Abbiamo perduto la Turchia ? Se lo chiede Antonio Ferrari sul CORRIERE della SERA di oggi, 08/11/2009, a pag. 10. Una domanda retorica, supponiamo, in quanto è da mo' che la Turchia ha scelto la strada dell'islamismo. L'unico vantaggio è che adesso il no al suo ingresso in Europa non è più in discussione. E' vero che così si abbandona metà del paese, certamente laico, nelle mani di Erdogan, ma non c'è altra via d'uscita. O almeno ci sarebbe, un colpo di stato dei militari, da sempre garanzia dell'eredità laica di Ataturk, che però tacciono. Al commento di Ferrari segue la cronaca di Monica Ricci Sargentini a pag 12.
Antonio Ferrari: " A Istambul Bashir e Ahmadinejad, abbiamo perduto la Turchia " ?
Recep Erdogan
Parlare di imbarazzo è voler minimizzare. Perché la luna di miele del premier turco Recep Tayyip Erdogan con i Paesi islamici, soprattutto radicali, si «impreziosisce» di un nuovo capitolo. A Istanbul, oggi, si riunisce il vertice dell’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci), e tra gli invitati, oltre all’iraniano Ahmadinejad e al siriano Assad, vi è anche un leader inseguito da un mandato di cattura internazionale per genocidio: il presidente del Sudan Omar el-Bashir, l’uomo delle stragi nel Darfur.
Chiariamo subito che l’invito non è partito da Ankara, e il padrone di casa, il presidente Abdullah Gul, si è subito schermito: «Questo non è un incontro bilaterale! ». Come dire: chiedete all’Oci, noi siamo soltanto il Paese che ospita la conferenza. Vero, ed è anche vero che Ankara non ha mai sottoscritto lo Statuto di Roma, che stabilisce le competenze della Corte penale internazionale, l’istituzione che ha ordinato l’arresto di el-Bashir. Ma a Erdogan non può sfuggire che l’ospitalità al presidente sudanese, assieme a quella di Ahmadinejad, è quantomeno imbarazzante: preoccupa gli Usa e irrita l’Ue, dove la Turchia vorrebbe entrare. È quindi evidente che la conferenza è un nuovo ostacolo sul cammino di Ankara.
Un ostacolo voluto dallo stesso Erdogan? Forse. Perché le ipotesi sono tre: la Turchia, vista la disaffezione dell’Ue, se ne allontana. Quasi un prologo al rifiuto di chi non la vuole; Ankara alza scientemente e cinicamente il prezzo — gelo con Israele e sorrisi ai Paesi islamici più oltranzisti — , lasciando intendere che tenerla fuori dall’Ue diventerebbe un problema molto serio; Erdogan vuole proporsi come l’unico leader musulmano che può piegare a più miti consigli i Paesi più radicali. Calcolo azzardato, quest’ultimo, che non convince gli oppositori interni e persino alcuni esponenti del suo stesso partito islamico moderato Akp, che ha la maggioranza dei consensi. All’estero domina l’apprensione, per non dire il fastidio.
Monica Ricci Sargentini: " Il ricercato Bashir a Istambul, l'UE protesta con la Turchia "
Il Presidente Gul a sin. poi Omar El Bashir
Omar Hassan el-Bashir arriverà oggi in Turchia. Ma quando il presidente sudanese, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, atterrerà all’aeroporto di Istanbul non ci sarà nessuno ad arrestarlo. Ankara, infatti, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di eseguire il mandato di cattura spiccato il 4 marzo scorso dalla Corte Penale Internazionale per i massacri nel Darfur. «Bashir— ha spiegato il presidente turco Abdullah Gül — verrà qui per un summit organizzato dall’Organizzazione della Conferenza Islamica (Oci), non è un incontro bilaterale, questo dovrebbero capirlo tutti».
L’Unione Europea, però, non ha gradito e ha invitato Ankara a tornare sui suoi passi. Un rappresentante dell’ambasciata svedese, che ha la presidenza di turno dell’Unione, si è recato ieri al ministero degli Esteri per manifestare le preoccupazioni di Bruxelles. Negli ambienti diplomatici si vocifera anche di una nota diplomatica, firmata Ue, finita sul tavolo del ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu. L’interessato smentisce ma il presidente Gül reagisce stizzito alle pressioni europee: «Perché mai stanno interferendo?». Nonostante le promesse di Erdogan, la Turchia non ha mai ratificato lo Statuto di Roma che definisce la giurisdizione e il funzionamento della Corte dell’Aja, ma un Paese candidato a diventare membro dovrebbe comunque rispettare gli accordi internazionali siglati dalla Ue.
L’arrivo al vertice dell’Oci di Bashir (insieme a quello di Ahmadinejad) va ad alimentare le preoccupazioni dell’Occidente sulla politica estera del governo di Erdogan che, il mese scorso, ha impedito all’aviazione israeliana di prendere parte a un’esercitazione della Nato in territorio turco, ha intensificato le relazioni con la Siria e ha difeso la politica di Teheran sul nucleare. Le relazioni tra Ankara e Gerusalemme sono così tese che, per due giorni di seguito, l’ambasciatore di Gerusalemme, Gabby Levy, è stato accolto da cittadini che urlavano «Israele assassino» e gli lanciavano uova. Un clima impensabile solo qualche mese fa in un Paese membro della Nato, considerato un fedele alleato dell’Occidente. Ma Erdogan ha liquidato così il sospetto che il suo partito filoislamico stia allineando la Turchia alle posizioni dei Paesi arabi: «Noi — ha detto — abbiamo un occhio che guarda ad Ovest e uno ad Est». Washington e Bruxelles, spiegano fonti del ministero degli Esteri turco, dovrebbero considerare «una grande risorsa che il nostro Paese abbia buoni rapporti con tutti i suoi vicini».
Fatto sta che per Bashir quella di oggi sarà la terza visita in Turchia negli ultimi 18 mesi, la prima da quando è diventato un ricercato. Il presidente sudanese non sembra aver paura di essere arrestato. Da marzo ad oggi è volato in Eritrea, in Libia, in Egitto, in Qatar, dove si è seduto a pochi metri dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, e ha compiuto un pellegrinaggio alla Mecca. Persino gli Stati Uniti, con la presidenza Obama, hanno cambiato politica nei confronti del Sudan avviando un dialogo con il governo. «Accogliere o no Bashir è una scelta che spetta alla Turchia », ha commentato ieri il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ian Kelly. E Ankara ha buoni motivi per aprirgli le braccia: i suoi interessi economici e petroliferi in Sudan sono molto solidi.
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