Yemen e Somalia. Nessun pacifista si lamente delle guerre in corso. Perchè?
Cari amici, ci sono le notizie che la stampa deforma o rovescia, e di queste Informazione Corretta vi dà abbondante notizia. Poi ci sono quelle di cui non parla affatto e ovviamente sono le più difficili da correggere.
Per esempio, i rapporti fra Iran e il resto del mondo islamico sono difficili, lo sapete (a parte i suoi clienti siriani e la Turchia, candidata a entrare nell'Unione Europea, che tratta Ahamadinedjad da "amico e fratello" - anche questa è una cosa che la stampa non dice; del resto la Turchia ospita questa settimana i lavori dell'Organizzazione della Conferenza Islamica, il nuovo emirato). Non è solo Israele che teme l'armamento nucleare iraniano, ma tutto il mondo sunnita, Egitto e Arabia saudita in testa. I paesi sunniti sarebbero felicissimi di un attacco israeliano, salvo poi denunciarlo come inumano e trovare un Goldstone che lo condanni.
Ma voi sapete che Arabia Saudita e Iran si stanno già scontrando militarmente, con missili, aerei, carri armati e quant'altro? No, non potete saperlo, perché è una storia che non racconta nessuno. Accade nello Yemen, quel paese in fondo all'Arabia Saudita che a noi sembra piccolo sulla carta in confronto all'immenso vicino, ma ha una superficie doppia dell'Italia (e trenta volte più grande di Israele...). Da qualche mese vi si sviluppa una guerriglia sciita, gli Houthi; che sono armati e addestrati dall'Iran, forse anche guidati sul campo da ufficiali iraniani. L'esercito yemenita ha devastato selvaggiamente la regione in cui si muovono, ma senza riuscire a eliminarli. Un paio di giorni fa è intervenuta l'Arabia Saudita, col pretesto dell'uccisione di una guardia di confine, e ha attaccato i ribelli con aerei F 15 e Tornado, entrando in territorio yemenita con una spedizione di fanteria corazzata, a quanto pare con il consenso del governo yemenita. "Questa non è un'azione mordi e fuggi, resteremo qui tutto il tempo che serve per ripulire il terreno dai ribelli," ha dichiarato una fonte saudita secondo l'agenzia Debka.
Vi meravigliate di questa guerra clandestina e violentissima, di cui nessun pacifista si lamenta? Fate male perché i bravi popoli del Terzo Mondo, islamici o meno, si impegnano con la massima buona volontà in questi conflitti locali, tribali, religiosi, etnici. Se le danno di santa ragione e non hanno certo limiti umanitari. Se volete un esempio, pensate alla Somalia. Ma se non c'è l'Occidente da biasimare, perché parlarne? La gente potrebbe confondersi e pensare che i mali del mondo non siano solo colpa dell'imperialismo, che la Dar al Islam, la casa dell'Islam non sia quel regno della pace che promettono, insomma potrebbe pensare con la sua testa. E questo è sempre male, no?
Ugo Volli
PS: C'è un'altra cosa che sta accadendo in Yemen in questi giorni, senza che i giornali ne parlino (ma Informazione Corretta l'ha fatto con due begli interventi di Federico Steinhaus e Deborah Fait) ed è l'esilio obbligato degli ultimi superstiti di una fiorente comunità ebraica che risaliva a due o tremila anni fa, ai tempi del regno di Salomone e della regina di Saba). La comunità yemenita è stata importantissima, come quelle babilonese, egiziana, libanese e siriana, libica, persiana, marocchina e tunisina, eccetera, tutte estinte salvo le ultime tre ridotte ai minimi termini. Milioni di persone sono state cacciate dalle città dove abitavano da sempre, tesori artistici e bibliografici straordinari sono stati distrutti, costumi e comunità annullati, molti uccisi feriti e minacciati per scatenare il terrore. E' un genocidio culturale che si può paragonare alla Shoà. I tedeschi e i loro volonterosi collaboratori dell'Est europeo hanno distrutto il mondo askenazita sterminandolo; i dirigenti arabi subito dopo hanno tolto di mezzo l'ebraismo sefardita con meno morti, ma con la stessa volontà di distruzione. La differenza è che i tedeschi hanno perso la guerra e i loro nuovi dirigenti hanno chiesto scusa, il popolo tedesco sembra aver capito la propria colpa. Gli islamici invece non l'hanno fatto e non si sognano di accettare la colpa del genocidio del loro ebraismo, anzi sono sempre più antisemiti, odiatori degli ebrei e non solo di Israele, proprio mentre mantengono aperta e senza soccorso da sessant'anni la ferita dei campi profughi palestinesi per non chiudere la questione con Israele. I rifugiati palestinesi o i loro eredi andranno forse compensati per aver pagato il prezzo della politica suicida dei loro dirigenti. Ma chi dei valorosi difensori dei diritti umani chiederà di compensare gli esuli cacciati da Gheddafi o da Khomeini, da Bagdad o da Saana?
uv