E'già esaurita la prima edizione di " Non smetteremo di danzare " di Giulio Meotti, edizioni Lindau. La seconda edizione è in arrivo. Pubblichiamo la rencensione di Angelo Pezzana:
E’ il salmo 30,11 “ tu hai mutato il mio dolore in danza “, che ha suggerito a Giulio Meotti il titolo del suo libro “ Non smetteremo di danzare”, un atto d’amore verso un paese che ha attraversato guerre, attentati, massacri per tutelare uno Stato sognato per duemila anni e poi, finalmente, realizzato. Oltre alla speranza, il legame che ha tenuto insieme un popolo, sperduto nella diaspora, va aggiunto il coraggio, quella qualità che ha segnato tutti i padri fondatori dell’Israele che noi oggi conosciamo. Quel coraggio che si è trasmesso alle generazioni successive - è anche il leit motiv del bellissimo libro di Meotti - e che ha permesso al popolo d’Israele di affrontare e sconfiggere ogni tentativo di piegarne la volontà. Un obiettivo fallito, perchè dopo ogni spargimento di sangue, dopo il dolore, le lacrime davanti a quelle bare, sovente avvolte con una bandiera, la vita riprendeva ancora con maggiore forza di prima.Si conoscono questi espisodi, purtroppo così ricorrenti nella storia di Israele, ma mai prima d’ora erano stati raccolti e raccontati in un libro che li presenta non soltanto nella loro crudeltà, ma cerca di spiegarli collegandoli alla storia del popolo stesso, dalle persecuzioni dell’ “odio antico”, fino al moderno antisemitismo, trasformatosi in antisionismo dopo la fondazione dello Stato. Non è un caso che Meotti titoli l’introduzione “ I sommersi d’Israele”, con quella parola che ricorda l’ultimo scritto di Primo Levi. Sommersi e non salvati, perchè uccisi da un nuovo nemico che crede nella stessa ideologia che fu alla base delle teorie naziste, e ne copia il lugubre linguaggio. Israele è l’unico paese al mondo nel quale madri e padri seppelliscono i loro figli, bruciati vivi nel rogo di un autobus o dentro una discoteca, sono questi gli atti di terrorismo della seconda intifada, quella caratterizzata dai palestinesi-suicidi che si facevano esplodere anche nei bar e nei ristoranti, sempre pieni di giovani. Meotti li racconta, partendo dalla strage ai giochi olimpici di Monaco del 1972, fino agli episodi più recenti, per fortuna decimati dalla costruzione della barriera di sicurezza. “E’ gente che dal lavoro,da un negozio,da una fermata dell’autobus, da uno scuolabus o da un cinema è andata all’altro mondo, polverizzati dall’esplosione. Ebrei il cui unico crimine era vivere vite ordinarie in un paese straordinario”, scrive Meotti. Non smetteremo di danzare ci racconta le storie, tantissime, di uomini e donne, di giovani, e vecchi dalle memorie di un tragico passato, facendole rivivere nella mente e nel cuore del lettore, catturandone con grande abilità narrativa l’attenzione. Per chi non è mai stato in Israele, il libro è anche una guida per capire la mentalità, gli usi, i costumi del paese, come se fosse una enciclopedia di nomi legati ai fatti che li riguardano. Meotti è molto bravo nell’accostare pezzi di storia israeliana ed europea accanto ai protagonisti, le tragedie degli attentati accanto alle reazioni dei sopravvissuti, Ne viene fuori un quadro assolutamente originale di un paese che suscita pregiudizi e ostilità al solo pronunciarne il nome, ma anche amore e passione da chi non è prigioniero di quell’odio antico che purtroppo è ancora fra noi. Un amore che Meotti sa comunicare, apparentemente attraverso storie colme di dolore, ma che in realtà ci fanno capire quanta forza e coraggio formino la radice di quel miracolo che una generazione di eroi ha saputo creare, cambiando il destino di un intero popolo.
Angelo Pezzana