” (“Dal profondo dell’inferno. Canti e musica al tempo dei lager”, Gli Specchi Marsilio, Venezia 2001, p. 151).

Come si può facilmente dedurre, questo argomento tocca sensibilità ferite profondamente, ed è, quindi, davvero brutto che l’autore parli di “cautela” nel trattare la musica di Wagner, piuttosto, bisognerebbe parlare di rispetto verso il pubblico, al quale l’autore non accenna assolutamente.

Nell’articolo si allude, poi, a “polemiche e strumentalizzazioni” riguardanti Wagner nel dopoguerra, sempre senza specificare se ci si sta riferendo al mero valore della sua musica oppure al fatto che, ad esempio, per tanti anni le sue opere non sono state eseguite in Israele per rispetto di coloro che, nei lager, erano stati obbligati ad ascoltarle: è evidente che questi due aspetti, quando si parla della musica di Wagner, siano inscindibili, ma dall’articolo non emerge quale sia la posizione dell’autore in relazione ad essi.

Su argomenti simili non si può essere ambigui, ma è indispensabile essere molto molto espliciti. Trattando un tema che coinvolge due aspetti – il valore della musica e la problematicità della sua esecuzione davanti ad ex deportati – non è possibile citarne solo uno, lasciando l’altro in un ambiguo silenzio: l’autore lo ritiene, erroneamente, incluso nel primo o semplicemente lo ignora?

Gravissima è poi l’affermazione “Tra di essi va innanzitutto rammentata la gran mole di scritti dalla forte vena polemica prodotti da Wagner durante la sua vita, alcuni dei quali dal carattere apertamente antisemita (anche se – bisogna dirlo poiché la storia va letta con il metro della storia – allora questo sentimento non aveva il peso ed il rilievo odierno)”. E’ ovvio che le mentalità cambino, ma qui l’autore sta applicando un mero relativismo storico con il quale si giustifica tutto. Estremizzando questo discorso, si può affermare che neanche Hitler è criticabile poiché l’antisemitismo in quel periodo era considerato come un valore, non come un’infamia. Non è un discorso accettabile e dà una spiacevole sensazione di fastidio da parte dell’autore nel trattare il tema dell’antisemitismo.

Crediamo che sia necessario, oggi più che mai, una nota esplicativa di Lorusso sul prossimo numero della rivista al fine di chiarire dei concetti molto importanti, che riguardano il rispetto per il pubblico e l’antisemitismo che deve essere sempre condannato, chiunque lo sostenga.

Speriamo di avere presto una Vs. risposta, che è importante per noi soprattutto in questo periodo di rinnovo di abbonamento che ci aggiungiamo a fare con il cuore pesante. E’ ovvio che non chiarire gli argomenti sopra citati creerebbe un grosso problema nel continuare a seguire le rappresentazioni del Teatro dell’Opera sia a noi, sia a tutti gli altri frequentatori del Teatro che hanno a cuore il rispetto del pubblico e la corretta interpretazione della storia.

Restiamo in attesa di una Vs. risposta

Distinti saluti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Silvia Haia Antonucci e Alberto Di Capua

Email: avikosher@hotmail.it

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