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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Rina Frank, Vite fragili 16/11/2009

Vite fragili                            Rina Frank
Traduzione di Alessandra Shomroni
Fanucci                                 Euro 17

Il suo primo romanzo “Ogni casa ha bisogno di un balcone” è diventato un caso letterario vendendo più di centomila copie in Israele e scalando in Italia la classifica dei libri più venduti, un successo riconfermato dal suo secondo romanzo “Ti seguirò a occhi chiusi”. In questi giorni Rina Frank, scrittrice israeliana nata nel 1951 a Wadi Salib, un quartiere di Haifa, torna al pubblico italiano con “Vite fragili” magistralmente tradotto da Alessandra Shomroni. Prendendo spunto da vicende reali - per scrivere il romanzo ha lavorato in un chiosco – l’autrice racconta con stile scorrevole e diretto storie di esistenze difficili contraddistinte da tossicodipendenza, fatica, disagio ma anche speranza e in qualche caso vittoria. Sono cronache di vita quotidiana che all’apparenza non si incrociano ma alla fine diventano parte di un destino comune, pur conservando la propria specificità. In questo affresco si delinea la vita di Daniel, un giovane caduto nella spirale della droga, nato a Ra’anana in una famiglia di religiosi disgregatasi a causa delle crisi depressive della madre che lo hanno condotto all’età di nove anni in un istituto religioso. Nel collegio Daniel si trova a fronteggiare la violenza degli educatori che impongono la disciplina con l’ausilio delle botte; nel giorno del Kippur, che prevede il digiuno, Daniel disobbedisce e si macchia l’abito di succo di frutta scatenando la rabbia del direttore che lo punisce picchiandolo in testa con il libro di preghiere. Una volta adulto Daniel, che cerca di uscire dal tunnel della droga adattandosi con fatica alle regole di una comunità, si innamora di Revital, una donna forte e dalla volontà di ferro con un marito, Arie, con problemi di droga che allontana da sé e dal figlio, affinché il piccolo non riceva esempi negativi per la sua formazione. Yachi è un bambino maturo e responsabile che rappresenta un “investimento” per Revital. A lui tutto sacrifica: la sua vita privata, il suo tempo e il suo denaro. E per lui si adatta a fare sia la cameriera dal padre Rachmo, sia l’estetista invitando le clienti in casa. Su tutti emerge un personaggio di grande integrità morale, Ben-Avner cresciuto anch’egli in una famiglia disgregata ma con un padre presente e affettuoso. La rigida disciplina militare - che ha forgiato la sua esistenza - lo ha portato naturalmente a scegliere la professione di poliziotto, un mestiere a cui ha dedicato la vita e per il quale ha sacrificato la famiglia. La sua passione per il lavoro lo ha messo in cattiva luce con i colleghi e per questo ha perso il posto dovendosi poi adattare al ruolo di sorvegliante in un centro commerciale. Ora è un tipo strano che vigila sui più deboli offrendo loro protezione e conforto. Chaiim chevirim è lo straordinario spaccato di vita israeliana nel quale l’autrice come altri scrittori israeliani, Kenaz e Liebretch, sceglie di allontanarsi dalla Storia per narrare un universo variegato, fatto di rapporti personali e familiari complessi, pieno di contraddizioni ma pervaso da un’inesauribile voglia di vivere. E lo fa con una sapienza narrativa e una sensibilità che toccano il cuore regalandoci un romanzo che va letto per capire e per non giudicare perché a tutti può capitare di essere “fragili” nella vita.

Giorgia Greco


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