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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
12.11.2009 D'Alema ministro degli Esteri UE ?
Maurizio Caprara riporta i pareri contrari di Fiamma Nirenstein, Margherita Boniver, etc. + la cronaca di Menachem Gantz

Testata: Corriere della Sera
Data: 12 novembre 2009
Pagina: 17
Autore: Maurizio Caprara- Menachem Gantz
Titolo: «Sul candidato italiano dubbi dalle donne del Pdl»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/11/2009, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Caprara dal titolo "Sul candidato italiano dubbi dalle donne del Pdl".

La candidatura di Massimo D'Alema come ministro degli Esteri della UE non ha raccolto consensi ovunque. Nell'articolo si leggono le posizioni di alcuni politici italiani contrari. L' unico quotidiano a riportare le dichiarazioni di Israele è stata REPUBBLICA, nell'articolo di Andrea Bonanni, a pag. 11.
Il sottotitolo dell'articolo recita : "
Il 19 la scelta. Israele: l'italiano ci creerebbe dei problemi ". Nell'articolo si legge, nella parte finale " Ieri il principale giornale israeliano Yediot Ahronot ha scritto che sia la nomina di D' Alema sia quella di Miliband sarebbero «problematiche» per il governo di lsraele. E ha accusato D'Alema di essere «un filo-arabo che non ha mai celato le sue posizioni» pur riconoscendo che l'atteggiamento ufficiale del governo ebraico è quella di non interferenza negli affari europei ". La posizione del governo di Israele è di non interferenza negli affari europei. Yedioth Aharonot ha solo descritto D'Alema per ciò che è. Ecco l'articolo di Maurizio Caprara, al quale facciamo seguire la traduzione in italiano dell'articolo di YEDIOT AHARONOT di Menachem Gantz.

ROMA — Prima degli esa­mi pubblici che vorrebbe la Polonia per i candidati alla ca­rica di alto rappresentante del­l’Unione europea per gli Affa­ri esteri e la politica di Sicurez­za, non ancora previsti, Massi­mo D’Alema, Pd, è stato sotto­posto ieri a un assaggio di pro­va nelle commissioni Esteri di Senato e Camera. Fiamma Nirenstein, deputata del «Po­polo della libertà» di religio­ne ebraica, ha sostenuto che sì, l’ex presidente del Consi­glio ha un curriculum adatto per l’incarico dell’Ue aggiun­gendo: «Però non vedo come D’Alema potrebbe essere il grande, equilibrato mediato­re dell’Europa nel conflitto mediorientale». Critiche simi­li da Margherita Boniver, stes­so partito. «Non ho citato la passeggiata di D’Alema a Bei­rut nel 2006 con uno di Hezbollah, ma a quello mi rife­rivo », diceva Nirenstein al­l’uscita.

L’assaggio di esame, per D’Alema, è stato in contuma­cia. L’aspirante alto rappresen­tante era altrove. La sua dife­sa, d’ufficio, l’ha compiuta Franco Frattini, Pdl. Da Bru­xelles, D’Alema sarebbe capa­ce di rappresentare «tutte le sensibilità europee», è stata la tesi del ministro degli Este­ri. Presto, se D’Alema sarebbe equilibrato tra palestinesi e israeliani, tra arabi e Stato ebraico è diventata materia di discussione anche fuori.

Tra gli israeliani c’è chi non esclude che risparmiando
ostacoli a D’Alema si possa ri­petere quanto si ottenne da Gianfranco Fini: quando nel 2003 fu accolto a Gerusa­lemme l’ex capo di un partito con radici fasciste come il Mo­vimento sociale, aiutandolo a darsi un nuovo profilo, lo si fece scommettendo che sareb­be risultato uno degli alleati più attivi. Così è stato. In pub­blico, l’ambasciatore a Roma Gideon Meir ha sottolineato l’estraneità del suo Paese alle cariche europee, senza attac­care D’Alema. Nirenstein, che abitava in Israele, si è mossa in altro modo.

Il candidato per l’Ue che vie­ne dal Pd otteneva ieri scudi dal centro-destra. «Ogni posi­zione è legittima, si figuri se non capisco quella di Niren­stein.
Ma adesso bisogna fare 'sistema-Paese'», ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa, uno degli addetti ai lavori ascoltati dal Corriere.

«Nirenstein? Parere persona­le », affermava Fabrizio Cic­chitto, capogruppo del Pdl al­la Camera. In una inusuale sin­tonia con un avversario, Anto­nio Di Pietro: «Da ex ministro degli Esteri e uomo delle isti­tuzioni, D’alema ha la qualità per non far fare brutta figura all’Italia». Pier Ferdinando Ca­sini, Udc: «D’Alema mandò i militari in Libano facendo un favore a Israele e agli arabi. E’ il candidato ideale». Giudizio simile da Marta Dassù, già consigliere di D’Alema a Palaz­zo Chigi: «Il governo israelia­no tiene e a quei soldati, lo di­mostra la fiducia risposta nel generale Graziano».

Non un coro, tuttavia. L’ex ministro della Difesa Arturo Parisi, Pd, non ha nascosto difficoltà di D’Alema: «E’ un politico puro, può sostenere anche altre linee tenendo con­to delle evoluzioni della real­tà. Crede in alcune, presenti nel centro-sinistra, che ha esi­tato a riproporre nel tempo. Che Nirenstein lo ricordi indi­ca che una parte del mondo ebraico non gradisce». Lo pen­sa anche Furio Colombo, Pd: «A ogni candidato può esser mancata equidistanza. Ho un giudizio vicino a quello di Ni­renstein. Non so se lo utilizze­rei se fossi in una giuria».

Yediot Aharonot-Menachem Gantz: "Il dilemma D'Alema "

In base alla Convenzione di Lisbona, la prossima settimana i leader degli Stati europei assegneranno le cariche più alte dell'Unione Europea. A partire dal mese di dicembre, gli europei cominceranno ad abituarsi a sentire discorsi di un Presidente dell'Europa, mentre nel Medio Oriente e nel resto del mondo si verrà a conoscere un Ministro degli Esteri europeo, che sarà eletto per un periodo di cinque anni

Il nuovo Ministro degli Esteri europeo sostituirà Javier Solana, responsabile della politica estera dell'UE, e raggiungerà, grazie al nuovo incarico, una posizione di particolare rispetto ed influenza. Nelle speculazioni sulla nomina si trova in prima posizione, con un netto distacco sugli altri, il Ministro degli Esteri inglese, David Milliband. Sorprendentemente, a contendergli la carica è l'ex Presidente del Consiglio ed ex Ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema. A Gerusalemme si dice che entrambi i candidati, che provengono dalla sinistra europea, possono essere definiti "problematici" dal punto di vista di Israele. L'origine ebraica di Milliband, temono a Gerusalemme, potrebbe spingerlo – a dispetto – verso posizioni molto dure e critiche, mentre il candidato italiano, distintamente pro-arabo, non ha mai tenuto nascoste le sue posizioni. Dal suo punto di vista non c'è alcuna differenza tra Israele e Hamas, e anche con Hezbollah bisogna imparare a convivere. -

La candidatura di D'Alema si è resa possibile dopo che il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha deciso sorprendentemente di appoggiare la sua nomina, malgrado sia uno dei suoi più accaniti rivali. Persistono i dubbi sulla sincerità di Berlusconi nella sua disponibilità a sacrificare una posizione europea così importante, a spese di un eventuale rappresentante del suo partito. Tuttavia, il Don Giovanni italiano ha ribadito lunedì sera, in una cena ufficiale a Berlino, che spera che D'Alema venga eletto.

 Se D'Alema verrà effettivamente eletto, Berlusconi potrà festeggiare doppiamente. In primo luogo, avrà spedito a Bruxelles un suo rivale, costringendo l'opposizione ad abbassare i toni delle critiche nei suoi confronti. In secondo luogo, il populismo di Berlusconi gli prescrive di apparire come un patriota. 

 La posizione di Berlusconi è stata uno dei due principali ostacoli che D'Alema ha dovuto affrontare nella corsa verso l'alta carica. Dal momento che è riuscito a conquistare lo stivale, non gli resta che conquistare il continente. Da politico navigato, capisce che il prossimo ostacolo è Downing 10 a Londra. Se, contrariamente alle previsioni, Tony Blair dovesse tornare nella borsa dei nomi proposti per la carica di Presidente d'Europa e Gordon Brown dovesse impuntarsi nel volere Milliband alla guida della politica estera europea, caleranno le possibilità di D'Alema di essere eletto, poiché sarà eletto un singolo rappresentante della sinistra europea ad una delle due cariche.

Per il momento, D'Alema sta conducendo una campagna esemplare. Per suscitare interesse, ha costretto tutti i suoi naturali oppositori a fare dichiarazioni, e con ciò li ha di fatto neutralizzati. I polacchi, mediante il loro rappresentante a Bruxelles, non hanno nascosto la loro disapprovazione per il candidato ex-comunista. D'Alema ha chiesto di sapere qual'è veramente la posizione del Ministero degli Esteri a Varsavia e ha ottenuto una smentita: "Questa non è la posizione ufficiale del Governo". 

 Da lì D'Alema si è rivolto ad Israele. "È lusinghiero essere interpellati in materia", ha detto l'Ambasciatore d'Israele in Italia, Gideon Meir, il quale ha avuto colloqui con D'Alema e con gli esponenti del suo partito che stanno conducendo la sua campagna, "ma noi non abbiamo alcun desiderio di intrometterci negli affari di altri Paesi". Meir ha spiegato che Gerusalemme non dimentica mai che qualsiasi campagna elettorale ha anche il suo giorno dopo. Anche dagli ebrei d'Italia, con i quali D'Alema ha rapporti particolarmente tesi, egli è riuscito a strappare una dichiarazione da cui non traspare che ci sia un fronte aperto contro di lui.

 Qualora D'Alema venisse eletto alla carica, Israele potrebbe attendersi di dover affrontare iniziative europee, forse addirittura indipendenti, che non saranno di suo gradimento. Alla domanda se sia possibile che, nella sua nuova posizione, D'Alema cambi e cerchi di condurre una politica – sia pure apparentemente – equilibrata, si potrebbe rispondere con la fiaba della formica e dello scorpione. "Perché mi hai punto proprio mentre mi portavi sull'altra sponda del fiume?", chiede la formica, e lo scorpione risponde, "Perché questo è il mio carattere".

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