Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2009, a pag. 27, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " I rabbini d’Israele: via i simboli natalizi dagli alberghi ".
Israele è uno Stato ebraico. I rabbini hanno richiesto ai locali che desiderano ricevere l'idoneità di kasherut di non esporre simboli legati al Natale, festa cristiana. Il Natale non è kasher. Non c'è niente di strano. D'altro canto, succede così in tutto il mondo. In Vaticano, per esempio, non vengono esibiti simboli per le celebrazioni di Hannukkà di questi giorni.
Se Battistini si stupisce per il caso di Gerusalemme, perchè non fa altrettanto per Roma, nè per le capitali di Stati islamici ?
Ecco l'articolo:


Hannukkiah e Presepe. Quale dei due è kasher?
GERUSALEMME — Due mesi fa, una troupe della Bbc è venuta per girare (in anticipo) uno speciale natalizio. Un supplizio: il set doveva essere in una corte della Porta di Jaffa e ci si è dannati tre giorni per recuperare abete, nastri rossi, presepe. Ma il vero problema è stato trovare le luminarie. Perché a Gerusalemme se ne vendono poche sotto le feste: figurarsi tre mesi prima. E perché quest’anno sono ancora più rare. Non si usano. Di più: si sconsiglia d’usarle. Gli hotel e i ristoranti dell’ovest ebraico, soprattutto quelli dove sbarcano pullman di pellegrini, hanno ricevuto un gentile invito a non esporre simboli del Natale cristiano.
E anche quelli a est, nella parte araba, hanno preferito evitare: «Io ho messo la cometa e il resto — dice un direttore d’albergo —, ma sono fra i pochi. I miei colleghi non vogliono grane. E se proprio non c’è un’espressa richiesta del tour operator, non preparano neanche l'albero. Coi rabbini estremisti, è meglio non avere discussioni...». Gesù quest’anno verrà al freddo e al gelo, secondo tradizione. Ma pochi chilometri in là, a Betlemme, nei Territori palestinesi: e se possibile, anche un po’ nascosto. Nelle scorse settimane, il Rabbinato d’Israele ha inviato una raccomandazione a tutti i locali pubblici kosher, dove si servono cibi e bevande adatti a un ebreo osservante. Subordinando la concessione dell’idoneità Casherut pagata come una licenza e sottoposta a controlli rigorosi - a una condizione: che non ci siano segni natalizi. Né l’albero, né il presepe, né le luminarie. «Non è una regola vera e propria — confermano dall’ufficio di Gidi Schmerling, portavoce del sindaco di Gerusalemme —. I rabbini l’hanno fatto sapere in via informale. È un po’ quel che accade per chi decide di restare aperto il sabato: se un locale sceglie di fare l’albero di Natale, avrà poi difficoltà a ottenere l’idoneità Casherut». A Gerusalemme, città delle tre religioni dove il mercato degli ultraortodossi è quasi la metà degli abitanti, molti gestori si sono adeguati. Anche nei megahotel vicino alla Knesset o a Sheikh Jarrah, dove arrivano i pellegrinaggi in Terrasanta, e dov’è normale trovare ebrei religiosi. Un boicottaggio? «Noi non vietiamo nulla — spiega Yakov Sabagi, responsabile Casherut del Rabbinato —. Diciamo solo che non ha senso esporre simboli non ebraici, se il locale pretende d’essere kosher. L’albero di Natale, uno può farselo. Però nel chiuso di casa sua, non in uno spazio pubblico ».
Il Natale kosher non è una legge, e in fondo è diritto d'ogni religione mettere i paletti ai propri fedeli, ma la raccomandazione dei rabbini non piace a tutti: «Questa città si sta ebraicizzando sempre di più...», commenta un frate della Custodia. «Non drammatizzerei — dice un altro, padre Apollinaire —. Vorrà dire che i clienti cristiani sceglieranno altri hotel... ». Tanto per cambiare, non è un gran momento per le relazioni fra ebrei e cattolici: i negoziati sulla proprietà del Cenacolo, che il Vaticano rivendica come luogo santo e che il governo israeliano è restio a concedere, sono falliti di nuovo. La scorsa settimana c'è stato un incontro a Roma e le delegazioni sono rientrate con una certezza: «Siamo d'accordo solo sul fatto di non essere d'accordo». Se ne riparlerà. Ma dopo Natale.
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