Riportiamo da LIBERO di oggi, 17/11/2009, a pag. 36, l'anticipazione di Verdi, Rossi, Neri, libro di Alexandre Del Valle, editore Lindau
L’espressione «rosso-nero-verdi», da cui è stato concepito il titolo di questo libro, venne utilizzata per la prima volta da Jean Thiriart. Militante nell’estrema destra belga e nel Circolo degli Amici del Grande Reich Tedesco (AGRA) durante l’occupazione nazista del Belgio, Thiriart, all’epoca giovane rexista, era stato molto legato al movimento nazionalbolscevico filonazista del professor Kessemaier e imprigionato per collaborazionismo alla fine della guerra. All’inizio degli anni ’60 diede vita a una nebulosa internazionale neonazista e poi, dopo essersi momentaneamente opposto alla decolonizzazione, abbracciò, come la Nuova Destra, posizioni filoarabe e terzomondiste. Diventato filosovietico, Thiriart denunciò oppositori anticomunisti cristiani dell’Europa dell’Est come Lech Walesa, definendolo una «marionetta della propaganda sionista e americana». (...)
Concentrò i suoi sforzi sull’antigiudaismo e sull’alleanza con i nazionalisti arabo-musulmani alla stregua di François Genoud e del Gran Muftì di Gerusalemme. In Francia ispirò rosso-neri come Christian Bouchet, la Nuova Destra o gli intellettuali usciti da questo movimento e diventati più rispettabili, come Franco Cardini in Italia. In America Latina, influenzò il dittatore argentino Perón, il geopolitologo peronista-negazionista argentino Norberto Ceresole, e sopratutto il leader della «Rivoluzione bolivarista» Hugo Chávez. (...)
In maniera repentina, quindi, questo nostalgico del Terzo Reich diventò antimperialista, filocubano e filocinese. Un cambio di rotta che lo portò al «nazionalcomunismo» al fianco dei militanti maoisti, con i quali condivideva un antisionismo virulento e una fascinazione per l’azione rivoluzionaria diretta di tipo palestinese. L’alleanza con la Cina comunista e il mondo arabo era per lui necessaria contro il nemico principale: l’imperialismo americano-sionista. Ma l’odio viscerale nei confronti degli Stati Uniti fece nuovamente evolvere il suo movimento verso posizioni filosovietiche e filorusse, in contrapposizione all’antiatlantismo. I Cahiers du Solidarisme, anch’essi frutto del movimento Giovane Europa di Thiriart, editati dal 1976 al 1979, seguivano la stessa direzione. In un numero già citato della rivista Eléments, dedicato agli arabi, Claudio Mutti ha spiegato come l’organizzazione e la rivista Jeune Europe di Thiriart avessero motivato la sua conversione all’Islam e il suo filoarabismo terzomondista «di destra». Fu in quegli anni e seguendo quest’evoluzione che i “Solidaristi” e la Nuova Destra, influenzati da Thiriart e Jeune Europe, strinsero legami con i gruppi «euro-terroristici» di Action Directe, delle Brigate Rosse italiane - che all’epoca era considerata la più efficace struttura d’azione «antimperialista» - e delle Cellule Comuniste Combattenti (equivalenti belghe delle prime due). Un avvicinamento che ebbe conseguenze dirette quando i militanti del gruppo di Thiriart si associarono all’estrema sinistra terroristica in Italia, in particolare a Renato Curcio, che in seguito fu a capo delle Brigate Rosse.
Contrariamente a quanto scritto dai suoi biografi, il terrorista rosso Renato Curcio non iniziò la sua «carriera politica» a Trento nel 1967, ma diverso tempo prima ad Albenga, nell’ambito del movimento di estrema destra americanofobo e antisemita di Thiriart, Jeune Nation, che darà i natali, in Italia, a Giovane Europa, dalla quale Curcio trarrà la propria formazione. Nel n. 4 della rivista Giovane Nazione, il «camerata Renato Curcio» è citato in qualità di responsabile della sezione di Giovane Europa di Albenga. Nel n. 5 (ottobre 1963) dello stesso giornale, Curcio è lodato per il suo «zelo militante», e solo in seguito egli entrerà a far parte del movimento studentesco di estrema sinistra. È in Giovane Europa che imparerà i pregi dell’organizzazione e della centralizzazione leninista e che studierà le basi teoriche della guerra partigiana nonché il concetto di «brigata politico-militare». A partire dal 1967, Renato Curcio si farà promotore di movimenti studenteschi di estrema sinistra all’Università di Trento ed entrerà a far parte del Partito comunista italiano (Marxista-Leninista), partito rosso-nero-verde ante litteram che all’epoca collaborava con Giovane Europa e promuoveva la rivista Lavoro Politico.
È in questo periodo che Curcio conosce e sposa Margherita Cagol, la futura pasionaria delle Brigate Rosse. In seguito egli si recò a Milano, dove entrò in contatto con l’editore di estrema sinistra Giangiacomo Feltrinelli, il quale lo mise in contatto con il gruppo terrorista tedesco della Raf e con la Sinistra proletaria francese.
Così come la Jeune Europe, votata a partire dal 1966 a dare vita a una forza politico-militare destinata «ad abbattersi sull’Europa per farla finita con i collaborazionisti di Washington», anche le Brigate Rosse denunciavano la Nato come «organo di polizia degli americani in Europa». I concetti erano gli stessi. A parte Renato Curcio, l’ideologo rosso-nero-verde che meglio illustra, in Italia, la confusione «nazimaoista» è l’editore Franco Giorgio Freda, fondatore delle Edizioni di Ar, incarcerato per vent’anni per «cospirazione politica» e presunta partecipazione ad alcuni attentati che hanno insanguinato l’Italia, come la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano.
Nel 1969, a Padova, Freda fu il co-organizzatore della prima grande manifestazione pro-Palestina mai avvenuta in Italia, legata ad alcuni rappresentati di al-Fatah e a dirigenti del gruppo maoista di Potere operaio. In un’intervista alla Librairie Française, Freda ha spiegato il suo cocktail ideologico in occasione della presentazione di un volume intitolato . Nel frattempo, alcuni suoi amici danno vita a sezioni dell’associazione Italia-Cina e, con Mutti, all’associazione Italia-Libia. (...) Parimenti, Claudio Mutti, formatosi nella Giovane Europa negli anni ’60, diventò «maoista» e tentò di creare una struttura «nazimaoista» in Italia attorno ai simpatizzanti della rivista Orion. Mutti teorizzava una union sacrée in questi termini: «Contro il fronte dell’insolenza democratica, dell’avidità finanziaria e della dominazione ebraica ci dovrebbe essere un fronte di estrema sinistra e di estrema destra». (...)
In Italia, l’istigatore antisemita cattolico Maurizio Luigi Blondet ha conosciuto anch’egli una popolarità trasversale rosso-nero-verde, dopo essersi specializzato nella negazione dell’11 settembre e nella tesi del «complotto giudaico-massonico» contro i musulmani e i cattolici. Blondet, giornalista e scrittore vicino all’area cattolica integralista, ex inviato speciale de Il Giornale e dell’Avvenire, dirige le edizioni Effedieffe fondate da Fabio De Fina.La maggior parte dei suoi scritti riguarda i «poteri occulti» e le «oligarchie». Blondet si occupa di un settimanale intitolato Il Cospiratore e scrive regolarmente editoriali antiebraici sul giornale integralista online Effedieffe, anch’esso pubblicato dalla casa editrice creata e diretta da Fabio De Fina che ha sede a Viterbo.
Dopo l’11 settembre Maurizio Blondet si è impegnato a divulgare le tesi revisioniste di Thierry Meyssan, spiegando che gli attentati di Manhattan a opera di fondamentalisti islamici sarebbero stati il frutto di un complotto americano-sionista e massonico destinato a «distruggere la resistenza islamica» al Governo Mondiale, così com’è descritto nei Protocolli dei Savi di Sion, testo a cui fa spesso riferimento l’autore.
Blondet ritiene che, dall’11 settembre alla crisi dei subprimes, l’origine della decadenza e delle catastrofi mondiali vada ricercata nei complotti orditi dalle strutture bellico-industriali dell’Occidente, in particolare da quelle americane e dalle lobbies petrolifere e politiche giudaico-massoniche; senza dimenticare che i neoconservatori americani sarebbero alla base del «complotto dell’11 settembre». Blondet ha presentato quest’idea in numerosi suoi scritti. Alcuni mesi dopo gli attentati di Manhattan, Blondet ha sostenuto l’argomento dell’«autoaggressione» statunitense e della partecipazione dei servizi segreti israeliani alla legittimazione dell’intervento armato in Afghanistan e in Iraq.
Blondet è attivo anche nella ricerca delle «origini» ebraiche, benché antiche, dei grandi papi «cospiratori»; ha prodotto prove sull’ascendenza ebraica del defunto papa Giovanni Paolo II presentate nell’opera Cronache dell’Anticristo. La testimonianza di una nuova convergenza rosso-neroverde è offerta dalla riformulazione di determinate tesi di Blondet da parte di alcuni esponenti dell’ultrasinistra. Fatto che risulta evidente consultando il sito No Global http://www.edoneo.org o la pagina http://smart.tin.it/rancinis/ fiamma.html, in cui si trovano gli articoli del teorico italiano dell’alleanza «catto-islamista» contro i «decadenti» e i giudeo-massoni. Le posizioni di Blondet, infatti, sono abbastanza diffuse nella destra neopagana e integralista-cattolica italiana.
Esse hanno anche registrato una certa “rispettabilità”, da quando uno dei suoi principali rappresentanti, il cattolico convinto e un tempo membro della Nuova Destra e dell’Msi Franco Cardini, si è allontanato dagli ambienti radicali per divulgare le tesi negazioniste dell’11 settembre, filoislamiste e antisioniste sulla stampa nazionale o in opere collettive quali Zero, lavoro dedicato alla negazione degli attentati di Manhattan e del Pentagono del 2001 e scritto assieme a famosi esponenti dell’antiamericanismo e del revisionismo come Thierry Meyssan.
Cardini, docente di Storia medievale a Firenze, è stato membro del movimento transnazionale Jeune Europe fondato dal belga Jean Thiriart, ha studiato la mistica fascista e il sincretismo islamico e ha preso posizione contro le guerre in Afghanistan (2001) e in Iraq (2003) aderendo alla grande manifestazione unitaria del 13 dicembre 2003 promossa dal Campo Antimperialista. È stato direttore editoriale del mensile della Fondazione Federico II di Palermo, L’Euromediterraneo, e dell’Associazione culturale Identità Europea. Come molti antimperialisti e antisionisti formatosi nella Nuova Destra, egli promuove un’immagine positiva dell’Islam nel quale identifica, seguendo il pensiero di Guénon, sia una religione «tradizionale» sia, all’interno del mondo arabo, una zona di opposizione alla cultura imperialista, mondialista e materialista dell’Occidente americanizzato. Come hanno rivelato il settimanale Tempi e l’agenzia d’informazione Corrispondenza romana, Franco Cardini è corrispondente di Radio Teheran, nella sezione ufficiale di La Voce della Repubblica islamica, cioè la radio di Stato iraniana che trasmette tutti i giorni in lingua italiana da una capitale estera. Radio Teheran esiste dal 1995, ma sta acquisendo sempre maggiore peso grazie al rinnovato protagonismo internazionale del leader Ahmadinejad. Cardini esprime spesso il suo parere sulla Palestina, l’Iraq, «l’islamofobia» o la politica italiana. Autodefinitosi «uomo d’ordine e di destra» e spesso interpellato dal Secolo d’Italia, Cardini è stranamente risparmiato dalla sinistra ed è anche stato portato a esempio dal leader del Pd Walter Veltroni per i suoi attacchi ai tagli del governo alla scuola e all’università.
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