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La Stampa Rassegna Stampa
18.12.2009 Droni Usa in Iraq intercettati da militanti sciiti iraniani
Per farlo era sufficiente usare un programma da pochi $. Forse c'è qualcosa da rivedere. Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 18 dicembre 2009
Pagina: 20
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Sorpresa in Iraq. Droni intercettati»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 18/12/2009, a pag. 20, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Sorpresa in Iraq. Droni intercettati ".


un drone, Maurizio Molinari

Per intercettare i droni del Pentagono basta adoperare un programma di software del costo di 25,95 dollari, in vendita su Internet. A scoprirlo è stata l’intelligence militare americana dopo aver catturato, prima in estate e poi in autunno, alcuni guerriglieri sciiti iracheni trovandoli in possesso di computer portatili sui quali erano state scaricate centinaia di ore di filmati ripresi dagli aerei senza pilota degli Stati Uniti. Non c’è voluto molto per appurare che gli sciiti avevano adoperato lo stesso programma di software, SkyGrabber, realizzato da una azienda russa per poter catturare con facilità dati dai satelliti.
Era dalla metà degli anni Novanta, quando i droni dell’Us Air Force debuttarono in occasione della guerra in Bosnia, che il Pentagono era al corrente dell’esistenza di un tallone d’Achille nel sistema di trasmissione dei dati raccolti a terra ma finora mai nessuno era riuscito a sfruttarlo. James Clapper, capo dell’intelligence del Pentagono, si trova ora ad ammettere che «il punto di vulnerabilità» è stato scoperto, mettendo così a rischio di infiltrazioni l’intero sistema di raccolta immagini da parte dei veivoli senza pilota. David Deptula, il generale responsabile della flotta dei droni che compone oramai il 36 per cento dell’aviazione militare, ritiene che ci sia l’Iran dietro l’impiego sistematico del software russo per catturare i video girati dai droni sui cieli dell’Iraq.
La pista iraniana è stata avvalorata - scrive il «Wall Street Journal» che ha svelato l’intera vicenda - dalle indagini dell’intelligence Usa, secondo cui i militanti sciiti, appartenenti a gruppi iracheni finanziati da Teheran, sarebbero stati addestrati a scaricare sui computer i video dei droni al fine di evitare la cattura e poter condurre i propri traffici illeciti con maggiore sicurezza. Il Pentagono ha reagito alla fuga di notizia senza smentire ma precisando che «i droni che operano in Afghanistan e Pakistan» non sarebbero a rischio di essere intercettati per il motivo che adoperano un sistema di telecamere più avanzato, denominato «Gorgon Stare», basato su una tecnologia più sofisticata che consente, fra l’altro, di poter girare molteplici video recapitando immagini a terra a dieci differenti terminali.
Lo stesso Pentagono ha voluto precisare che i militanti sciiti non sarebbero mai riusciti ad adoperare i video ottenuti per nuocere alla sicurezza di militari Usa in Iraq ma il fatto che i guerriglieri abbiano potuto violare le super-segrete comunicazioni satellitari dei droni segna una svolta, lasciando intendere che i gruppi jihadisti sono in grado di portare minacce hi-tech sullo scacchiere del Medio Oriente. Solo 24 ore prima delle rivelazioni del «Wall Street Journal» il generale David Petraeus, comandante delle truppe in Medio Oriente, aveva accusato l’Iran di «armare i militanti in Iraq e Afghanistan» causando seri grattacapi alle forze Usa.
Nonostante le rassicurazioni da parte del Pentagono, il blitz messo a segno dall’intelligence iraniana solleva ora al Congresso di Washington dubbi sulla possibilità di interferenze sul teatro di guerra Afghanistan-Pakistan, dove i comandi militari e la Cia stanno usando i droni in maniera massiccia tanto per braccare i jihadisti di Al Qaeda in Pakistan che per sostenere lo schieramento dei 30 mila rinforzi inviati in Afghanistan da parte della Casa Bianca. In particolare sui cieli di Kabul sono in arrivo i Reaper MQ-9, il cui vanto è di essere invisibili ai radar: anche se ora dovranno guardarsi dagli hacker.

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