Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/12/2009, a pag. 22, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo " Il mandato di arresto per la Livni è la prova che Eurabia avanza ".
Tzipi Livni
È bene che il linguaggio della politica sostituisca, quando è il caso, quello della prudenza diplomatica. Il mandato di arresto per Tzipi Livni, leader del partito d’opposizione Kadima e già ministro degli esteri d’Israele, c’era, eccome, e pronto per essere eseguito se solo avesse messo piede sul suolo inglese, con l’assurda accusa di crimini di guerra commessi dall’esercito di difesa israeliano durante la guerra contro Hamas nella striscia di Gaza lo scorso gennaio. L’ha riconosciuto lo stesso premier Gordon Brown, di fronte al fermo atteggiamento del governo di Gerusalemme, che si è espresso con dichiarazioni estremamente dure. Come ha fatto Bibi Netanyahu, dichiarando che «non possiamo accettare che soldati e comandanti che hanno combattuto con coraggio e senso etico un nemico abietto possano essere definiti criminali di guerra». La stessa incriminazione era infatti già stata emessa dalla magistratura inglese contro Ehud Barak, Ehud Olmert e l’attuale vice premier Moshe Yaalon, creando pesanti tensioni a livello diplomatico.
Adesso Israele dice basta, e minacciando una crisi diplomatica molto seria, ha ottenuto la presa di distanza di Gordon Brown dalla magistratura inglese. Avigdor Liebermann, ministro degli Esteri, non è stato da meno. «L’antisemitismo globale ha oltrepassato ogni confine, nello sforzo di distruggere lo Stato ebraico pezzo per pezzo» ha dichiarato al terzo Forum Globale per combattere l’antisemitismo che si è tenuto ieri a Gerusalemme, nel quale la deputata italiana (Pdl) Fiamma Nirenstein ha ottenuto il riconoscimento della Knesset per il suo impegno politico nella lotta contro l’antisemitismo. Quello di sempre, ha aggiunto Lieberman, dall’odio antico contro gli ebrei finalizzato oggi alla delegittimazione dello Stato di Israele. Quello che ha spinto il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad adottare il Rapporto Goldstone, che accusando Israele di crimini di guerra e contro l’umanità durante la guerra di Gaza, ha creato le premesse giuridiche che hanno armato la mano della magistratura inglese.
La pronta risposta di Gerusalemme ha fatto capire che se Londra non ritirava immediatamente il mandato di arresto, rischiava di rimanere fuori dalle trattative per il proseguimento del percorso di pace in Medio Oriente. Che l’iniziativa sia partita dalla Gran Bretagna non stupisce. Un Paese che ha concesso dignità alla sharia, inserendola nei propri ordinamenti giuridici, che ha vietato l’ingresso al deputato olandese Gert Wilders con la motivazione che la sua presenza avrebbe potuto creare contrasti con la comunità musulmana, fa capire quanto Eurabia stia facendo passi da gigante nella conquista dell’Europa. Che invece di essere solidale con il risultato del referendum svizzero, che blocca la costruzione di altri minareti, strumenti di potere vicini più alla politica che alla fede, si è dichiarata, con poche eccezioni, contro la scelta “islamofoba”, vedendo in quel voto un attacco alla libertà di fede, come se l’islam fosse soltanto una religione come le altre, e non una forza politica mondiale che si propone la sottomissione degli infedeli. Ci auguriamo che il passo falso inglese, prontamente ammesso da Gordon Brown, serva di monito ai governi europei. Di criminali da arrestare ce ne sono tanti in giro per il mondo, l’elenco dei terroristi è lungo e conosciuto, e, soprattutto, non comprende Israele, un paese costretto a combattere perché aggredito.
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