Se qualcuno dice che vuole la Palestina indipendente, ditegli che c'è già, da 21 anni 16/11/2009
REPETITA IUVANT
Cari amici, scusatemi, scusatemi tanto... ancora scombussolato per un incontro meraviglioso che ho fatto (ve lo racconterò domani) me ne sono dimenticato. Eppure è una cosa importante, importantissima. Ecco, scusatemi, ieri non vi ho avvertito che bisognava festeggiare. Grandi feste, balli e bandiere! Inni, canti e fuochi d'artificio! Preghiere e sorrisi! Non capite il perché? Davvero non ricordate - neanche voi? Un po' mi sento sollevato, ma è un peccato, davvero. Non sapete? Va bene, vi do un aiutino. Ieri era il 15 novembre... no? Non capite? Il 15 novembre non vi dice niente? 15 novembre 1988? No, non è la mia data di nascita, sono assai più vecchio. Davvero non sapete? Insomma, è come il 14 luglio per la Francia, il 4 luglio per l'America: la data di nascita! La dichiarazione di indipendenza! Di chi, dite voi? Ma della Palestina, perbacco, mica la fondazione di uno staterello di poco rilievo come la Cina o l'India. Bene, sappiatelo, ieri la Palestina ha compiuto 21 anni come stato autonomo. Complimenti, non ve n'eravate accorti accorti, ma come no, converrete, auguri... La Palestina è maggiorenne anche secondo i vecchi criteri italiani di quando eravamo piccoli. Grande! Tutto merito di questa dichiarazione di indipendenza... è un po' lunga, l'ha scritta quel verboso e assai sopravvalutato scrittore palestinese ("poeta nazionale") che si chiamava Mahmud Darwish; potete trovarla qui (http://www.mideastweb.org/plc1988.htm), ma solo in inglese. Vi annoierete un po', ma non posso esimermi dal tradurvene il punto centrale:
"Nel mentre il popolo palestinese riafferma nel modo più definitivo il suo diritto inalienabile alla terra del suo patrimonio; in virtù dei suoi diritti naturali, storici e legali e dei sacrifici delle successive generazioni che si sono sacrificate in difesa della libertà e dell'indipendenza della loro patria; in adempimento alle risoluzioni adottate dalla conferenze al vertice arabe e basandosi sull'autorità garantita dalla legittimità internazionale qual è incorporata nelle risoluzioni delle Nazioni Unite dal 1947. E nell'esercizio da parte del popolo arabo palestinese del suo diritto all'autodeterminazione, all'indipendenza politica e alla sovranità sul suo territorio, il Consiglio Nazionale Palestinese, in nome di Dio e in nome del popolo arabo palestinese, proclama qui lo stabilimento dello Stato di Palestina sul nostro territorio palestinese, con capitale Gerusalemme (Al-Quds Ash-Sharif)."
Grande Darwish, non tutti sono in grado di scrivere in un burocratese così puro. Comunque bravi bene bis. Tanti auguri. Dunque, vedete, c'è un sacco da festeggiare, esiste davvero lo stato palestinese, per la gioia degli eurarabi. Si è proclamato da solo: cogito ergo sum. Anzi no, chiacchiero ergo sum. Ma subito sono venuti 94 gli stati a riconoscerlo, ah potenza degli ideali islamici e comunisti. Oggi sono questi, è una lista istruttiva:
Africa: Algeria, Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Cameroon, Cape Verde, Central African Republic, Chad, Comoros, Republic of the Congo, Democratic Republic of the Congo, Djibouti, Equatorial Guinea, Ethiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Libya, Madagascar, Mali, Mauritania, Mauritius, Morocco, Mozambique, Namibia, Niger, Nigeria, Rwanda, Sao Tome and Principe, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Swaziland, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda, Zambia, Zimbabwe
America: Cuba, Nicaragua, Argentina Costarica Nicaragua Venezuela
Asia: Afghanistan, Azerbaidjan Bangladesh, Bhutan, Brunei, Cambodia, China (PRC), India, Indonesia, Korea (DPRK), Laos, Malaysia, Maldives, Mongolia, Nepal, Pakistan, Philippines, Sri Lanka, Tagikistanm, Turkmenistan, Turkey, Uzbekistan, Vietnam
Europa: Albania, Austria, Belarus, Bosnia, Bulgaria, Cyprus, Czech Republic, Hungary, Malta, Montenegro, Norway, Poland, Romania, Russia, Serbia, Slovakia, Sweden Ukraine, Vatican City
Medio Oriente: Bahrain, Egypt, Iran, Iraq, Jordan, Kuwait, Lebanon, Oman, Qatar, Saudi Arabia, Syria, United Arab Emirates, Yemen. Poi ci sono quelli che non riconoscono proprio la Palestina ma le danno uno stratus intermedio, da quasi-stato, come l'Onu, l'Unesco (e anche l'Italia). Ma lasciamo stare.
Bene, mi direte voi, se vi siete ripresi dalla lista. Ma allora perché oggi Abu Mazen minaccia di proclamare di nuovo lui lo stato palestinese senza fare più trattative con gli israeliani, El Fayyad dice che lo sta costruendo lui dal basso, Erekat dice che lavora una maggioranza alle Nazioni Uniti (che già c'è questo è chiaro)? C'è o non c'è? Perché torna fuori ancora questa indipendenza, se c'è già stata?
Mah, che volete... è una coazione a ripetere. O è propaganda, alla maniera di Goebbels: "ripetete tante volta una bugia e diventerà la verità"... Infatti, non è la prima volta che i palestinesi intendono ri-plocamare l'indipenmdenza (o la minacciano). Leggete qui per esempio il brano di un articolo di una fonte al di sotto di ogni sospetto (Repubblica del 10 settembre 2000, http://www.repubblica.it/online/mondo/statopal/stato/stato.html):
"GAZA - Yasser Arafat ha atteso fino all'ultimo. E ad appena due giorni dal 13 settembre, la data fissata da mesi per la proclamazione dello Stato palestinese ha ceduto. Il 13 non ci sarà nessun annuncio. Il Comitato centrale dell'Olp, il massimo organo di potere palestinese riunito da sabato a Gaza, ha scelto di rimandare la proclamazione di quella che dovrà essere la nuova Palestina. Una decisione sofferta per il leader dell'Olp, che già nel maggio scorso aveva dovuto rinviare l'appuntamento. Ma necessaria. Senza nessun accordo di pace con Israele la proclamazione di uno stato indipendente avrebbe rischiato di scatenare una guerra nei Territori Occupati, mettendo una pietra tombale sui negoziati di pace."
Già nel 2000 il Consiglio palestinese si era dimenticato dell'88 e voleva rifare l'indipendenza, come quelle ragazze del terzo mondo obbligate a ricostruirsi chirurgicamente la verginità per sposarsi. Ma avete notato l'ultima frase? Ecco, la situazione è ancora quella e Abu Mazen lo sa benissimo. Costruire uno stato palestinese indipendente per davvero senza un accordo con Israele vuol dire fare una guerra (e certamente perderla). Ma minacciarlo non costa niente e fa certamente fino. E neanche celebrare la dichiarazione originale costa molto, a parte un po' di memoria. Dunque vi raccomando, brindate (col debito ritardo, oggi per ieri) alla memoria della dichiarazione di indipendenza palestinese, delle sue straordinarie conseguenze storiche, della saggezza dei dirigenti palestinesi che fra un percorso di pace e uno di propaganda seguono sempre quest'ultimo, e anche di quel macellaio di Arafat che l'ha semi-proclamata un paio di volte. Ma, mi raccomando, niente alcolici, per correttezza islamica. Vi divertirete come a una seduta spiritica. E se qualcuno dice che vuole la Palestina indipendente, ditegli che c'è già, da 21 anni. Per finta, naturalmente. Ma questo lo sanno loro per primi. Se no non farebbero questi spettacoli