" L'invasione dell'Iraq era legittima ", la dichiarazione di Tony Blair è su tutti i quotidiani oggi, 13/12/2009, e fa sensazione solo perchè è arrivata con un ritardo così lungo. L'avesse dichiarato subito, come aveva fatto Bush, si sarebbero evitate tante speculazioni. Aveva Saddam le armi di distruzione di massa ? Adesso pure Blair lo nega, anche se sostiene che bisognava toglierlo di mezzo. Ma se provassimo a chiederlo ai curdi iracheni, gasati in massa da Saddam, di dubbi non ce ne sarebbero mai stati. Che cos'è infatti l'uso dei gas ? Non sono un'arma di distruzione di massa ? Riprendiamo dal CORRIERE della SERA l'articolo di Fabio Cavalera, a pag. 18, dal titolo " Blair: l'invasione dell'Iraq legittima anche senza prove ":
Ecco l'articolo:



LONDRA — Con o senza le armi di distruzione di massa è stato comunque giusto andare in Iraq, fare la guerra e rimuovere Saddam Hussein. Tony Blair non ha dubbi e, davanti alle telecamere della Bbc , rivela le ragioni che lo convinsero ad appoggiare la scelta di marciare su Bagdad. Non fu tanto la certezza che il dittatore possedesse un arsenale bellico «proibito» quanto l’idea che i suoi obiettivi e le sue strategie mettessero in pericolo i delicati equilibri della regione. Abbatterlo fu, di conseguenza, l’opzione corretta.
Le parole dell’ex premier britannico arrivano a sorpresa nel bel mezzo delle audizioni che la commissione d’inchiesta presieduta da Sir John Chilcot ha avviato per chiarire le origini dell’invasione, le metodologie di attacco e i piani per la ricostruzione. Tony Blair aveva finora taciuto rifiutando di spiegare il percorso seguito per spedire le sue truppe in Iraq.
Probabilmente il silenzio non sarebbe stato rotto se il quadro emerso dalle prime testimonianze, rese dai diplomatici e dai responsabili dei servizi segreti davanti ai cinque membri della commissione Chilcot, non avesse già aperto uno squarcio di verità sui contatti fra Londra e Washington, avvenuti nei mesi che anticiparono la guerra, e sui tempi nei quali maturò la volontà di procedere nonostante le mediazioni proposte dall’Onu. Uno dei punti attorno ai quali si è sempre dibattuto è il dossier del 24 settembre 2002 col quale Tony Blair informò il Parlamento della presenza di armi di distruzione di massa e della fondata possibilità che Saddam Hussein riuscisse ad attivarle in 45 minuti. Era un’ipotesi fondata o era una copertura per legittimare l’intervento anglo- americano? L’ex numero uno di Downing Street aggira l’interrogativo e spiega che non fu quello il pensiero prevalente, sebbene dalla memoria non fossero state cancellate le bombe chimiche scaricate da Hussein sulla popolazione curda nel 1988, piuttosto «l’idea dominante era che Saddam rappresentava una minaccia per la regione».
Una prospettiva nuova, almeno nelle parole ufficiali pronunciate da uno dei due strateghi dell’attacco: era, in definitiva, secondario che Saddam Hussein nascondesse un arsenale, era invece predominante la valutazione che i disegni del dittatore e le potenzialità distruttive mirassero a stravolgere gli assetti dell’area. Per tale motivo, anche qualora fosse divenuta certa l’assenza di pericolosi depositi bellici in territorio iracheno, Tony Blair avrebbe in ogni caso condiviso l’operazione: «Avrei continuato a pensare che fosse giusto rovesciarlo, ovviamente avremmo impiegato argomentazioni differenti quanto alla natura della minaccia».
Nessuna rilettura della storia di questi anni. «Capisco i sentimenti della gente che era, ed è, contro la guerra per valide ragioni ma io, alla fine, dovevo prendere una decisione. Non posso pensare che oggi staremmo meglio se Saddam Hussein e i suoi due figli fossero ancora al potere».
L’intervista dà agli eventi dell’Iraq una cornice parzialmente diversa: sgomberata la scena dalla bugia sulla presenza di armi di distruzione di massa, per Tony Blair, la guerra fu giusta e necessaria per eliminare i rischi derivanti dalle mire egemoniche del raìs. Restano aperte alcune questioni: Quando fu progettata l’invasione? Si esplorarono tutte le possibili sanzioni alternative? In gennaio Tony Blair parlerà davanti alla commissione d’indagine e dovrà dare altre risposte.
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