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La Stampa Rassegna Stampa
10.12.2009 Il futuro dell'Europa: sharia in Spagna
Donna adultera rischiava la lapidazione per mano di un tribunale islamico illegale

Testata: La Stampa
Data: 10 dicembre 2009
Pagina: 20
Autore: Gian Antonio Orighi
Titolo: «Spagna sotto choc. E' arrivata la sharia»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 10/12/2009, a pag. 20, l'articolo di Gian Antonio Orighi dal titolo " Spagna sotto choc. E' arrivata la sharia ".
Ottimo il pezzo di Orighi, chissà quando i nostri media cominceranno a porsi alcune semplici domande, per esempio se questo avviene in Spagna, quando in Italia ? E se stesse già succedendo ?
Ecco l'articolo:

Sorpresa: la sharia, la legge islamica, condanna a morte le donne maomettane adultere anche in Europa. E c’è pure una «polizia religiosa», la Hisba, che si incarica di eseguire le sentenze. Nella Spagna del premier socialista Zapatero, dove ci sono 800 moschee e 14 minareti (e dove il governo ha invitato i Comuni a destinare terreni per edificare i luoghi di culto di Allah), il Corano si insegna a scuola in quattro regioni dal 2005 e ci sono persino corsi pubblici online per imam.
Il caso che ha fatto scoppiare lo scandalo è quello di Boshra, marocchina di 30 anni, immigrata illegale rimasta incinta, che stava per essere messa a morte da 20 «taleban». È avvenuto a Valls (Tarragona), in una Catalogna che registra il più alto tasso di immigrati (15,9%, in maggioranza marocchini) del Paese, con 190 moschee e 360 mila fedeli del Profeta. Boshra, accusata di aver avuto una relazione col marito della sorella, è stata sequestrata il 14 marzo scorso con un’azione da commando studiata a tavolino. Secondo il racconto della vittima ai Mossos d’Esquadra, la polizia regionale, il marito Hassan, marocchino pure lui, l’aveva precedentemente avvertita di non mettere al mondo la creatura che portava in grembo perché era frutto dell’infedeltà. Ma la coraggiosa mamma l’aveva denunciato per minacce e maltrattamenti.
Allora i «taleban» sono passati all’azione. Boshra era al supermercato quando le si è avvicinata una connazionale chiedendole di aiutarla a caricare su un’auto le borse della spesa. A quel punto uno degli uomini della «polizia religiosa» le ha piazzato un coltello alle spalle e l’ha fatta salire su di un Suv. Boshra è stata portata in una casa di campagna isolata, dove era già stato approntato il tribunale salafista (una corrente islamica fondamentalista). Dopo ore di processo, la sentenza: condanna a morte sia per lei che per il «frutto del peccato».
Il giorno dopo Boshra viene affidata a una coppia, Mohamed e Habiba. La moglie viene a sapere della condanna dalla voce di Mohamed: «Hanno già emesso il verdetto, devo uccidere lei e il feto». Habida minaccia di lasciarlo e Boshra approfitta della lite per scappare in un bar nei pressi e chiamare la polizia. I Mossos, dopo indagini durate mesi, alle quali ha partecipato anche l’antiterrorismo, hanno identificato tutti i venti «talebani» della Hisba, anche se ne hanno arrestati solo sette, con l’accusa di sequestro, associazione per delinquere e tentato omicidio. Boshra, che ha partorito suo figlio in ottobre, deve adesso riconoscere i sequestratori. Ma è irreperibile.
Le associazioni maomettane catalane hanno preso subito le distanze. «Nella nostra comunità ci sono credenti più ortodossi di altri, ma la fede deve essere professata rispettando lo Stato di Diritto e qualsiasi atto che lo oltrepassi è un reato e deve essere trattato come tale», tuona Halhaud, portavoce del Consell Islàmic de Catalunya. Ma il caso non è isolato. «Sono tre anni che denunciamo questi estremisti che usano la forza per imporre le loro idee religiose. E molte vittime non hanno il coraggio di andare dalla polizia», chiosa Alami, presidente della Associazione Amici del Popolo Marocchino. Finora però era una sharia «a bassa intensità»: ragazze picchiate per non portare il velo. Ora i «taleban» hanno alzato il tiro.

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