Due brevi redazionali sul FOGLIO di oggi, 12/12/2009, a pag.1.
Il primo racconta l'imbarazzo della sinistra dopo il discorso di Obama a Oslo. Il secondo racconta le reazioni di Vittorio Zucconi e Barbara Spinelli. Il FOGLIO è l'unico quotidiano ad essersi accorto dell'insensato attacco contro Israele della Spinelli uscito ieri sulla STAMPA, e commentato su informazione corretta di ieri.
A Oslo è spuntata una nuova dottrina Obama ma non ditelo ai liberal
Bye bye liberal....
New York. “Se quelli del comitato del Nobel per la pace avessero letto in anticipo il discorso di Obama, probabilmente l’avrebbero processato all’Aia”, ha detto ironicamente, ma non tanto, il conduttore televisivo della Msnbc Joe Scarborough. L’elogio della guerra giusta, l’ingenuità del pacifismo integrale e la difesa della missione speciale dell’America nel mondo, elaborati da Barack Obama al momento del ritiro del premio per la pace, hanno ricevuto due applausi nella sala di Oslo, solo quando ha parlato di Guantanamo e di Martin Luther King. Il giudizio è stato più entusiastico in patria, almeno tra i conservatori. La nuova dottrina Obama riconosce le difficoltà del mondo reale, senza rinunciare all’impegno per un mondo migliore. Questa miscela di realismo e idealismo – altri l’hanno definita “multilateralismo con i denti” e “realismo con un cuore” – è la preferita dai famigerati neoconservatori. Sono stati loro, infatti, i primi a elogiare il discorso di Obama. Bill Kristol l’ha paragonato alla retorica di Bush. Robert Kagan ci ha visto “un ritorno verso un moralismo più muscolare, sull’esempio di Truman e Reagan”. Anche Sarah Palin e Newt Gingrich hanno applaudito. I democratici, invece, non hanno commentato. Gli unici a rumoreggiare sono stati i militanti di sinistra. Michael Moore ormai descrive Obama come un guerrafondaio e sul suo blog dà spazio alle proteste pacifiste. Rachel Maddow, su Msnbc, ha cominciato a chiamarlo “presidente escalation”. Gli editorialisti liberal, a cominciare dai curatori delle pagine op-ed del New York Times, si sono dovuti arrampicare sugli specchi per trovare il modo di non mostrare disappunto. Più rilassato il Washington Post: “Il politico che si è candidato come il campione delle forze pacifiste ha parlato da comandante in capo”. Meno problematico il compito dei conservatori del Wall Street Journal: “Complimenti, signor presidente”.
Imbarazzi acrobatici
Barbara Spinelli, Vittorio Zucconi
L’imbarazzo degli aedi italiani di Barack Obama – o perlomeno della loro proiezione immaginifica di Obama – è stato evidente fin dal momento in cui è terminata la “Nobel lecture” di Oslo. Il sito di Repubblica, solitamente pronto a scattare in piedi a ogni mezza frase del presidente, a metà pomeriggio aveva fatto scivolare la notizia al tredicesimo posto sulla sua home page. Non abbiamo avuto il piacere di conoscere le reazioni di Walter Veltroni, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani e degli altri leader del centrosinistra. Lo sgomento per aver ascoltato dalla voce di Obama, anziché una cover di “Imagine” di John Lennon, la difesa della guerra giusta e l’elogio dell’esercito americano impegnato a garantire libertà, democrazia e sicurezza in giro per il mondo, è continuato sulle prime pagine e negli editoriali dei grandi quotidiani, con l’eccezione di Stampa e Sole 24 Ore. L’eccezione nell’eccezione, però, è di Barbara Spinelli sul giornale torinese. La Spinelli non ha fatto mancare ai lettori le consuete citazioni dotte, da Kant a Hobbes, con cui piuttosto che darla vinta all’odiato Bush – il quale sul tema della guerra e della pace e del ruolo dell’America nel mondo diceva le stesse cose dette da Obama – ha preferito scrivere che quella del presidente “non sembra essere la guerra della superpotenza che non tollera concorrenti e agisce senza curarsi del parere altrui, come nelle metafore marziane e dei neoconservatori statunitensi”. Non sembra, anche se lo è. E se sembra, come quando Obama ha detto che si riserva “il diritto di agire unilateralmente” per difendere il suo paese, è meglio non commentare anche perché la colpa, secondo Spinelli, è di Israele, la potenza atomica “all’origine di tanti terremoti mediorientali” che “incita un’intera regione al risentimento costante e al riarmo”. Il Corriere si è rifugiato in un no comment. Sempre immaginifico il grande Vittorio Zucconi, ma stavolta è dura: Obama, scrive, è pacifico, ma non pacifista; un soldato riluttante, come “il sergente York” interpretato da Gary Cooper. L’acrobatica linea è che la guerra di Obama è diversa da quella identica di Bush. “E’ l’umiltà che lo anima”, ha aggiunto con lirismo la Spinelli.
Per inviare al Foglio la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.