L’Islam non riconosce il principio del non uccidere, né i diritti umani Conversazione di Christian Rocca con Franco Zerlenga
Testata: Il Foglio Data: 18 dicembre 2009 Pagina: 3 Autore: Christian Rocca Titolo: «Obama non è come Bush perché sa che l’islam è antipacifico»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 18/12/2009, a pag. 3, il testo della conversazione di Christian Rocca con Franco Zerlenga dal titolo " Obama non è come Bush perché sa che l’islam è antipacifico ".
Christian Rocca, Franco Zerlenga
New York. “A Voce”, al Time Warner Building di Columbus Circle, è il ristorante di Missy Robins, già chef di “Spiaggia”, il miglior italiano di Chicago dove Barack e Michelle Obama andavano spesso prima di trasferirsi a Washington. Il pensatore newyorchese Franco Zerlenga ordina un branzino con vongole, lenticchie umbre, mostarda di frutta e insalata amara, più una crespella di ricotta dolce, con mele e salsa di uvetta al rum. L’ex professore di Storia dell’Islam alla NYU arriva alla conversazione settimanale con il Foglio dotato di vari discorsi di Obama sottolineati, per spiegare le mosse di politica estera del presidente che hanno fatto infuriare la sinistra e applaudire la destra. Obama, secondo Zerlenga, ha una sua specificità rispetto a George W. Bush. E’ allo stesso tempo un membro di quelle élite di Washington che continuano a commettere errori di valutazione sulle questioni mediorientali, ma anche uno dei pochi uomini politici che per capacità ed esperienza personale è in grado di capire la vera natura dell’Islam. “Notate, per esempio – dice Zerlenga – che Obama non dice mai che l’Islam è una religione di pace, al contrario di quanto diceva Bush. Non lo dice perché sa che non è vero, perché sa che cos’è a differenza del suo predecessore”. Bush, secondo Zerlenga, era “il classico americano idealista, solare, ottimista, convinto che tutti volessero la libertà e che fosse quindi compito degli Stati Uniti promuoverla”. Obama, invece, ha capito che l’Islam non si può cambiare, che non si può trasformare, che è incompatibile con la libertà. Il presidente, continua Zerlenga, “non parla mai di vittoria, è molto più cauto, riconosce le enormi difficoltà in Afghanistan, ma non per questo è meno duro e deciso”, come ha dimostrato nel suo discorso sulla guerra a Oslo, dove non ha avuto problemi a parlare di “evil”, del male. “Obama non ha atteggiamenti da cowboy, però si comporta come Roosevelt”. Il pensatore newyorchese è convinto che il presidente, da studioso di storia qual è, abbia ben presente che evoluzione biologica e culturale non vadano di pari passo: “L’occidente crede che nel corso dei secoli l’umanità si sia evoluta non solo biologicamente, ma anche culturalmente, ma it’s not true, non è vero. L’Islam non riconosce il principio del non uccidere, né i diritti umani. La parola Islam vuol dire ‘sottomissione’. La prima cosa che ha fatto Khomeini quando è andato al potere è stato legalizzare il matrimonio di un adulto con le bambine di nove anni. Potrei continuare all’infinito, anzi forse mi metto a scrivere un libro intervista a me stesso dall’ironico titolo ‘Mo’ ve spiego l’Islam’, visto che continuiamo a ignorare i suoi insegnamenti”. Dall’altra parte, però, Obama è anche il presidente del dialogo con l’Iran e del discorso al Cairo rivolto all’élite arabe e musulmane, anche se ultimamente quell’aspetto della sua politica sembra sia stato abbandonato. Zerlenga spiega il doppio Obama con la sua appartenenza ai circoli dell’establishment di politica estera americana e occidentale. “Obama, per esempio, è convinto che la Turchia possa influenzare positivamente l’Iran, ma commette lo stesso errore che fece la Dc con Salvo Lima. Non funziona. La mentalità islamica è simile a quella della mafia. Corleonesi e palermitani si ammazzavano a vicenda, ma erano alleati nella guerra contro lo stato. That’s it”.
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