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Il Foglio Rassegna Stampa
16.12.2009 Nemmeno Hamas convince l’Iran a fermare la guerra ai sauditi
Meshaal in Yemen per mediare con i ribelli

Testata: Il Foglio
Data: 16 dicembre 2009
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Nemmeno Hamas convince l’Iran a fermare la guerra ai sauditi»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 16/12/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Nemmeno Hamas convince l’Iran a fermare la guerra ai sauditi ".

 Khaled Meshaal

Un mediatore particolare cerca di risolvere la guerra civile tra il governo dello Yemen e i ribelli houti, uno scontro che interessa da vicino l’Iran e l’Arabia Saudita. Il leader di Hamas, Khaled Meshaal, è volato a Teheran con una proposta per il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Il messaggio, partito dai sauditi, chiedeva la fine del sostegno alle milizie dello Yemen. La risposta di Ahmadinejad è stata fredda: noi non abbiamo mai appoggiato alcuno, Meshaal farebbe meglio a occuparsi di Gaza. La guerra civile esplosa in Yemen è la lotta a distanza fra due potenze del Golfo: da una parte c’è l’esercito di Sana’a, sostenuto dall’Arabia Saudita, dall’altro gli houti, un gruppo sciita che può contare sulla benedizione di Teheran. I sauditi sono intervenuti più volte al fianco delle truppe governative. Hanno un doppio interesse in questo angolo di medio oriente: devono difendere il confine sud e devono limitare l’influenza dell’Iran nella regione. Domenica, i caccia partiti da Riad hanno bombardato al Jabiri e Bani Maat, due villaggi nella provincia yemenita di Razeh. Secondo i ribelli, nell’attacco sono state usate anche armi al fosforo. La Bbc riporta la morte di 70 civili. Il fatto che le prime trattative passino per il leader di Hamas porta a due considerazioni. Meshaal è considerato un referente credibile degli ayatollah, il che conferma i rapporti fra il gruppo più pericoloso della Palestina e i leader della Repubblica islamica; il regno saudita è certo che il bordo sud del paese sarebbe tranquillo se i ribelli non avessero aiuti da Teheran. Nel grande traffico diplomatico del medio oriente, c’è una visita che può cambiare gli equilibri della regione. Il premier libanese, Saad Hariri, incontrerà nei prossimi giorni il presidente della Siria, Bashar Assad. La visita, in programma a breve ma non si sa quando, è saltata per un lutto che ha colpito la famiglia di Assad. Hariri è il leader del blocco antisiriano e guida un governo di unità nazionale che comprende Hezbollah, il movimento terrorista sostenuto da Damasco e da Teheran. Domenica pomeriggio ha incontrato il numero uno dei socialisti, Walid Jumblatt, che ha confermato il proprio sostegno alle scelte del premier. Secondo la stampa araba, Jumblatt potrebbe seguire Hariri nel viaggio a Damasco. La scorsa settimana, il loro governo ha approvato un testo che garantisce a Hezbollah il diritto di usare le armi contro Israele. La corsa al petrolio in Asia centrale forma strane alleanze, come quella fra la compagnia israeliana Merhav e il gruppo arabo PetroSaudi, che appartiene a un figlio di re Abdallah. Le due società hanno un piano per sviluppare il giacimento marino di Serdar, al confine fra il Turkmenistan e l’Azerbaijan. Secondo la rivista web Intelligence Online, le trattative avvengono “attraverso intermediari”. Il numero uno di Merhav si chiama Yosef Maiman, è un ex agente del Mossad che ha buoni contatti in Arabia nonostante i due paesi non abbiano relazioni ufficiali. Maiman è emigrato in Israele negli anni Settanta e ha ottenuto la cittadinanza turkmena grazie all’amicizia con il vecchio presidente di Ashgabat, Suparmurat Niazov, morto nel 2006. Il Turkmenistan è stato il primo paese dell’Asia centrale a ospitare una ambasciata di Israele e molti sostengono che il merito sia di Maiman. Il fatto di avere diversi passaporti gli ha permesso di visitare Riad in più occasioni. Nella capitale araba ha incontrato Turki bin Abdullah bin Abdulaziz, il rampollo della famiglia reale che controlla PetroSaudi. La loro partnership può avvicinare le posizioni di Israele e Arabia Saudita. Serdar contiene un milione di barili di petrolio ed è al centro di uno scontro diplomatico fra l’Azerbaijan e il Turkmenistan, che ne reclamano il possesso. I due paesi sono legati a Israele da interessi militari e strategici: la presenza di un uomo d’affari abile come Maiman potrebbe favorire un accordo definitivo.

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