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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.12.2009 Il Natale non è Kasher
Perchè Battistini si stupisce tanto?

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 dicembre 2009
Pagina: 27
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «I rabbini d’Israele: via i simboli natalizi dagli alberghi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2009, a pag. 27, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " I rabbini d’Israele: via i simboli natalizi dagli alberghi ".

Israele è uno Stato ebraico. I rabbini hanno richiesto ai locali che desiderano ricevere l'idoneità di kasherut di non esporre simboli legati al Natale, festa cristiana. Il Natale non è kasher. Non c'è niente di strano. D'altro canto, succede così in tutto il mondo. In Vaticano, per esempio, non vengono esibiti simboli per le celebrazioni di Hannukkà di questi giorni.
Se Battistini si stupisce per il caso di Gerusalemme, perchè non fa altrettanto per Roma, nè per le capitali di Stati islamici ?
Ecco l'articolo:


Hannukkiah e Presepe. Quale dei due è kasher?

GERUSALEMME — Due me­si fa, una troupe della Bbc è ve­nuta per girare (in anticipo) uno speciale natalizio. Un sup­plizio: il set doveva essere in una corte della Porta di Jaffa e ci si è dannati tre giorni per re­cuperare abete, nastri rossi, pre­sepe. Ma il vero problema è sta­to trovare le luminarie. Perché a Gerusalemme se ne vendono poche sotto le feste: figurarsi tre mesi prima. E perché que­st’anno sono ancora più rare. Non si usano. Di più: si sconsi­glia d’usarle. Gli hotel e i risto­ranti dell’ovest ebraico, soprat­tutto quelli dove sbarcano pull­man di pellegrini, hanno ricevu­to un gentile invito a non espor­re simboli del Natale cristiano.

E anche quelli a est, nella par­te araba, hanno preferito evita­re: «Io ho messo la cometa e il resto — dice un direttore d’al­bergo —, ma sono fra i pochi. I miei colleghi non vogliono gra­ne. E se proprio non c’è un’espressa richiesta del tour operator, non preparano nean­che l'albero. Coi rabbini estre­misti, è meglio non avere di­scussioni...». Gesù quest’anno verrà al freddo e al gelo, secondo tradi­zione. Ma pochi chilometri in là, a Betlemme, nei Territori pa­lestinesi: e se possibile, anche un po’ nascosto. Nelle scorse settimane, il Rabbinato d’Israe­le ha inviato una raccomanda­zione a tutti i locali pubblici ko­sher, dove si servono cibi e be­vande adatti a un ebreo osser­vante. Subordinando la conces­sione dell’idoneità Casherut ­pagata come una licenza e sotto­posta a controlli rigorosi - a una condizione: che non ci sia­no segni natalizi. Né l’albero, né il presepe, né le luminarie. «Non è una regola vera e pro­pria — confermano dall’ufficio di Gidi Schmerling, portavoce del sindaco di Gerusalemme —. I rabbini l’hanno fatto sape­re in via informale. È un po’ quel che accade per chi decide di restare aperto il sabato: se un locale sceglie di fare l’albero di Natale, avrà poi difficoltà a otte­nere l’idoneità Casherut». A Ge­rusalemme, città delle tre reli­gioni dove il mercato degli ul­traortodossi è quasi la metà de­gli abitanti, molti gestori si so­no adeguati. Anche nei megaho­tel vicino alla Knesset o a Sheikh Jarrah, dove arrivano i pellegrinaggi in Terrasanta, e dov’è normale trovare ebrei reli­giosi. Un boicottaggio? «Noi non vietiamo nulla — spiega Yakov Sabagi, responsabile Casherut del Rabbinato —. Di­ciamo solo che non ha senso esporre simboli non ebraici, se il locale pretende d’essere ko­sher. L’albero di Natale, uno può farselo. Però nel chiuso di casa sua, non in uno spazio pub­blico ».

Il Natale kosher non è una legge, e in fondo è diritto d'ogni religione mettere i palet­ti ai propri fedeli, ma la racco­mandazione dei rabbini non piace a tutti: «Questa città si sta ebraicizzando sempre di più...», commenta un frate del­la Custodia. «Non drammatizze­rei — dice un altro, padre Apol­linaire —. Vorrà dire che i clien­ti cristiani sceglieranno altri ho­tel... ». Tanto per cambiare, non è un gran momento per le rela­zioni fra ebrei e cattolici: i nego­ziati sulla proprietà del Cenaco­lo, che il Vaticano rivendica co­me luogo santo e che il gover­no israeliano è restio a concede­re, sono falliti di nuovo. La scor­sa settimana c'è stato un incon­tro a Roma e le delegazioni so­no rientrate con una certezza: «Siamo d'accordo solo sul fatto di non essere d'accordo». Se ne
riparlerà. Ma dopo Natale.

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