Kouchner, benaltrista e primopassista
C'era una volta il "benaltrismo". Di fronte a qualunque iniziativa del governo, per esempio, il sindacato diceva: "questo è niente, ci vorrebbe ben altro". Non è solo una malattia del sindacato (e neppure di quella sinistra che ha paura di pronunciare a voce altra la buona vecchia parola rivoluzione, ma se la tiene nel cuore). Benaltrista è per esempio, per vocazione, l'Autorità Palestinese. Qualunque cosa faccia Israele, quel che ci vuole è "ben altro". Se no, caspita, potrebbe capitare che senza volere ci si mettesse d'accordo e la guerra finisse: che sciagura per dei "resistenti" di professione, che nella vita non sanno altro che (far) mettere bombe, organizzare la propaganda e far finta di trattare!
L'ultima è di ieri. Da sei mesi, insomma, dall'era Obama si sono messi a chiedere il blocco dell'edilizia negli insediamenti oltre la linea verde: solo per ricominciare a trattare, in cambio di niente. Richiesta mai fatta prima, e lanciata lì oggi non perché faccia differenza, ma solo per stabilire implicitamente che i territori sono loro e ogni mossa israeliana è abusiva. Netanyahu, dopo qualche ben giustificata esitazione ad agire come se accettasse questa pretesa ingiustificata, ha deciso di correre il rischio e di "vedere" il bluff. Ha fatto votare il governo perché non ci siano costruzioni israeliane nel West Bank per i prossimi dieci mesi: così si vedrà chi vuole e chi non vuole trattare, ha dichiarato esplicitamente.
Detto fatto: "questo non è niente, ci vuole ben altro" hanno risposto subito ad una voce Abu Mazen, il suo capo delle non trattative Erkat e un po' di comparse. "Altro! altro!" come dice Don Bartolo nel "Barbiere di Siviglia. Quest'altro, come l'hanno chiarito loro, è chiaramente impossibile, cioè l'inclusione di Gerusalemme nel blocco edilizio. Sospendere, per esempio, i lavori della metropolitana leggera che dovrebbe forse finalmente alleggerire il traffico della città. Impedire che si ristrutturi qualunque casa nella maggior parte dei quartieri della città. Sospendere ogni scavo archeologico. Insomma paralizzare la capitale di Israele, in attesa del prossimo pretesto. Gerusalemme per Israele ha uno statuto diverso dal West Bank, è stata annessa con una legge della Knesset. Nessun governo israeliano può neanche iniziare a fare un gesto interpretabile come un cedimento senza rischiare la sfiducia. Badate che i palestinesi non chiedono la sospensione a Gerusalemme, cioè in qualche modo l'oimplicita condivisione della città, come risultato finale di una trattativa, diciamo in cambio della pace: sarebbe difficile accettare, ma in astratto l'idea potrebbe sembrare a qualcuno sopportabile: in cambio della pace, ripeto. No, vogliono che il blocco edilizio di Gerusalemme sia il prezzo per iniziare la trattativa. Gratis, in sostanza. Ben altro, ben altro, dicono. Ma intendono: nulla. La trattativa non la vogliono.
Eurabia è più raffinata. Dopo che l'amministrazione Obama ha espresso apprezzamento per la mossa di Netanyahu, non può fare la benaltrista pura. E allora si è inventata un meraviglioso nuovo gioco diplomatico, il primopassismo. Il nostro ministro Frattini (oggi sul polo negativo della sua sindrome bipolare sul Medio Oriente) ha commentato serio serio: si tratta di ''un primo passo che va nella giusta direzione per favorire'' la ripresa dei negoziati. Un primo passo.
Per il premier ceco "Le dichiarazioni rese ieri dal premier israeliano Benjamin Netanyahu sono "un passo nella direzione giusta". Un passo.
Dal canto suo, in una dichiarazione, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner ha definito il discorso di Netanyahu "un passo avanti", tuttavia, ha aggiunto, "assicurare la pace vuol dire andare ben al di là". Un passo, ma ben al di là. Come vedete la Francia è sempre un po' migliore degli altri, riesce ad essere insieme primopassista e benaltrista: il massimo.
La cosa che gli eurarabi non chiariscono è: un primo passo in direzione di che? E a chi spetta il secondo. Perché forse, secondo me, il primopassismo è solo la malattia senile del benaltrismo... Educata, ma con lo stesso senso: condizione per la pace è che Israele si suicidi, punto e basta
Ugo Volli