1942 - Esclusione degli ebrei dal campo dello spettacolo 14/12/2009
Vittorio Emanuele III e Mussolini, firmatari delle leggi razziali del 1938 e del 1942. a destra, il famoso Trio Lescano, tre sorelle ebree in fuga dall'Italia
Si conoscono abbastanza le leggi razziali del 1938 che escludevano gli ebrei dalle scuole (docenti e discenti), dall’amministrazione pubblica, dall’esercito, dalle banche, dalle assicurazioni e poi via via da ogni tipo di lavoro. Tutto per la difesa della pura razza italiana e di quegli indifesi quaranta milioni di italiani ariani dalle ire concupiscenti di quarantamila ebrei, appena sbarcati in Italia da non più di cinquecento o al massimo duemila anni, e armati fino ai denti. Si conosce meno un’altra legge, la numero 517 del 19 aprile 1942, anno XX dell’era fascista, firmata da Vittorio Emanuele, Mussolini, Pavolini e Grandi, quest’ultimo anche nella sua qualità di Guardasigilli. Il titolo della legge è “Esclusione degli elementi ebrei dal campo dello spettacolo”. Come si rileva, dalle leggi antiebraiche del 1938 erano passati quasi quattro anni, con l’Italia impegnata da quasi due in una guerra andata male fin dal primo giorno e avviata ad essere perduta disastrosamente. Ma, si sa, la difesa della razza prima di tutto. Recita il primo articolo: “E’ vietato l’esercizio di qualsiasi attività nel campo dello spettacolo a italiani ed a stranieri o ad apolidi appartenenti alla razza ebraica (.), nonché a società rappresentate, amministrate o dirette in tutto o in parte da persone di razza ebraica”. Era questo il passo decisivo verso la salvezza del paese e la tutela della sua integrità ariana, minacciata tra gli altri da quel Trio Lescano (tre ebree olandesi) le cui canzoncine, come tuli-tuli-tulipan, trasmesse sprovvedutamente dall’EIAR, diffondevano germi (appartenenti anche loro alla razza ebraica) di alta pericolosità per le innocenti orecchie degli ascoltatori? Ma ecco a rafforzare le difese l’articolo due della legge. “Sono vietate la rappresentazione, l’esecuzione, la proiezione pubblica e la registrazione su dischi fonografici di qualsiasi opera alla quale concorrano o abbiano concorso autori o esecutori italiani, stranieri o apolidi appartenenti alla razza ebraica e alla cui esecuzione abbiamo comunque partecipato elementi appartenenti alla razza ebraica. Sono del pari vietati lo smercio dei dischi fonografici e importazione di matrici di dischi previsti dal precedente comma e la successiva riproduzione delle matrici stesse”. L’Italia avrebbe potuto essere salvata in questo modo dalle orde angloamericane? Chissà. Certo buttare fuori gli ebrei dai palcoscenici e dagli schermi costituiva un robusto aiuto alle truppe italiane in Libia (l’Etiopia e l’Impero erano già andati) che qualche mese più tardi incominciavano una ritirata che si sarebbe conclusa solo con la cattura da parte inglese di trecentomila soldati italiani e tedeschi e la fine così anche della “Quarta Sponda”, come si amava chiamare la Libia. Ma l’importante aiuto bellico non bastò. Eppure questa legge si dilunga nei più minuti particolari (non si sa mai). Articolo tre. “E’ vietato utilizzare in qualsiasi modo per la produzione di film, soggetti e sceneggiature, opere letterarie, drammatiche, musicali, scientifiche e artistiche, e qualsiasi altro contributo di cui siano autori persone appartenenti alla razza ebraica, nonché impiegare e utilizzare comunque nella detta produzione, o in operazioni di doppiaggio o di post sincronizzazione, personale artistico, tecnico, amministrativo ed esecutivo appartenente alla razza ebraica”. C’è da stupirsi che questi provvedimenti non siano bastati per rovesciare le sorti della guerra. Ma, si sa, la difesa della pura razza ariana era una priorità assoluta, costasse quel che doveva costare, anche sapendo, come diceva una canzone dell’epoca, che “tutte le cose son come le rose che durano un giorno e niente di più”. Le leggi razziali sono durate ben di più e hanno inferto ferite profonde al nemico più nemico che ci fosse, la comunità ebraica. E pazienza se dopo l’Africa l’Italia ha perso tutto. E l’onore? Mah. La legge del ’42 va avanti (articolo quattro), imponendo la più stretta sorveglianza ai film provenienti dall’estero, che dovevano essere accompagnati dagli “elenchi nominativi degli autori delle opere utilizzate per la produzione dei film medesimi e di coloro che hanno ad essa concorso con contributi artistici e tecnici…”. All’articolo cinque si legge che “sarà nominata una Commissione” “alla quale è attribuito il compito di provvedere alla compilazione e all’aggiornamento degli elenchi di autori e di artisti esecutori appartenenti alla razza ebraica”. Saggia decisione, le precauzioni non sono mai troppe. Ah, dimenticavo. Dice l’articolo sei che “Ai componenti della Commissione saranno corrisposti per ogni giornata di adunanza gettoni di presenza (…)”. Beh, teniamo famiglia.