Dal SOLE 24ORE del 11/12/2009 un pezzo di Nicol Degli Innocenti sulle nuove procedure inglesi in merito all'importazione di prodotti dal West Bank. Un esempio di pura discriminazione, in Cisgiordania vivono arabi ed ebrei, non si capisce che cosa dovrebbe essere scritto sulle etichette dei prodotti importati se non il luogo d'origine. Si vuole forse mettere una stella gialla su quelli ebrei ? All'autrice del pezzo ricordiamo che se scrive "secondo Londra", allora deve fare lo stesso scrivendo " secondo Gerusalemme" e non "secondo Tel Aviv", essendo la prima la capitale. Oppure, se è affezionata a Tel Aviv, scriva "secondo Manchester" per indicare la Gran Bretagna.
Ecco il pezzo:
il nuovo contrassegno dei prodotti israeliani ?
Un innocuo ‘consiglio' per una maggiore trasparenza verso i consumatori o l'inizio di un subdolo boicottaggio dei prodotti israeliani? Per Londra è il primo, per Tel Aviv decisamente il secondo. Sale la tensione tra Gran Bretagna e Israele in seguito alla decisione del Governo britannico di suggerire ai supermercati di indicare sulle etichette di tutti i prodotti provenienti dalla West Bank se sono stati fatti da produttori palestinesi o da israeliani che vivono negli insediamenti illegali nei territori occupati. Defra, il ministero dell'alimentazione e degli affari rurali, ha consigliato ai supermercati di modificare le etichette che attualmente indicano "prodotto della West Bank" rendendole più specifiche per informare i consumatori sulla provenienza dei cibi o beni acquistati, scrivendo quindi "prodotto palestinese" o "prodotto degli insediamenti israeliani". Non si tratta di un obbligo legale ma di una "indicazione di comportamento". L'obiettivo, secondo Londra, è semplicemente «permettere ai consumatori di scegliere quale prodotto acquistare». Le regole Ue impongono che ci sia una netta differenziazione tra prodotti israeliani e prodotti dei territori. Israele non ha gradito la mossa e ha accusato apertamente Londra di incoraggiare il boicottaggio dei prodotti che provengono dagli insediamenti israeliani della West Bank, che teme possa portare a una ostilità più generalizzata verso il "made in Israel". «Siamo preoccupati, - ha dichiarato stamani Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri israeliano. – Sembra che Londra stia dando ragione a chi vuole boicottare tutti i prodotti israeliani». Il ministero degli Esteri britannico ha sottolineato di essere «contrario a qualsiasi forma di boicottaggio di Israele, che certamente non aiuterebbe il processo di pace», però ha aggiunto: «Gli insediamenti israeliani nei territori occupati sono illegali e sono un ostacolo alla pace, su questo siamo sempre stati chiari». Sono 27 le società controllate da israeliani che vivono negli insediamenti della West Bank e che esportano frutta, verdura, cosmetici, tessili e prodotti di plastica e metallo in Gran Bretagna, che vengono poi venduti in tutte le maggiori catene di negozi e supermercati. 11 dicembre 2009
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