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Costruire a Gerusalemme 19/11/2009

In merito alla questione di Gilo, quartiere di Gerusalemme, pubblichiamo questa mail inviata al Corriere della Sera;

From: rubino47@
To: lettere@corriere.it
CC: fdebortoli@corriere.it
Subject: Gilo (non solo) e la zona A dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
Date: Wed, 18 Nov 2009 10:54:51 +0100

Gilo (non solo) e la zona A dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Siamo alle solite. L’ONU condanna Israele prim’ancora di conoscere i termini per cui lo condanna a gran voce per poi assolverlo - in silenzio - nell’iter legale che ne consegue. E’ ormai una tradizione. Ma la risonanza mediatica delle condanne serve alla propaganda della folta schiera antisraeliana della zona A (144 stati in maggioranza tra regimi ditattoriali e loro vassalli volenti o nolenti; 18 stati della zona B, 45 stati della zona C e 23 stati della zona D tra influenti e del tutto ininfluenti, spesso in maggioranza assenti durante le votazioni) che vota all’Assemblea Generale le tradizionali e scontate risoluzioni contro Israele. Gilo (pr. Ghilo) è un quartiere israeliano a tutti gli effetti, parte della municipalità di Gerusalemme, di proprietà ebraica antecedente alla guerra del 1948. Occupato dai giordani durante la guerra del 1948, guerra che ha ribaltato la divisione ONU (facendo di ogni territorio “occupato” un territorio in realtà conteso e parte di trattative) è stato venduto allo Stato di Israele da palestinesi cristiani ortodossi che, come rappresaglia, si sono trovati assediati nelle loro case, chiese e scuole di Beit Jala (di fronte a Gilo) dai Tanzim del Fatah di Arafat che da lì - fino all’Operazione Scudo Difensivo di Israele - hanno bersagliato con tiri di mortaio (sempre alla stessa ora, di sera prima del tg palestinese) per più di un anno Gilo durante la cosiddetta seconda intifada. Un accordo tra Sharon e George W. Bush denominato “’67 plus” – in cambio del ritiro israeliano da Gaza - votato a gran maggioranza dal Congresso degli Stati Uniti, riguarda gli assetti futuri del West Bank o Cisgiordania di cui deve tenere conto anche l’amministrazione Obama. Che l’ONU alimenti la confusione sulla questione mediorientale agendo da cassa di risonanza antisraeliana (discriminando o condannando a prescindere Israele) della zona A e di alcuni suoi alleati – od assenti - delle zone C e D, dimostra concretamente quanto tradisca la sua Charta e quanto sia necessario riformarlo.
Danielle Sussmann 


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