Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Quanto vale un israeliano ? "
Fathi Hamad, ministro dell'interno di Hamas a Gaza
Cari amici, seguendo queste cartoline avete certamente imparato tante cose nuove di storia, geografia, politica, varia umanità. Oggi invece parliamo di economia, nella versione popolare di "Il prezzo è giusto". Ecco, immaginate Iva Zanicchi che vi chieda non quanto costa un frigo verde pisello a sette ante o un magnifico servizio di posate in similargento con la corona imperiale portoghese, ma voglia sapere da voi quanto vale un soldato israeliano.
Voi le sapreste rispondere? Quanto costa secondo voi un secondo Shalit? Vi sembra una domanda impertinente? Disumana? Be', sì, lo è. Ma la domanda non è certo meno criminale della risposta, anche perché questa c'è già stata e la mia domanda è solo un modo per raccontarvela. Ecco, signora Zanicchi, un soldato israeliano costa esattamente 1,4 milioni di dollari, o se volete un milione di euro. Chi l'ha deciso? Una fonte autorevole: una "charity", cioè un'associazione di beneficienza, che risponde al poetico nome di "Waad", cioè "promessa", ha sede a Gaza ed è presieduta nientepopodimenoche dal "ministro dell'interno" di Hamas, tale Fathi Hamad. Credeteci, la fonte del tutto imperturbabile di questa notizia è come al solito del tutto al di sotto di ogni sospetto, cioè si tratta di "Haaretz" (http://www.haaretz.com/hasen/spages/1129049.html).
Bene, benissimo, avete avuto la vostra risposta e adesso vorrete un commento. Non mi dilungo a parlarvi di commercio di carne umana e della proibizione della schiavitù. Del resto gli arabi sono sempre stati specialisti in questo: noi condanniamo giustamente l'Inghilterra e altri paesi europei per il commercio dei poveri africani rapiti e portati in schiavitù nel Nuovo Mondo; ma loro erano, per dire così, i trasportatori e i consumatori finali di questa merce umana; chi la procurava, cioè chi devastava i villaggi e rapiva i poveracci erano invece per lo più arabi; del resto ancora oggi la schiavitù ricompare endemicamente nella penisola arabica.
Ma torniamo all'economia: cosa dite, un milione di euro per un soldato israeliano è tanto o poco? Mah, forse è tanto: se togliamo un po' di haredim e di arabi e di obiettori di sinistra che trovano altamente morale non difendere il loro paese da tipini come Fathi Hamad, resteranno in Israele 5 milioni di soldati, ex soldati, futuri soldati. A quel prezzo, se non sbaglio, fanno 5 mila miliardi di euro per completare l'opera di Hitler, il doppio del prodotto interno lordo annuale della Germania o la metà di quello americano. I palestinesi, anche a costo di gravi sacrifici (soprattutto altrui) cercano di arrivarci con una somma nettamente inferiore (che siano avari?) e dunque l'annuncio economico pubblicato da Waad testimonia di una certa megalomania degli islamisti.
Da un altro punto di vista è poco, davvero poco. Leggevo qualche giorno fa sul "Corriere" (http://www.corriere.it/esteri/09_ottobre_15/costo-soldato-afghanistan_5c91072a-b9ba-11de-880c-00144f02aabc.shtml) che il costo annuale per ogni soldato americano impiegato in Afganistan è a sua volta superiore a un milione di dollari. Quindi quegli avaroni di Hamas vogliono pagare per il possesso di una cosa poco più di quel che costa il suo uso per un anno... Aggiungete che vogliono anche la consegna a Gaza inclusa nel prezzo... che logica economica è? Come se una bella casa costasse 12 mila euro o una macchina 3 mila? Gentili signori dell'associazione di beneficienza (bella beneficienza...) la vostra "promessa" non va bene. Il prezzo non è giusto, la Zanicchi vi boccerebbe. Provate a ripensarci.
Quanto a me, se proprio volete il mio parere così meno autorevole della Zanicchi, e, diciamo, un po' più viscerale, eccolo: a me dispiace solo che questo signor Fathi Hamad, con tutti i suoi amici benefattori, e magari anche con il giudice Goldstone e con qualche italiano che non nomino qui, non si trovasse il 28 dicembre dell'anno scorso in quella piazza di Gaza dove si svolgeva una cerimonia militare di Hamas, quando iniziò l'operazione Piombo fuso. Il suo giusto posto di ministro dell'Interno era lì. Ma dato che la storia spesso fa giustizia, non dobbiamo disperare che prima di avere la sua merce da un milione di euro capiti al posto giusto al momento giusto.