Ahmadinejad con la moglie
Cari amici, vi avevo lasciato ieri annunciando di essere scosso e colpito. In queste cartoline, che ormai sono un diario in pubblico non parlo molto di me, per ovvie ragioni. Apprezzerete, spero, la modestia. Ma devo dirvi che questa volta sono veramente scosso. C'è qualcuno di voi che indovina perché? Ma è chiaro, la ragione è "Lady Ahmadinedjad", come l'hanno chiamata i giornali (forse per analogia a "Lady Poggiolini" quella signora, moglie di un direttore generale del sistema sanitario che fece le prime pagine di tutti i giornali per aver conservato non so quanti miliardi, ben guadagnati dal marito, nel pouf di casa, altro che le banche). Forse la somiglianza non è fra le Ladies, ma fra la nostra gentile ospite iraniana e il pouf... In realtà la Lady di oggi si chiama Azam al-Sadat Farahi. Ha preso il posto di Soraya e Farah Diba, dicono le riviste di gossip, ma con ben altra classe: tutta avvoltolata nel suo burka gli occhi coperti da lenti fumé, il nasone un po' congestionato per l'esposizione in pubblico, ha pronunciato un discorso strappalacrime su Gaza, di cui avete già letto le cronache su IC. Non lo commento.
Vi chiederete certamente perché mi ha tanto sconvolto. Ma per la sua spirituale bellezza, che diamine. Se non ci abbassiamo alla volgarità occidentale per cui quel che conta è il corpo e magari come dicono i ragazzi sciocchi le curve o altri dettagli insignificanti, devo dire che dalla figura raccolta e spiritualmente modesta della Signora (lasciatemi tradurre così l'inglese Lady, offensivo perché tratto dal linguaggio che parla il Grande Satana americano) emerge una grandissima, affascinante spiritualità, una gentilezza antica, la luce della bontà. Ecco perché quel nanerottolo di suo marito la tiene chiusa in casa, povera cocca; perché ha paura che un'anima più nobile della sua possa affascinare l'affascinante signora. Amor ch'a nullo amatoamar perdona... Per fortuna che fitti veli neri la avvolgono, moderando il suo splendore, e che una guardia del corpo ne limita i movimenti, se no, sai che sfacelli.
Indagando nel fondo del mio cuore, sono andato ancora più in là di questa fortissima impressione. Se ha ragione Hegel e la bellezza è l'incarnazione sensibile dell'idea, quale potrebbe essere, mi sono chiesto, l'idea che rappresenta in maniera così sublime la nostra dolcissima Azam (nome omen: l'apellativo Azam non vi fa venire in mente per omofonia il bellissimo verbo italiano azzannare?). Be', credo di averlo capito, la favolosa Azam è l'espressione di un personaggio delle fiabe. Al momento sono incerto fra la regina di Biancaneve (ve la vedete davanti allo specchio, rigorosamente sotto velo, pronunciare la celebre frase "specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame"?) e una delle tre streghe del Macbeth (senza dubbio la più importante, quella che dice "Fair is foul, and foul is fair" ovvero, più o meno "il brutto è bello, ilbrutto è bello", o forse "il male è bene, il bene è male"). Ho anche pensato al coccodrillo con la sveglia di Peter Pan, alla Gorgona, insomma a quelle cose lì. "Il brutto è bello". Capite che il mio cuore è in tumulto. Resta il fatto che anche nei miei incubi peggiori non ho avuto un'impressione più forte di quella della dolce Signora. Mi basta pensarci e mi dà un senso di oppressione al petto: bellissimo. Capisco anche perche abbia parlato a un vertice sulla fame del mondo: con quel velo lì, ti fa passare subito l'appetito...
Mi scuserete, devo andare, forse ho visto troppi film di Woody Allen, ma quando contemplo la fotografia di Azam mi viene una gran voglia di costruire una bomba atomica e di farla esplodere su qualche città. Vado dalle parti di Qom a costruire un sito segreto atomico anch'io e poi faccio saltare il mondo contemplando la sua dolce immagine da capo della banda Bassotti. Magari poi viene il tredicesimo imam e ci salva tutti quanti, che ne dite?
Ugo Volli