'Il crimine più grande che minaccia l'Europa è l'indifferenza' Analisi di André Glucksmann, insigniti del premio Oswiecim per i diritti umani
Testata: Il Foglio Data: 11 dicembre 2009 Pagina: 2 Autore: Nicoletta Tiliacos Titolo: «I diritti umani secondo André Glucksmann, che non crede agli angeli»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 11/12/2009, a pag. 2, l'articolo di Nicoletta Tiliacos dal titolo " I diritti umani secondo André Glucksmann, che non crede agli angeli ".
André Glucksmann
Roma. Il premio “Oswiecim” per i diritti umani, dedicato a Giovanni Paolo II e istituito dalla città polacca all’indomani della morte del Pontefice, nel 2005, è stato consegnato in Vaticano mercoledì mattina – alla vigilia del 10 dicembre, sessantennale della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – da Benedetto XVI al filosofo francese André Glucksmann. Una scelta significativa, se non altro perché l’allievo di Aron e di Sartre, autore del recente “Le deux chemins de la philosophie” (Plon), non ha mai nascosto la propria lontananza da un’idea angelicata, idealista, celebrativa dei diritti umani. Ha sempre sostenuto, invece, che “il vero problema è la resistenza all’inumano, esperienza davvero universale”. Lo ha ripetuto nella conferenza pomeridiana tenuta nella sede romana dell’Accademia di Oswiecim. Nome polacco di Auschwitz, il cui campo di concentramento è simbolo della negazione assoluta dell’umanità. Ma che può diventare paradigma della possibilità di “uscire dall’orrore”, ha spiegato Glucksmann, che nel paradossale accostamento tra un premio per i diritti umani e Auschwitz vede una sfida inusuale e degna di essere raccolta. E’ ancora Auschwitz a interpellare il mondo contemporaneo, “quando ci parla della capacità dell’uomo di mettere fine all’avventura umana. Quando ci dice che il mondo è un inferno a cielo aperto e che nessuno può farci niente, perché non c’è responsabilità personale di fronte all’orrore. Quando ci dice che la Cecenia è lontana, e pazienza per i suoi trecentomila morti su una popolazione di un milione di abitanti”. L’idea falsa della “fine della storia giustifica l’atteggiamento di chi pensa che non si possa far altro che consumare e godersi lo spettacolo. E’ il nichilismo compiuto, niente di diverso dal ‘Viva la muerte!’ dei falangisti spagnoli”. Glucksmann pensa che “il trionfo di Auschwitz sia stata la morte dell’Europa”. A salvarla, dice al Foglio, e “a provocare quel miracoloso ribaltamento che ha portato metà del continente diviso dal comunismo alla democrazia, è stato lo spirito della dissidenza, che gli europei dovrebbero continuarea coltivare. Quando nessuno considerava la possibilità che si passasse dal socialismo al capitalismo, e nelle università si studiava soltanto l’ipotesi contraria, il cambiamento è arrivato, nonostante una lunga serie di sconfitte precedenti: Budapest, Praga, Polonia”. Ma la storia non è finita, e Glucksmann pensa che alcuni pericoli che minacciano l’Europa non siano abbastanza considerati. Cita “il grande scrittore viennese Hermann Broch, tornato nel 1945 in Austria, dopo l’esilio negli Stati Uniti, al quale fu chiesto che cosa pensasse degli austriaci, e della loro colpa di essere stati complici dei nazisti. Non tutti lo sono stati, rispose, e neppure tutti gli europei. Disse però che il grande peccato degli europei era stata l’indifferenza. Non hanno creduto al male e a quello che Hitler diceva. Il loro ottimismo indecente fu condiviso anche da tanti intellettuali francesi prima della guerra. Se mi si chiede quali pericoli minaccino oggi l’Unione europea, rispondo allo stesso modo: il crimine dell’indifferenza. Dovremmo continuamente chiederci in che misura la rivendicazione e l’ammirazione per i diritti dell’uomo potrebbe servire a questo crimine. Esiste un modo di utilizzare l’idea dei diritti umani per dire che tutti sono cattivi, perché in nessun paese sono totalmente rispettati: e dunque uno vale l’altro, non si può e non si deve fare niente. C’è l’idea che ovunque si intervenga – dice – si rischia di compiere a propria volta dei crimini. Amici tedeschi mi dicono che non bisogna sostenere i ceceni contro i russi, perché se i ceceni vincessero potrebbero a loro volta esercitare l’oppressione tra di loro. Certo, tutto è possibile. Ma non è in nome di un pericolo ipotetico che si deve rinunciare a resistere a un’ingiustizia attuale. Supporre che il rispetto assoluto dei diritti possa esistere solo se tutti gli uomini sono angeli è un modo per coltivare il crimine di indifferenza”. Al contrario, dice ancora Glucksmann, “se ammettiamo che i diritti dell’uomo sono la resistenza all’inumano, allora si contrasta l’inumano caso per caso, paese per paese, circostanza per circostanza, e si ottiene un’arma importante contro l’ingiustizia. Perché è vero che non c’è il paese perfetto. Ma non esiste nemmeno il crimine perfetto”.
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