Sul CORRIERE della SERA di oggi, 21/11/2009, a pag.18, con il titolo "Esplosione a Damasco in una base segreta. Salta un razzo: 9 morti " una accurata analisi di Guido Olimpio sulle continue attività del terrorismo palestinese, che documenta in termini precisi il percorso delle alleanze degli stati canaglia. Dall'Iran alla Siria, le armi giungono fino a Gaza per gli arsenali di Hamas. Armi la cui gittata consente di raggiungere Tel Aviv.
Ecco il pezzo:



Da sin. Assad, Ahmadinejad, guerriglieri di Hamas
WASHINGTON — Primi giorni di novembre. In una base vicino a Damasco sono arrivati dei nuovi razzi di produzione iraniana. Ordigni che possono essere trasferiti «in pezzi» in modo da facilitarne il passaggio nei tunnel di Gaza. Le armi, infatti, sono identiche a quelle fornite a Hamas. E nella base è in corso il training per piccoli gruppi di miliziani palestinesi. Si addestrano a scomporre e ricomporre i razzi sotto la guida di alcuni ufficiali dei pasdaran iraniani. Durante una delle esercitazioni qualcosa va storto, uno dei missili esplode. Molte le vittime: 5 elementi di Hamas, due pasdaran e due ufficiali dell’intelligence militare siriana.
L’incidente, se trapela, può creare imbarazzo. Abd Al Fatah Kudisya, capo degli 007 siriani, e i dirigenti di Hamas manovrano per coprire la strage. Le vittime palestinesi sono tumulate a Mukhayam Al Yarmuk, cimitero che accoglie i «martiri della Palestina ». Ai familiari viene raccontata una versione di comodo: «I 5 miliziani sono morti in un incidente stradale », è la spiegazione del partito. I feriti sono, invece, curati nell’ospedale militare di Damasco. Le salme degli iraniani sono rimpatriate e nessuno fa domande. Restano i due ufficiali siriani. Il primo è un maggiore della minoranza alawita (la stessa del presidente Assad) nato nella regione di Idleb. Il secondo è un tenente di stirpe curda originario della cittadina di Raqqa, nel Nord-Est del Paese. Per i parenti dei due 007 i superiori confezionano una fine da patrioti: «Gli eroi sono caduti durante un’operazione coperta contro un gruppo islamista ». Onori e lacrime.
L’episodio è una conferma degli sforzi di Hamas di dotarsi di armi che possano raggiungere il territorio israeliano. Missili che possono avere un impatto politico e psicologico. Un piano sostenuto dai due fornitori ufficiali, la Siria e l’Iran. In particolare quest’ultimo Paese ha modificato i razzi per poterli contrabbandare verso il territorio della striscia di Gaza.
Una filiera ben organizzata che prevede complessi trasferimenti dei carichi bellici. Mercantili portano le armi in Sudan, da qui proseguono verso l’Egitto e, con l’assistenza delle tribù beduine, arrivano poi al confine con l’area palestinese. Un network di 300 gallerie — il loro numero però sembra essere sceso negli ultimi mesi — permette di farli arrivare dall’altra parte.
Difficoltà logistiche, liti con i contrabbandieri, interdizione degli israeliani rendono difficili i traffici ma non li impediscono. Lo dimostra un evento recente. Poche settimane fa i palestinesi hanno testato un nuovo ordigno con una gittata di 60 chilometri, dunque in grado di colpire anche Tel Aviv. Un incremento significativo rispetto alle armi in dotazione reso possibile dalla collaborazione di Teheran che ha fornito il razzo. Fonti francesi hanno poi rivelato che i guerriglieri di Hezbollah hanno «consigliato » Hamas su come riorganizzare le proprie forze ed usare al meglio i missili. Suggerimenti frutto dell’esperienza vissuta sul campo dai miliziani sciiti nella guerra contro Israele nell’estate 2006. Un conflitto dove l’Hezbollah è riuscito a tenere sotto tiro, per settimane, la parte settentrionale dello Stato ebraico. E in questo quadro i razzi si sono rivelati uno strumento di propaganda formidabile. Israele ha inflitto danni pesanti al nemico ma fino a un’ora dal cessate il fuoco gli Hezbollah sono stati in grado di sparare le loro katyusha.
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