lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
07.12.2009 I talebani vanno sconfitti. Questo è l'obiettivo.
L'analisi di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 07 dicembre 2009
Pagina: 14
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Il Pentagono: Osama è svanito»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/12/2009, a pag. 14, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " Il Pentagono: Osama è svanito ".

Che fine ha fatto Osama bin Laden? È questo l’interrogativo che ha dominato i salotti televisivi domenicali americani sulla scia dell’annuncio nei giorni scorsi, da parte di Barack Obama, dell’invio di altri 30 mila soldati in Afghanistan. E a far discutere è ora una risposta data dal ministro della Difesa, Robert Gates, secondo cui sono «anni» che gli Stati Uniti non hanno più informazioni affidabili su dove si nasconda il fondatore di Al Qaeda.
Il capo del Pentagono non può neanche confermare l’informazione, ottenuta da un talebano pentito e detenuto in Pakistan, secondo cui Bin Laden si troverebbe nel sud-est dell’Afghanistan. Anche perché, dice Gates ai microfoni della Abc, «se lo avessimo saputo, saremmo andati a prenderlo». Minori incertezze mostra invece il capo della Sicurezza nazionale, il generale James Jones, secondo cui lo sceicco saudita si troverebbe ancora all’interno dell’Afghanistan, o meglio a cavallo di quella zona d’ombra «del Waziristan del Nord al confine con il Pakistan», dove si muove senza sosta per evitare la cattura. «Si tratta di un’area assai impervia, fuori dal controllo del governo, dove è necessario penetrare con estrema cautela», spiega Jones alla Cnn.
Della stessa idea è il senatore repubblicano John McCain, secondo cui le notizie in possesso dell’intelligence americana confermano che il terrorista più ricercato al mondo, su cui pende una taglia di 50 milioni di dollari, si muove continuamente a cavallo del confine protetto da una rete di capi tribali pashtun alleati con le milizie talebane. Anche per il segretario di Stato, Hillary Clinton, eliminare o catturare bin Laden è importante, «ma nel frattempo si possono compiere importanti progressi anche isolandolo». Del resto secondo l’ex First Lady già il fatto di sapere di essere braccato senza sosta gli impedisce di creare nuovi centri di addestramento per i terroristi.
L’arcano sul destino dello sceicco saudita tuttavia, evidenzia ancora una volta le lacune che hanno impedito a intelligence e militari americani di catturarlo. La sola certezza è che bin Laden è fuggito dall’Afghanistan a fine 2001 entrando in Pakistan dal Nord Waziristan. Secondo un rapporto della commissione Affari esteri del Senato, gli Stati Uniti avrebbero potuto uccidere o catturare bin Laden nel dicembre 2001 a Tora Bora, nell’est dell’Afghanistan, ma l’amministrazione Bush scelse di non spingersi oltre e consentì la sua fuga in Pakistan.
Inoltre il nodo bin Laden rafforza ulteriormente le pressioni sul governo pakistano accusato in passato di non aver compiuto sforzi sufficiente a catturare il terrorista più ricercato del mondo. «I talebani stanno tentando di destabilizzare Islamabad e sono un pericolo per l’intera regione», ribadisce Gates. Per la Clinton Islamabad sta già cambiando il suo atteggiamento da quando si è accorta che la propria sovranità è in pericolo.
Del resto nella nuova strategia annunciata da Obama, oltre ai rinforzi sul campo è proprio il ruolo del Pakistan ad assumere un rilievo cruciale. Obama ha indicato entro la fine del 2011 una prima scadenza per l’inizio del ritiro, ma la data non convince il presidente afghano Hamid Karzai scettico sull’ipotesi di un trasferimento di poteri in 18 mesi. «Cercheremo di fare del nostro meglio - dice in un’intervista alla Cnn - Ma la comunità internazionale deve anche essere paziente con noi. Se serve più tempo, allora dovranno essere con noi».
Anche Gates mostra cautela spiegando che la presenza di militari Usa nel Paese sarà molto robusta per almeno quattro anni ancora. «I nostri capi militari - afferma - sono fiduciosi per i cambiamenti che si stanno vedendo ad Helmand», la provincia più ostica dove sono stati inviati già i primi rinforzi con 9 mila Marines.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT