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Libero - Il Giornale - L'Opinione - Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.12.2009 Ahmadinejad continua indisturbato i test missilistici
Le sanzioni non bastano. Che fa Obama ? Cronache e analisi di Carlo Panella, Fausto Biloslavo, Michael Sfaradi, Piera Prister

Testata:Libero - Il Giornale - L'Opinione - Informazione Corretta
Autore: Carlo Panella - Fausto Biloslavo - Michael Sfaradi - Piera Prister
Titolo: «L’Iran lancia missili a lunga gittata. Obama guarda - Washington-Teheran Sono cominciati i giochi di guerra - Iran, un nuovo missile contro le sanzioni - Negli Stati Uniti si preparano esercitazioni in caso di attacco nucleare»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/12/2009, a pag. 1-22, l'analisi di Carlo Panella dal titolo " L’Iran lancia missili a lunga gittata. Obama guarda ". Dal GIORNALE, a pag. 18, l'articolo di Fausto Biloslavo dal titolo " Washington-Teheran Sono cominciati i giochi di guerra ". Dall'OPINIONE, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Iran, un nuovo missile contro le sanzioni ". Pubblichiamo, inoltre, l'analisi di Piera Prister dal titolo " Negli Stati Uniti si preparano esercitazioni in caso di attacco nucleare ".

Il Corriere della Sera ha ritenuto poco importante la notizia dedicandole uno striminzito terzo di colonna. E' possibile che nel tentativo di minimizzare l'accaduto ci sia stato l'intervento di una" manina infarinata "?

Ecco gli articoli:

LIBERO - Carlo Panella : " L’Iran lancia missili a lunga gittata. Obama guarda "

Tutte le cancellerie europee hanno espresso ieri una «grande preoccupazione» alla notizia della piena riuscita del lancio sperimentale da parte dell’Iran di una versione avanzata del missile Sejil-2 che, con una gittata di 2.000 chilometri, è in grado di raggiungere tra l’altro il territorio di Israele. Il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla inoltre della necessità di adottare «altre misure per aumentare la pressione ». Al solito, toni bassi alla Casa Bianca, che raccoglie i cocci di una fallimentare strategia del dialogo voluta da Obama che ha affidato il commento al portavoce Mike Hammer, che ha dichiarato che «il lancio del missile ha il solo effetto di minare la fiducia sulle dichiarate intenzioni pacifiche del suo programma nucleare ».Dichiarazione veramente stravagante, visto che anche una matricola di West Point sa bene che questi missili intercontinentali hanno senso solo se armati con ordigni nucleari e nessun senso se armati con armi convenzionali. Per questo il premier britannico, Gordon Brown, ha subito affermato che il test «giustifica» nuove sanzioni, perché fornisce la prova provata che il regime di Ahmadinejad non solo non è disposto a contrattare con l’Onu il controllo al suo programma di arricchimento dell’uranio, ma che si sta avvicinando a passi celeri alla disponibilità di una micidiale bomba atomica. Il grande problema che ha l’Occidente, però, è il vuoto di iniziativa e di idee dell’ammi - nistrazione Obama che ha regalato agli ayatollah un anno per sviluppare i propri progetti e che solo ora, inizia il cammino verso nuove sanzioni all’Iran, ben sapendo però di dover convincere una Cina e una Russia che usano la minaccia iraniana in funzione di disturbo e di trattativa con la superpotenza Usa su gli altri tavoli (a partire da quello degli oleodotti asiatici). LE SANZIONI Poche ore prima del lancio del missile Sejil-2, il Congresso Usa aveva approvato quasi all’unanimità una legge che punisce con forti sanzioni tutte le aziende che vendono benzina all’Iran, che la trasportano o che la assicurano (la situazione economica iraniana è talmente pazzesca che il Paese è costretto a esportare il greggio, per poi reimportarlo raffinato sotto forma di carburante). Mossa puramente politica - il traffico di benzina nel Golfo è incontrollabile - che lascia la situazione irrisolta. Gli ayatollah e i pasdaran avranno infatti mani pienamente libere e non avranno da temere nulla sino a quando Obama non avrà il coraggio di ammettere il proprio errore strategico, il fallimento del suo ingenuo “dia - logo” e non inizierà a costruire nei paesi confinanti con l’Iran una forte alleanza che renda credibile una opzione militare (come già aveva fatto Condoleezza Rice con l’Egitto e l’Arabia Saudita, prima che Obama facesse marcia indietro). FRATELLI ISLAMICI Sino ad oggi Obama si è invece rifugiato nella scelta di lasciare che sia il solo Israele a minacciare di bombardare i siti nucleari iraniani, senza minimamente farsi carico di una alternativa credibile nel più che probabile caso che anche nuove, dure, sanzioni non impediscano a Ahmadinejad di disporre di un arsenale atomico. Una “svolta” rispetto alle strategia di Bush, che ha peraltro permesso agli iraniani di sviluppare quell’iniziativa di consolidamento di alleanze nella regione che gli Usa hanno lasciato cadere. Poche ore prima dell’annuncio del lancio del nuovo missile, infatti, dal Cairo, la direzione dei Fratelli musulmani ha dichiarato a tutto il mondo musulmano che schiererà tutti i suoi partiti nazionali (fortissimi in Egitto e Giordania e in Palestina con Hamas) a fianco dell’Iran nel caso venga attaccato militarmente.

Il GIORNALE - Fausto Biloslavo : " Washington-Teheran Sono cominciati i giochi di guerra "

Gli iraniani lanciano un nuovo missile capace di colpire Israele, la Turchia e tutte le basi americane in Medio Oriente. Gli Stati Uniti rispondono con un’esercitazione, che per la prima volta prevede un attacco missilistico di Teheran contro il territorio Usa.
Ieri la televisione degli ayatollah ha mostrato il lancio del missile Sejil 2 lanciato dal deserto, che si innalzava verso il cielo lasciando una lunga scia di fumo. In realtà versioni meno sofisticate dello stesso vettore erano già state sperimentate in maggio: il nuovo Sejil 2 ha un miglior sistema di navigazione e ricerca obiettivo. I tempi di lancio sono ridotti e risulta sempre più difficile da intercettare. Non è propaganda, ma una grave minaccia alla sicurezza della regione, anche se gli iraniani hanno giurato che non lo utilizzeranno mai contro un altro Paese.
Secondo il ministro della Difesa di Teheran, Ahmad Vahidi, il test fa parte della strategia iraniana tesa «a rafforzare la capacità di deterrenza» nei confronti di Stati Uniti e Israele. E proprio lo Stato ebraico è il principale obiettivo del nuovo missile a medio raggio con una gittata che si aggira sui 2.000 chilometri. Si tratta di un vettore a due stadi con combustibile solido, che rende più difficile l’individuazione prima del lancio. La sua alta velocità al rientro nell’atmosfera lo trasforma in un obiettivo difficile, se non impossibile da abbattere. Il generale Hossein Salami, comandante della Forze aeree dei Guardiani della rivoluzione, lo ha definito «la miglior arma che abbiamo, tenendo conto della gittata adeguata e della potenza distruttiva».
Poche ore prima del test il generale Amos Yadlin, capo dell’intelligence militare israeliana, aveva anticipato che «l’Iran sta sviluppando la sua capacità missilistica nei missili terra-terra espandendone la gittata ad altri continenti». Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che gli iraniani lavorano dal 2007 a un iniziatore a neutroni, che serve come detonatore di un’esplosione nucleare. Il problema non è solo la bomba atomica che Teheran potrebbe costruirsi, ma le armi di distruzione di massa che già possiede. Sotto forme di agenti chimici e biologici che non è impossibile trasformare in testate dei nuovi missili.
Non a caso gli Stati Uniti si stanno preparando a una grande esercitazione, prevista in gennaio, che simulerà un attacco missilistico iraniano. Lo ha rivelato due giorni fa il generale Patrick O'Really, comandante della difesa missilistica Usa. «In precedenza abbiamo testato il nostro sistema in uno scenario che coinvolgeva la Corea del Nord. Nella prossima esercitazione ci difenderemo da un attacco iraniano contro gli Stati Uniti», ha spiegato l’alto ufficiale. Per la prima volta verrà simulato un wargame del genere, che prevede il lancio del missile “iraniano” dalle isole Marshall, nell’oceano Pacifico. Il missile intercettore verrà invece lanciato dalla base aerea californiana di Vandenberg. L’esercitazione costerà 150 milioni di dollari e dimostra tutta la preoccupazione del Pentagono per la minaccia missilistica degli ayatollah. Secondo il generale O'Really i vettori iraniani piomberebbero sul suolo americano molto più velocemente di quelli nordcoreani, rendendo più ardua l’intercettazione.
Il test missilistico di Teheran ha sollevato aspre condanne dagli Usa all’Europa. La Farnesina, attraverso il portavoce Maurizio Massari, esprime «profonda preoccupazione. Abbiamo bisogno di gesti costruttivi e non di test missilistici per ristabilire un clima di fiducia tra l'Iran, la comunità internazionale e i Paesi della regione».

L'OPINIONE - Michael Sfaradi : " Iran, un nuovo missile contro le sanzioni "

La decisione di applicare più importanti sanzioni all'Iran è stata presa in nottata dal Senato americano con la quasi totalità dei voti. La proposta era stata avanzata dal presidente Barack Obama dopo mesi di infruttuose trattative con i ministri iraniani. Questo cambiamento di rotta, dopo i discorsi di avvicinamento al mondo arabo del presidente statunitense, è sicuramente dovuto alle notizie sempre più sconcertanti che arrivano dall'Iran e all'atteggiamento di sfida aperta che Ahmedinejad e il suo entourage stanno tenendo nei confronti del mondo intero. La velocità con la quale questo ordine del giorno è stato votato e inoltrato alla Casa Bianca, per la firma del presidente e diventare operativo conferma che la pazienza nei confronti di Teheran si sta esaurendo rapidamente. Proprio ieri avevamo dato la notizia del sequestro, in Thailandia, di un aereo da trasporto proveniente dalla Corea del Nord, a bordo del quale è stato trovato materiale bellico destinato a Teheran. Il sospetto che nel carico ci fosse uranio già raffinato dalle centrifughe nordcoreane e pronto all'uso, viene in parte confermato sia dalle reazioni statunitensi sie dalle notizie che si susseguono ora dopo ora. La risposta di Teheran non si è fatta attendere e la televisione iraniana ha trasmesso il filmato del lancio, da parte delle forze armate iraniane, di un missile terra-terra con gittata fino a 2500 km di distanza. Missile in grado di colpire sia Israele che le basi delle forze armate statunitensi in medio oriente. A gettare benzina sul fuoco c'è stata la pubblicazione da parte del Times di Londra di un documento che dimostra, senza alcun dubbio, che gli scienziati al servizio degli Ayatollah possiedono il deuteride d’uranio (UD3), l’elemento usato come detonatore per innescare le armi nucleari. Il rapporto, scritto in farsi, è firmato da Mohsen Fakhrizadeh, che è la mente del “Progetto 111”: Progetto che prevede la realizzazione di una testata atomica della stessa grandezza di un'anguria e che può essere montata all'interno delle testate degli Shahab 3, i missili che i "guardiani della rivoluzione" lanciano da mesi di fronte a fotografi e cronisti. Nel documento si scopre che i test sono cominciati nel 2007 e questo conferma i rapporti che il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha fatto pervenire sia alla vecchia che all'attuale amministrazione statunitense. Gli esperti del settore confermano che chi possiede l’UD3 si trova nella fase decisiva di realizzazione dell'ordigno nucleare; anche perché questo elemento non ha altri funzioni oltre ad innescare un’esplosione. Un punto è chiaro: l’Iran non ha interrotto il programma nucleare nel 2003, come ci hanno raccontato gli esperti dell’Aiea e del National intelligence estimate, e secondo Mark Fitzpatrick, analista dell’International institute for strategic studies, il governo di Israele potrebbe interpretare questo febbrile accavallarsi di notizie, che descrivono l'Iran come una nazione pronta ad entrare in guerra, come un potenziale “casus belli” e, se così fosse, a Gerusalemme si potrebbe anche decidere di agire di conseguenza.

INFORMAZIONE CORRETTA - Piera Prister : " Negli Stati Uniti si preparano esercitazioni in caso di attacco nucleare "

Il discorso di Obama a Oslo, ci aveva colto tutti di sorpresa, tanto che eravamo sul punto di dirgli anche” bravo, cosi’ ci piaci”. Obama ha parlato di “guerra giusta” e anche di “terrorismo” -nel penultimo paragrafo del suo discorso- Parole precedentemente bandite dal suo vocabolario e da quello dei “pundits” cioe’ gli intellettuali sapientoni dei mass media dominanti. La verita’ e’ che Obama si sta rendendo conto che sta giocando con il fuoco e che, se non avesse mandato altre truppe in Afghanistan, l’America avrebbe dovuto accettare la resa e battere in ritirata. Come anche incomincia ad essere consapevole che non puo’ continuare a chiudere un occhio su quello che sta accadendo in Iran, e che prima o poi dovra’ decidersi a prendere una posizione, stretto dall’evidenza della minaccia nucleare alla pace rappresentata da quel regime che proprio ieri ha testato un missile ballistico Sajjil 2 a lunga gittata, piu’ preciso e piu’ rapido e che puo’ raggiungere un obiettivo a 1,250 miglia di distanza e sarebbe in grado di colpire Israele. In poco tempo se perfezionato, potrebbe compiere distanze intercontinentali fino a 3,500 miglia. Ieri il Jerusalem Post staff pubblicava un articolo: “US to Simulate Iranian Missile Attack Next Month” su un test di difesa che il Pentagono sta preparando negli U.S.A. previsto per il prossimo mese, quando sara’ lanciato dalla base militare di Vandenberg in California un missile in grado di intercettare e colpire un falso missile iraniano lanciato dalle isole Marshall. Questo ci ricorda dei missili Patriot usati per intercettare e deviare i missili assassini che Saddam lanciava contro Israele. Anche Gordon Brown s’e’ mostrato preoccupato per l’escalation militare dell’Iran, incontrandosi oggi 16 dicembre a Copenaghen con il coreano Ban Ki-moon. L’iran e’ anche vicinissimo al completamento della bomba mentre il mondo pusillanime, codardo e corrotto e’ rimasto a guardare. Ora siamo arrivati al dunque e, dopo un gran tergiversare tutti si convincono che il pericolo e’ reale. L‘amministrazione americana si sta rendendo conto che davvero la bomba ha iniziato a fare tic-tac come ci ammoniva di recente Michael Oren dalle pagine del J.Post scrivendo anche, in un appello agli Israeliani, che bisognava smetterla con le critiche ad Obama negli articoli, negli editoriali e nei relativi commenti dei lettori. Ma l’opposizione pero’, a nostro avviso ha il gran merito di aver smosso le acque. La verita’ e’ che si e’ perso molto tempo. Obama non fara’ mai la prima mossa e non ha nemmeno permesso ad Israele di farla ma aspettera’ un possibile attacco nemico per passare al contrattacco, mentre doveva intervenire subito, altro che ricorrere alla diplomazia, alle overture e all’invio di lettere in Farsi ad Ali’ Khamenei. E mentre tutti sono impegnati a Copenaghen in quella farsa del summit del “Climate Change” e “Global warming” che e' la piu’ grande frode ambientalistica dei nostri giorni, la California si prepara ad una simulazione di attacco nucleare che potrebbe colpire le citta’ americane. Los Angeles ed altre citta’ si sono allertate e si stanno preparando nell’approntare sistemi di sicurezza emergenziali in caso di catastrofe. La settimana scorsa si e’ svolto a L.A. un seminario che coinvolgeva 80 municipalita’ della contea riguardo un’ esercitazione di emergenza in programma per giugno 2010 per scampare all’esplosione di un ordigno nucleare di 10 kilotoni, in un possibile scenario di morte; mentre si faceva un inventario di 6200 rifugi nucleari gia’ esistenti sul territorio. Brian Kennedy, un esperto del Ministero della Difesa si dichiara preoccupato insieme ad altri esperti del settore per l’eventualita’ che un missile nucleare esploda in cielo, provocando un impulso elettromagnetico capace di generare nel paese un black out dell’energia elettrica e di tutti i congegni elettronici, rendendo difficile alla popolazione l’accesso al cibo, all’acqua e alle comunicazioni. Inoltre i deputati della Camera dei Rappresentanti ieri 15 dicembre finalmente hanno approvato a stragrande maggioraza con voti 412-12 il disegno di legge “The Iran Refined Petroleum Sanctions Act” che dovra’ passare in Senato per l’approvazione, che punisce le compagnie straniere che vendono benzina e prodotti raffinati del petrolio all’Iran.

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