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La Stampa Rassegna Stampa
30.11.2009 John Kerry incolpa Bush e Rumsfeld se Bin Laden è ancora in libertà
L'ennesima bufala dello sconfitto

Testata: La Stampa
Data: 30 novembre 2009
Pagina: 12
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Colpa di Rumsfeld se Bin Laden è libero»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/11/2009, a pag. 12, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo " Colpa di Rumsfeld se Bin Laden è libero ".

John Kerry

Il presidente Obama aveva detto in settimana di avere intenzione di «finire il lavoro» in Afghanistan? Un rapporto dal Congresso, fresco di stampa, documenta errori e omissioni di chi lo «ha cominciato», più grave fra tutti la mancata eliminazione di Osama Bin Laden. È stata la commissione Esteri del Senato, presieduta dal democratico John Kerry, a condurre una indagine sul fallimento, nell’inverno del 2001, dei soldati americani mandati dal presidente Bush in risposta all’attacco dell’11 settembre.
Le conclusioni sono arrivate due giorni fa: una condanna senza appello della gestione militare di Donald Rumsfeld, allora ministro della Difesa, che si lasciò sfuggire i capi del terrorismo islamico. «Togliere di mezzo i leader di Al Qaeda dal campo di battaglia otto anni fa non avrebbe eliminato la minaccia mondiale dell’estremismo», si legge nella relazione. «Ma le decisioni che hanno aperto la porta per la sua fuga in Pakistan hanno permesso a Bin Laden di emergere come una potente figura simbolica che continua ad attrarre uno stabile flusso di capitali e a ispirare fanatici in tutto il mondo».
Il rapporto si riferisce alla battaglia di Tora Bora, il territorio impervio e montagnoso che era la roccaforte di Al Qaeda. Il Comando Centrale per le Operazioni Speciali mandò solo un piccolo contingente di un centinaio di agenti, tra uomini della Cia e militari, per fronteggiare un migliaio di militanti islamici che stavano proteggendo la fuga di Bin Laden in Pakistan. Secondo gli estensori del rapporto non ci sono dubbi che a metà dicembre 2001 sia Osama che Ayman Al Zawahiri si trovavano nel dedalo di grotte di Tora Bora, ex quartier generale di Al Qaeda durante la lotta ai sovietici.
Un più ampio impiego di forze sul campo, è la convinzione degli scriventi, avrebbe potuto portare non solo alla eliminazione dei due top leader arabi, ma anche alla decapitazione del vertice dei taleban, poiché anche il loro capo, Mullah Omar, era in quella zona. Poi scappò in Pakistan, da dove ha continuato a dirigere il suo movimento. Kerry aveva impostato la sua campagna elettorale nel 2004, persa contro Bush, anche attaccandolo per non aver saputo prendere Bin Laden. Kerry aveva impostato la sua campagna elettorale nel 2004, persa contro Bush, anche attaccandolo per non aver saputo prendere Bin Laden. Poi sono usciti due libri, uno a firma di due ex agenti della Cia, Gary Berntsen e Gary Schroen, l’altro di un ex comandante della Delta Force, l’unità speciale antiterrorismo, che ha usato lo pseudonimo Dalton Fury: entrambi sono stati la fonte principale del rapporto.
Lo staff che lo ha scritto non è bipartisan ma comprende solo membri democratici dello staff del presidente Kerry, guidati da Douglas Frantz, un ex giornalista che ha scritto diffusamente su Bin Laden in carriera. La prova della presenza del numero uno di Al Qaeda a Tora Bora sarebbe costituita dalle intercettazioni della sua voce in trasmissioni radio inviate ai propri militanti. Secondo l’ex agente della Delta Force, tra gli ufficiali della Cia c’era «un tizio chiamato Jalal che era il massimo esperto della voce di Bin Laden: per lui era chiarissimo che Osama era su quelle montagne».
La scelta del tempo per la pubblicazione del rapporto è un assist per il Presidente. Incolpare i predecessori repubblicani dell’attuale situazione è un buon punto politico di partenza, e consente a Obama di riportare al centro della missione la lotta ad Al Qaeda, togliendo l’enfasi dalla più lunga e costosa impresa di ricostruire l’Afghanistan.

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