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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.12.2009 Immigrati islamici sempre più legati alle patrie europee ?
Ci piacerebbe crederlo, ma i fatti dimostrano l'opposto

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 dicembre 2009
Pagina: 16
Autore: Maria Serena Natale
Titolo: «Immigrati islamici sempre più legati alle patrie europee»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/12/2009, a pag. 16, l'articolo di Maria Serena Natale dal titolo " Immigrati islamici sempre più legati alle patrie europee ".

Secondo il rapporto dell'Open Society Institute, la maggioranza del 20 milioni di musulmani residenti in Europa si sente appartente allo Stato nel quale è emigrato.
La percentuale più elevata di islamici che si sentono europei e che ne condividono i valori, secondo il rapporto, sarebbe in Gran Bretagna.
Ci piacerebbe credere che il sondaggio rispecchi la realtà, ma i fatti dimostrano l'esatto opposto. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, ricordiamo ai lettori che non è stato concesso il visto d'ingresso a Geert Wilders per paura di disordini con la comunità islamica locale. Geert Wilders non è libero di esprimere la propria opinione in Gran Bretagna grazie alla minoranza islamica e al potere che ha sul governo.
Inoltre il terrorismo islamico è ben radicato, ramificato e organizzato in Unione Europea. 
A tal proposito notiamo che i musulmani italiani moderati del COREIS tacciono, non prendono nessuna posizione. Perchè?
Ecco l'articolo di Maria Serena Natale:

 
Se ci siete, battete un colpo !

Si concentrano nelle capi­tali e nelle cinture dei mag­giori centri produttivi, dalle periferie post-industriali di Anversa alle strade colorate del quartiere berlinese di Kreuzberg. I venti milioni di musulmani che vivono nel­l’Unione Europea sono una galassia articolata su più ge­nerazioni, attraversata da profonde differenze e, secon­do l’ultimo rapporto del­l’Open Society Institute anti­cipato ieri dal quotidiano bri­tannico Times , sempre più «affezionata» ai Paesi che li hanno accolti. La ricerca della fondazio­ne del filantropo George So­ros è durata due anni e mez­zo e sarà presentata questa settimana a Londra, a meno di un mese dal referendum sui minareti in Svizzera che ha riportato al centro del di­battito europeo le condizioni di vita e il livello di integra­zione dei musulmani. L’idea era misurare attraverso inter­viste, questionari e gruppi di riflessione lo spirito «patriot­tico » delle comunità islami­che dell’Europa occidentale. Lo studio focalizza l’attenzio­ne su una decina di città spar­se tra Gran Bretagna, Olan­da, Francia, Belgio, Svezia, Danimarca e Germania. In controtendenza rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni, i più legati al Paese in cui vi­vono risultano i musulmani del Regno Unito: il 78 per cento si percepisce e identifi­ca come «britannico», con­tro il 49 per cento in Francia e il 23 per cento in Germania (dove i musulmani hanno ac­quisito il diritto alla cittadi­nanza solo negli anni Novan­ta). Le percentuali sono cal­colate stabilendo una media tra le diverse località esami­nate, nel caso inglese Leice­ster nelle East Midlands e il distretto est-londinese di Waltham Forest, storico baci­no d’immigrazione. Il patriot­tismo cresce tra gli immigra­ti di seconda generazione: si dice britannico il 72 per cen­to degli intervistati nati al­l’estero, contro il 94 per cen­to dei nati nel Regno.

I risultati sono destinati a imprimere nuovo slancio al­la discussione sul multicultu­ralismo britannico criticato in questi anni dallo stesso presidente della Commissio­ne per l’Eguaglianza e i Dirit­ti umani Trevor Phillips, che ha più volte denunciato i pe­ricoli di un’organizzazione sociale fondata su comunità etniche e culturali tendenzial­mente separate. E torna in primo piano il confronto con il modello francese impronta­to a una strenua difesa del principio di laicità, base del
l’identità repubblicana e al­l’origine di contestati provve­dimenti come la messa al bando del velo nelle scuole pubbliche.

«Dalla ricerca emerge un dato preoccupante — avver­te Nazia Hussain, direttrice del progetto
At Home in Eu­rope finanziato da Soros —: anche se i musulmani si sen­tono prevalentemente britan­nici, non sono visti nello stesso modo dal resto della società». Per un sondaggio del Financial Times del 2007 proprio gli inglesi erano i più diffidenti nei confronti della minoranza musulma­na, mentre secondo una re­cente rilevazione del quoti­diano Le Parisien il 54 per cento dei francesi considera l’Islam incompatibile con i valori fondanti della Républi­que.

Sui sondaggi pesa il trau­ma degli attacchi terroristici alle società occidentali, da New York (2001) a Madrid (2004) a Londra (2005). La sfida per l’Europa, spiega il rapporto, è proprio questa: garantire la coesione sociale e uguali diritti in un clima di tensione politica, recessione globale e crescente meticcia­to.

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