La candidatura di Massimo D'Alema a Ministro esteri UE L'opinione di Informazione Corretta
Testata: Informazione Corretta Data: 06 novembre 2009 Pagina: 1 Autore: Informazione Corretta Titolo: «La candidatura di Massimo D'Alema»
Massimo D'Alema in un fotomontaggio
Continuano sui giornali di oggi, 06/11/2009, cronache e opinioni sulla candidatura a Ministro degli Esteri dell'Unione europea di Massimo D'Alema. L'obiezione più forte, per chi è contrario, sembra essere il suo passato comunista. Non siamo d'accordo. Non è il passato che ci preoccupa, la politica italiana ospita eccellenti figure, talune di primissimo piano, per tutte citiamo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che svolgono il loro compito in modo esemplare, pur avendo vissuto decenni con in tasca la tessera con falce e martello. Soprattutto gli ex comunisti, diciamo quelli che hanno cambiato radicalmente campo, si distinguono per la loro leale lontananza da nostalgie trinariciute. E' il presente di Baffino che ci fa stare dalla parte di chi dice con forza no, senza esitazioni. L'Unione europea ha già di suo una politica estera più che ondivaga, perchè a guidarla arrivi un ex PCI da sempre legato a filo doppio con la parte più estremista del mondo arabo, da Arafat in avanti, mai una presa di distanza verso il terrorismo palestinese, sempre pronto a giustificarne le azioni. Mai una parola o un rigo di condanna. Fino a shierarsi apertamente persino con un movimento terrorista come Hezbollah. Non essendo nazionalisti, non proviamo, a differenza di altri, nessun brivido di orgoglio nel vedere un "italiano" candidato a quella carica. Ci starebbe bene un boemo piuttosto che un inglese, essendo la persona e non la nazionalità a contare. E la persona D'Alema non è adatta a quella carica. In particolare di questi tempi, con l'Iran che minaccia il mondo intero, non solo Israele, mentre la crisi mediorientale si sta avviando ad un futuro che richiede un fronte occidentale unito per aiutare chi lotta e difende le libertà democratiche, contro il possibile prevalere degli Stati autoritari e dittatoriali. A questi ultimi D'Alema sorride troppo e troppo spesso. Con i primi, Israele in testa, ha saputo soltanto mostrare ostilità pregiudiziale. Per questi motivi ci auguriamo che gli apprezzamenti nei suoi confronti che abbiamo letto stamane, alcuni sorprendenti, siano stati dettati unicamente dal fair play diplomatico. La troppa eleganza nello stile spesso porta a risultati disastrosi.