Riportiamo da LIBERO di oggi, 25/11/2009, a pag. 19, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " Se appoggia l’Iran Lula allontana il Brasile da tutto l’Occidente ".
Lula con Ahmadinejad. Intesa perfetta
Il Brasile ha deciso di rompere la solidarietà occidentale e di schierarsi al fianco dell’Iran, proprio nel momento di massimo attrito di teheran con l’Onu sul suo programma nucleare. Confermando i più neri timori della vigilia, la decisione del presidente Ignacio Lula da Silva di ricevere con tutti gli onori il presidente Mohammed Ahmadinejad, nascondeva un intento clamoroso: aggiungere il Brasile democratico ai paesi “caudillisti” retti da populisti oltranzisti come la Bolivia dell’ex cocalero Evo Morales e l’Argentina del demagogo Hugo Chavez che già fanno blocco con l’Iran degli ayatollah. Sullo sfondo, l’esplicito appoggio a questa alleanza da parte della Cuba di Fidel Castro. Nei giorni in cui l’Onu è costretta a prendere atto del fallimento della strada del dialogo voluta da Barack Obama, e le cancellerie occidentali studiano nuove sanzioni, Lula ha proclamato alto e forte «il diritto dell’Iran di sviluppare il programma nucleare civile», aggiungendo naturalmente la postilla «a scopi pacifici».
Lula ha cioè fatto finta di non sapere che la rottura tra Onu e l’Iran deriva proprio dal fatto che gli ayatollah si rifiutano di firmare ogni accordo che garantisca che questi scopi siano effettivamente pacifici. Così come ha fatto finta di non sapere che i servizi segreti della Germania, della Gran Bretagna, degli Usa e di Israele, hanno raccolto abbondanti prove sulla fase avanzata di costruzione di una bomba atomica nelle centrali nucleari iraniane. La gravità del gesto di Lula è ancora maggiore, alla luce del fatto che il Brasile è un grande produttore di uranio e che recentemente una partita illegale di uranio brasiliano è stata intercettata dai servizi segreti occidentali, che ne hanno impedito la consegna a Teheran. Ahmadinejad - che ha appena nominato ministro della Difesa un pasdaran accusato dal tribunale di Buenos Aires di avere organizzato nel 1994 un attentato in cui furono uccisi 85 ebrei - inizia così un suo viaggio trionfale in una America Latina che sta scegliendo di garantire all’Iran degli ayatollah una straordinaria cintura di alleanze.
Naturalmente, Lula, che è un bravo equilibrista, non ha mancato di difendere - ma in modo del tutto astratto - i «diritti umani e la libertà, d’espressione», lontano e sfumato riferimento ai massacri nelle vie di Teheran e alle impiccagioni di cui sono vittime i giovani dell’Onda Verde. Così come ha annunziato un suo prossimo viaggio in Israele e in Medio Oriente. Ma ha anche e subito aggiunto un apprezzamento per il “ruolo decisivo” che l’Iran può avere in Medio Oriente, gettando così sabbia in faccia allo stesso presidente palestinese Abu Mazen che proprio due giorni fa aveva avvisato Lula che «l’Iran finanzia Hamas e in questo modo controlla nelle sue mani tutto il processo decisionale di Hamas». Una Hamas che ha appena rotto ogni rapporto col “traditore Abu Mazen” e con al sua Olp con cui ha rifiutato di siglare una tregua. Lula ha insomma deciso di spostare il Brasile sul fronte sbagliato del confine che oggi passa tra le nazioni pacifiche e quelle aggressive e oltranziste come un Iran, presieduto da un Ahmadinejad che continua a ribadire la sua intenzione di «spazzare via Israele dalla carta geografica». Da parte sua, il presidente iraniano, ha ripagato questa mossa garantendo al Brasile il suo pieno appoggio per una riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che preveda un seggio permanente a Brasilia
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