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L'Opinione Rassegna Stampa
25.11.2009 Iran: importazione di cemento a fini nucleari
Analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 25 novembre 2009
Pagina: 7
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «La via del cemento»

Riportiamo dall' OPINIONE di oggi, 25/11/2009, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo "La via del cemento ".

 Michael Sfaradi

lo sviluppo del programma nucleare iraniano, come ogni programma di questo tipo, ha bisogno dell’esperienza di esperti e di un numero infinito di materie prime. Per quello che riguarda gli esperti sappiamo che l'Iran ha avuto l'appoggio, neanche tanto nascosto, della Corea del nord e, in alcuni periodi, anche dei "consigli" di esperti giunti sia dalla Russia sia da alcune altre nazioni dell'ex unione sovietica. Per quello che riguarda i materiali in uso per la realizzazione di centrali nucleari questi si dividono in ordinari e pericolosi. Tutto ciò che è potenzialmente pericoloso viene, o dovrebbe essere e nel caso dell’Iran il condizionale è d’obbligo, strettamente sorvegliato dall’AIEA, l’agenzia del ONU preposta al controllo dei programmi nucleari in tutto il mondo. Nonostante questi controlli, secondo fonti di intelligence occidentali ed anche stando a dei rapporti del Mossad, il servizio segreto israeliano, giunti sul tavolo dello studio ovale alla casa bianca quando era ancora in carica il presidente Bush, parte delle materie prime potenzialmente pericolose in mano al regime degli Ayatollah è stato illegalmente acquistato dal governo di Teheran sul mercato nero internazionale. Anche se tutto questo non è stato ufficialmente confermato il rifiuto da parte di Teheran di far raffinare all'estero l'uranio in suo possesso giustificato con ragioni di propaganda ed indipendenza, è, sicuramente, per coprire la realtà che i quantitativi reali sono di gran lunga superiori di quelli dichiarati. Le mezze ammissioni, incertezze e ipotesi estemporanee lanciate a mezza bocca da El Baradei, il direttore dell'AIEA, confermano poi che da un lato per il futuro c'è poco da stare tranquilli, e dall'altro che è interesse dell'occidente, almeno per il momento, mantenere riservata l'informazione per poterla giocare sul tavolo delle trattative. Bisogna considerare inoltre che se le notizie sulle reali disponibilità di uranio raffinabile in mano alle autorità iraniane fossero divulgate si correrebbe il pericolo di mettere i rappresentanti iraniani in condizione di dover interrompere le trattative. Per quello che riguarda le materie prime ordinarie utilizzate nella realizzazione di centrali nucleari, quelle per intenderci che hanno anche usi comuni come ad esempio nelle costruzioni di piccole o grandi opere di ingegnerie civile, non c'è alcun tipo di controllo né da parte dell'AIEA né da parte di nessun altro ente internazionale, e quindi possono essere reperite sui normali canali commerciali. Il cemento è uno di questi. Il governo iraniano, negli ultimi anni, ha importato importantissimi quantitativi di cemento dall'estero, e il suo principale fornitore è stata la Cina. Secondo alcune fonti da noi contattate in questo periodo, 3 - 4 navi al mese salpavano, cariche di cemento, dai porti cinesi con destinazione Iran, dalla fine del 2004 però, la "luna di miele" fra Teheran e Pechino ha avuto una fase di rallentamento. Infatti, con l'approssimarsi dei giochi olimpici del 2008 e vista la grande richiesta interna per la costruzione delle infrastrutture, il governo cinese ha rallentato il flusso di esportazione del cemento. Ma Ahmedinejad, il presidente iraniano, non ha voluto o non ha potuto fermare, o solamente rallentare, la costruzione dei siti atomici e, a quel punto, gli ingegneri iraniani si sono trovati nella spiacevole situazione di dover dar fondo alle riserve strategiche di cemento in loro possesso. I problemi veri, sempre secondo le nostre fonti, sono iniziati intorno alla metà del 2007, quando anche le riserve sono esaurite. A Teheran, pur di non rallentare i frenetici lavori tanto propagandati dalle autorità iraniane, qualcuno ha deciso di rompere gli indugi ed ha seguito la scelta obbligata del cemento europeo. Questo per rifornirsi di una quantità di cemento tale che potesse permettere il superamento dello stallo in atto delle forniture dalla Cina, stallo che sarebbe terminato subito dopo la chiusura dei cantieri delle Olimpiadi di Pechino 2008. Gi addetti all'approvvigionamento delle materie prime, gli unici in Iran che possono permettersi fondi senza tetto, hanno incaricato degli emissari, probabilmente agenti di una delle tante agenzie governative iraniane che si occupano di spionaggio all'estero, di trovare ed acquistare tutto il cemento disponibile in occidente. Questi, una volta arrivati in Europa ed in Nord America, per non figurare in prima persona hanno creato una rete di faccendieri piccoli e grandi ed hanno richiesto, e in molti casi ottenuto, spesso dietro compenso, l'aiuto di simpatizzanti, soprattutto musulmani, che si sentono legati alla causa comune politico-religiosa che unisce le nazioni islamiche. Una volta creata la rete ed istruite le persone che dovevano avvicinare i produttori, sono cominciati i contatti per verificare possibilità, disponibilità e prezzi per tonnellata. Le persone incaricate nella ricerca di potenziali fornitori si sono subito trovate davanti a delle difficoltà che, forse nella fretta di raggiungere nel più breve tempo l'obbiettivo determinato, non erano state inizialmente preventivate. Chiunque importi merci dalla Cina sa che in quei mercati ciò che conta è solamente il denaro, e che con il giusto prezzo si può ottenere ciò che occorre, con una consegna rapida e non si debbono dare spiegazioni, vista la discrezione tipica dei cinesi che non fanno mai domande scomode, sull'uso e destinazione dei prodotti acquistati, e il cemento non fa certo eccezione. In Europa ed in Nord America, invece, le cose a volte, vanno in maniera diversa soprattutto considerando che la produzione del cemento viene programmata anno per anno in base alle ordinazioni che i produttori ricevono dalle aziende costruttrici che, a loro volta e soprattutto per ottenere dei prezzi vantaggiosi, quantificano il loro fabbisogno in base agli progetti di costruzione che hanno in portafoglio. Gli incaricati alle trattative d'acquisto capirono già dai primi tentativi che comprare centinaia di migliaia di tonnellate di cemento non è cosa facile e che gli europei, per quello che riguarda la discrezione, non sono come i cinesi e, anche se ben pagati, le domande, soprattutto quelle scomode, a volte le fanno. Non c'era nulla di illegale nell’acquistare cemento, si trattava comunque di normalissimi contatti di affari su una materia al di sopra di ogni sospetto, ma quando si parla di Teheran e del suo regime, della sua propaganda aggressiva e dei conti in sospeso che ha nei confronti della libertà, del rispetto dei diritti umani e del fatto che la sua politica, sia quella interna sia quella internazionale, non ci piace, essere sulla difensiva, trattandosi di una nazione ad alto rischio, è obbligatorio. Pertanto, qualsiasi cosa l'Iran faccia o tenti di fare, viene, giustamente, controllata con la lente di ingrandimento; anche quando si tratta del semplice acquisto di materiali per costruzione. Gli incaricati alle trattative potevano raccontare tutto ciò che volevano, tranne che rivelare la destinazione finale e l’uso che sarebbe stato fatto del prodotto acquistato, questa riservatezza era necessaria a causa di tutti quei retroscena che per Teheran sono TOP SECRET. Che qualche cosa non andasse per il verso giusto, viste le quantità richieste, è stato subito chiaro; ed anche se il cemento non esplode, il lavoro dei faccendieri ed intermediari, anche se svolto dietro le quinte, non è passato inosservato e le partite di cemento rastrellato un po' in tutta Europa, sono arrivate a destinazione seguendo strade tortuose. Che il governo iraniano stesse costruendo, all'insaputa del mondo intero, altre centrali nucleari dove in gran segreto gli scienziati iraniani e dei loro collaboratori stranieri stavano o avrebbero iniziato la raffinazione dell'uranio non è mai stato segreto, quello che non si sapeva, e che sembrava essere un'informazione impossibile da reperire, era la loro ubicazione. Recentemente però è stata scoperta, e Teheran ne ha ammesso l'esistenza, la centrale nucleare di Qom costruita all'interno di una montagna. Alcune fonti giornalistiche avevano riportato che questa centrale era stata rivelata dai satelliti che spiano dall'alto ogni movimento sul territorio iraniano; ma non è così. I satelliti riescono a vedere cambiamenti in superficie, ma se i lavori sono sotterranei e non cambiano la morfologia del territorio è difficile credere che la fotografia aerea possa aver scoperto dei siti segreti, sotterranei o scavati dentro montagne, andando a cercare "alla cieca" su un territorio grande come l'Iran. Invece la scoperta della centrale di Qom, come di quella di altre centrali che ancora non sono state ufficialmente rivelate, sono il frutto di un lavoro di intelligence di vecchio stampo e si è arrivati a questo seguendo semplicemente quella "via del cemento" che dall'Europa porta fino ai siti atomici in allestimento. I satelliti, semmai, hanno avuto il loro ruolo solamente nell'ultima parte, tallonando dall'alto i camion nel tratto finale dei trasporti. Se il numero delle centrali e laboratori illegali, la loro localizzazione e importanza, venisse reso pubblico, il mondo intero si ritroverebbe davanti a quegli scenari di crisi che si vorrebbero evitare. Dopo i fallimenti delle trattative e veti incrociati sul nucleare iraniano nonostante la sua potenziale pericolosità, che ha reso le grandi potenze impotenti davanti alle prese di posizione di uno dei regimi più sanguinari e pericolosi che esistono al mondo, le cancellerie occidentali, consapevoli ormai che il punto di non ritorno è stato già superato da molto tempo, non sanno più come gestire la situazione e non hanno idea di come fermare questa pazzia atomica. Non potendo agire militarmente, una guerra all'Iran avrebbe dei risvolti disastrosi e potrebbe creare un fronte comune islamico con il quale sarebbe difficile confrontarsi, l'occidente continua a trattare minacciando inutili sanzioni, mentre gli Ayatollah, giorno dopo giorno, sono sempre più vicini alla bomba atomica.
La "Via del cemento" ha forse rivelato, a chi dovrebbe gestire la crisi, la mappa del programma nucleare iraniano, ora dobbiamo solo aspettare per sapere quale uso ne verrà fatto.

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