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B.Lewis e S.Huntington 20 anni fa 05/11/2009
Sono passati 20 anni, ma i testi di Bernard Lewis e Samuel P. Huntington
sono  quanto mai attuali, ve li mando per i lettori di informazione corretta
lettera firmata
ringraziamo il nostro lettore, per chi volesse approfondire, il libri di Bernard Lewis si trovano nella sezione " Libri Raccomandati " e " Letti & Commentati " IC redazione



Bernard Lewis è uno dei piu eminenti esperti sul Medio Oriente.

L'autore di decine di libri sulla regione, è attualmente professore emerito presso l'Università di Princeton.

The Roots of Muslim Rage

 

Questo articolo apparve per la prima volta nel settembre 1990 di The Atlantic Monthly.


LE RADICI DELLA RABBIA MUSULMANA

 

“Uno scontro di civiltà


Le origini della laicità in Occidente, possono essere trovati in
due circostanze, nei primi insegnamenti cristiani e,
ancora di più, nell'esperienza, che ha creato due istituzioni,
Chiesa e Stato, e nei conflitti che in seguito la religione cristiana ha guidato i due concetti.

 

I musulmani, inoltre, avevano i loro contrasti religiosi, ma non c'è nulla di remoto che si avvicini alla ferocia delle lotte cristiane tra protestanti e cattolici, che hanno devastato l'Europa cristiana nei secoli XVI e XVII e, infine, ha guidato i cristiani alla disperazione per evolvere una dottrina della separazione della religione dalla stato.

 

Solo privando le istituzioni religiose di potere coercitivo, sembrava, potrebbe frenare la cristianità dall'intolleranza e lapersecuzione omicida che i Cristiani avevano posto per i seguaci di altre religioni e, soprattutto, su coloro che professavano altre forme alla loro.


I musulmani non hanno bisogno di tali esperti e dove non si è evoluta tale dottrina. Non è stato necessario per il secolarismo nell’Islam, e anche il suo pluralismo era molto diverso da
quella del pagano impero romano, così vividamente descritto
da Edward Gibbon, quando ha osservato che i vari modi di culto, che ha prevalso nel mondo romano, sono stati tutti considerati dal popolo, come altrettanto vero; dal filosofo, come ugualmente false, come dal magistrato, altrettanto utile.

l'Islam non è mai stato preparato, né in teoria né in
pratica, ad accordare piena uguaglianza, ad chi ha altre credenze e praticato altre forme di culto. Esso ha, tuttavia, concesso ai titolari di verità parziali di una certa pratica,così come la tolleranza teorica,raramente in parallelo nel mondo cristiano fino
a che l'Occidente non ha adottato una misura di secolarismo nel tardo Seicento e diciottesimo secolo.


In un primo momento la risposta musulmana alla civiltà occidentale
è stato uno stato di ammirazione e di emulazione, un immenso
rispetto per i risultati del West, e un desiderio di imitare e di adottarlo. Questo desiderio nasce da una forte e crescente consapevolezza della debolezza, della povertà, e l'arretratezza del mondo islamico rispetto con l'avanzare dell’Occidente.

La disparità è venuta apparentemente sul campo di battaglia, ma ben presto estesa ad altre,nei campi dell'attività umana. Scrittori musulmani hanno osservato nonchè descritto la ricchezza e il potere d'Occidente, la sua scienza e la tecnologia, la sua fabbrica, e le sue forme di governo.

Per un certo tempo il segreto del successo Occidentale
è stato visto a mentire in due realizzazioni:

avanzamenti economici e in particolare nell'industria; la politica
delle istituzioni e in particolare la libertà.

Diverse generazioni di riformatori e modernizzatori hanno cercato di adattare questi e introdurre nei loro paesi proprio nella speranza che avrebbero in tal modo essere in grado di raggiungere la parità con l'Occidente e, forse, ripristinare la loro superiorità perduta.


Nel nostro tempo il proprietario di questo stato d'animo di ammirazione e di emulazione ha, tra molti punti di vista dei musulmani, ceduto il passo a uno di ostilità e rigetto.

In parte questo stato d'animo è sicuramente quello delle istituzioni politiche che erano importate da ovest, sono stati screditate, essendo
state giudicati non dal loro Ovest originale, ma dalle loro locali
imitazioni, a causa di un sentimento di umiliazione, una crescente presa di coscienza, tra gli eredi di un vecchia, orgogliosa, e lungo dominante
civiltà, di essere stato superato, dominati, e sopraffatti da quelli che essi consideravano come loro inferiori.

 

In parte questo stato d'animo è a causa di eventi nel Mondo occidentale stesso. Un fattore di grande importanza è stato certamente l'impatto delle due grandi guerre suicide, in cui la civiltà occidentale si distingue, portando distruzioni incalcolabili alla propria e degli altri popoli, e in cui i belligeranti hanno condotto un immenso sforzo di propaganda, nel mondo islamico e altrove, di screditare e di compromettere l'altro.

Il messaggio ha portato e trovato molti ascoltatori, che sono stati tutti i più pronti a rispondere in che la loro esperienza di vivere all’Occidentale non era felice.

L'introduzione di metodi commerciali, finanziarie e metodi industriali ha effettivamente portato grande ricchezza, ma maturati nel trapiantato occidentale dei membri delle minoranze occidentalizzati, e solo ad una
piccolissima minoranza tra la popolazione musulmana.


Nel tempo questi pochi, sono diventati più numerosi, ma sono rimasti isolati dalle masse, diverse da anche nel modo di vestire e lo stile di vita.
Inevitabilmente erano visti come agenti di e collaboratori, con ciò che è stato, ancora una volta considerato come un mondo ostile. Anche le istituzioni politiche che erano venute da Occidente vennero screditati, ad essere giudicato non dai loro originali occidentali, ma dalle loro locali imitazioni, installate da entusiasti riformatori musulmani.
Questi, che operano in una situazione al di là del loro controllo,
utilizzando importati e metodi inadeguati che non comprendono appieno, non erano in grado di far fronte alla rapida crisi di sviluppo e sono stati uno per uno rovesciati.

Per un vasto numero di mediorientali, lo stile dei metodi economici occidentali ha portato la povertà, idem lo stile occidentale delle istituzioni politiche ha portato la tirannia, anche una guerriglia di tipo occidentale ha portato alla sconfitta.

E’ piu che sorprendente, che tanti erano disposti ad ascoltare le voci,
dicendo loro che i vecchi modi islamici sono stati i migliori e
che la loro unica salvezza, era quello di mettere da parte le pagane
innovazioni dei riformatori e tornare al vero cammino che Dio aveva prescritto per il suo popolo.
In definitiva, la lotta dei fondamentalisti è contro i due nemici, il secolarismo e il modernismo.

La guerra contro il secolarismo è cosciente ed esplicita, e c'è ormai tutta una letteratura che denuncia la laicità come un male neo-pagano, forza nel mondo moderno e attribuendola in vario modo agli ebrei, l'Occidente, e agli Stati Uniti. La guerra contro la modernità è per la
maggior parte né cosciente né esplicito, ed è diretto contro l'intero processo di cambiamento che ha avuto luogo nel mondo islamico nel secolo scorso o più e ha trasformato la politica, economica, sociale, e perfino
le strutture culturali dei paesi musulmani.

Il fondamentalismo islamico ha dato uno scopo e un modulo senza meta e senza forma di risentimento,e la rabbia delle masse musulmane contro le forze che hanno svalutato i loro valori tradizionali e di lealtà e, in ultima analisi, derubati della loro convinzioni, le loro aspirazioni, la loro dignità, e in misura crescente anche i loro mezzi di sussistenza.
C'è qualcosa nella cultura religiosa dell'Islam che ha ispirato, anche nelle più umili contadini o ambulanti, una dignità un titolo di cortesia verso gli altri, che non è mai stata superata e raramente eguagliata in
altre civiltà.

E tuttavia, in momenti di sconvolgimento e interruzione, quando il più profondo delle passioni si sono mosse, questa dignità e cortesia verso
altri possono cedere il passo ad una miscela esplosiva di rabbia e di
odio che spinge anche il governo di un antico e paese civile, anche il portavoce di una grande  spirituale ed etico-religiosa di sposare il rapimento e l'assassinio, e cercare di trovare, nella vita dei loro
Profeta, l’approvazione di fatto per tali azioni.
L'istinto delle masse non è falsato nella localizzazione della fonte ultima di questi cambiamenti catastrofici nell’Ovest e attribuendo l'interruzione del loro vecchio modo di concepire della vita, l'impatto della dominazione occidentale, l'influenza o i precetti occidentalim ne è un l'esempio.

E poiché gli Stati Uniti è l'erede legittimo deglii europei,la civiltà e il leader riconosciuto e indiscusso d'Occidente, gli Stati Uniti hanno ereditato le risultanti dimostranze e diventare il punto di riferimento per la repressa di odio e la rabbia.

Due esempi possono bastare.

Nel novembre del 1979 una folla inferocita, ha attaccato e bruciato l’ Ambasciata degli Stati Uniti a Islamabad, in Pakistan. La causa ha affermato che la la rabbia della folla, è stata il sequestro da parte di un gruppo di dissidenti musulmani della Grande Moschea alla Mecca,un evento in cui non vi è stato alcun coinvolgimento americano
Quasi dieci anni dopo, nel febbraio del 1989, ancora una volta di Islamabad, il centro della SINA è stato attaccato da una folla inferocita, questa volta per protestare contro la pubblicazione dei
Versetti satanici di Salman Rushdie.

Rushdie è un britannico cittadino indiano di nascita, e il suo libro era stato pubblicato cinque mesi prima in Inghilterra. Ma quelle che ha provocato l'ira della folla, e anche  il pronunciamento di una frase di morte dell'ayatollah Khomeini su l'autore, è stata la pubblicazione del libro negli Stati Uniti.
Dovrebbe ormai essere chiaro, che siamo di fronte a uno stato d'animo
e un movimento molto trascendentale, sull livello di questioni
e delle politiche e dei governi che loro perseguono.
Questo non è altro che uno scontro di civiltà, forse irrazionale, ma sicuramente storico,di reazione di un vecchio rivale contro la nostra eredità giudaico-cristiana, la nostra secolarità presente, e l'espansione a livello mondiale di entrambi.

Esso è di cruciale importanza che noi, da parte nostra, non deve essere
provocata in un altrettanto momento storico, ma è anche altrettanto vera,
l’irrazionale reazione contro quella concorrente.
Non tutte le idee importate dall'Occidente, intrusi o filoccidentali nativi sono stati respinti.
Alcuni sono stati accolti anche dal più radicale dei fondamentalisti islamici, in genere senza riconoscimento della fonte, e di subire un cambiamento epocale in qualcosa di raro, ma spesso ricco.

Uno di questi era la libertà politica, con i concetti associati e
pratiche di rappresentanza, le elezioni, e costituzionale del governo. Anche la Repubblica islamica dell'Iran ha un Costituzione scritta e di una assemblea eletta, come pure come una sorta di episcopato, per nessuno dei quali vi è alcuna prescrizione nell'insegnamento islamico o un precedente nel passato islamico.

Tutte queste istituzioni sono chiaramente adattate da modelli occidentali. Stati musulmani hanno anche mantenuto molte delle consuetudini culturali e sociali dell’Ovest ed i simboli che li esprimono, come la forma e lo stile di sesso maschile (e, in misura molto minore femminile) dell’abbigliamento, in particolare in ambito militare. L'uso di cannoni e carri armati e aerei è un necessità militare, ma l'uso continuato di tuniche montate e berretti a visiera è una scelta culturale.

L’inserimento, dalla Coca-Cola, ai carri armati, passando alla televisione, sino all’uso delle T-shirt, simboli e artefatti, e tramite loro le idee, l'Occidente han mantenuto, anche rafforzata illoro ricorso.
Il movimento oggi chiamato fondamentalismo è non solo la tradizione islamica.

Ce ne sono altri, più tolleranti, più aperti, che hanno contribuito ad ispirare le grandi conquiste della civiltà islamica in passato, e noi
possiamo sperare che queste altri tradizioni,nel tempo a prevalere.
Ma prima di questo problema è stato deciso che non sarà una dura
lotta, in cui l'Occidente può fare poco o niente.

Anche il tentativo potrebbe fare del male, per questi sono questioni che i musulmani devono decidere tra di loro.
E nel frattempo dobbiamo fare molta attenzione da tutti le parti ad evitare il pericolo di una nuova era di guerre di religione, derivanti dal peggioramento delle differenze e la rinascita di antichi pregiudizi.
A tal fine dobbiamo impegnarci a realizzare un migliore approccio per
l'apprezzamento delle altre culture religiose e politiche, attraverso lo studio della loro storia, la loro letteratura, e le loro realizzazioni. Allo stesso tempo, possiamo sperare che si tenterà di raggiungere una migliore comprensione di quella nostra, e soprattutto che possano capire e rispettare, anche se non si sceglie di adottare per se stessi, la nostra percezione occidentale della corretta via sul rapporto tra religione e politica.

Per descrivere questa percezione, Concludo come ho iniziato, con una citazione da un presidente americano, questa volta non la giustizia
che ha celebrato Thomas Jefferson, ma un po il trascurato ingiustamente,
John Tyler, che, in una lettera datata 10 luglio 1843, ha dato l’eloquente e anzi profetica espressione al principio della libertà religiosa:


“Gli Stati Uniti sono avventurati su un grande e nobile esperimento, che si ritiene sia stato un azzardo in assenza di tutti i precedenti della totale la separazione tra Chiesa e Stato. Nessuna istituzione religiosa
della legge esiste fra noi. La coscienza è lasciata libera da tutti in
moderazione e ognuno è permesso di adorare il Creatore, dopo proprio giudizio. Gli uffici del governo siano aperti a tutti. No decime siano riscosse a sostegno di una Gerarchia stabilita, né è il giudizio fallibile dell'uomo impostato come il credo sicuro e infallibile della fede. Il Musulmano, se la volontà di venire in mezzo a noi, sarebbe
il privilegio garantito a lui,riconosciuto dalla costituzione il culto secondo il Corano, e l'indiano orientale potrebbe erigere un santuario a Brahma, se così farà contento lui.

Tale è lo spirito di tolleranza, esaltate dalle nostre istituzioni politiche . . . L'ebreo perseguitato e abbattuto in altre regioni riprende la sua dimora in mezzo a noi, con nessuno a fare ha paura a lui. ..e il Patrocinio del governo è finita per lui a difendere e proteggere lui.

Questa è il grande esperimento che abbiamo cercato, e tali sono i felici
frutti che ne sono derivati, il nostro sistema di libero governo sarebbe imperfetto senza di essa.
Il corpo può essere oppresso e ammanettato e ancora sopravvivere, ma se la mente dell 'uomo è in catene, le sue energie e facoltà che muoia, e ciò che resta della terra, terrena.

La mente deve essere libera come la luce o come l'aria.”

 

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 Samuel P. Huntington:
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale,

collana Garzanti Elefanti, traduzione di Sergio Minucci, Garzanti, 2000. pp. 479 ISBN 88-11-67499-9

« La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica.
Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura.

Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà.
Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale.
Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro. »

"La politica mondiale sta entrando in una nuova fase, e gli intellettuali non hanno esitato a proliferare visioni di ciò che sarà, la fine della storia, il ritorno della tradizionale rivalità tra stati-nazione, e il declino dello Stato nazionale in conflitto tra tribalismo e globalismo, tra gli altri.

Ognuna di queste visioni cattura aspetti delle realtà emergenti.

Eppure, tutti perdono una nozione fondamentale, anzi un aspetto centrale, di ciò che la politica globale probabilmente sarà nei prossimi anni.

E' mia ipotesi che la fonte di conflitto fondamentale in questo nuovo mondo non sarà principalmente ideologica o principalmente economica.

Le grandi divisioni tra gli uomini e la fonte dominante di conflitto sarà culturale.

Gli Stati nazionali rimarranno gli attori più potenti negli affari mondiali, ma i principali conflitti della politica globale avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà.

Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale.

Le linee della faglia tra le civiltà saranno le linee di battaglia del futuro.

Il conflitto tra le civiltà sarà l'ultima fase dell'evoluzione del conflitto nel mondo moderno.

Per un secolo e mezzo dopo la nascita del moderno sistema internazionale con la pace di Westfalia, i conflitti del mondo occidentale sono stati in gran parte tra i principi, imperatori, sovrani assoluti e monarchi costituzionali, nel tentativo di espandere le loro burocrazie, i loro eserciti, i loro interessi economici mercantilisti con la forza e, cosa più importante, il territorio da essi governati.

Nel processo hanno creato stati-nazione, e all'inizio con la Rivoluzione francese le principali linee di conflitto sono state tra le nazioni, piuttosto che tra principi.

Nel 1793, come RR Palmer dirà:

"Le guerre dei re erano finite, la guerra dei popoli era cominciata."

Questo modello del XIX secolo, durò fino alla fine della prima guerra mondiale.

Poi, a seguito della rivoluzione russa e la reazione contro di essa, il conflitto delle nazioni ha ceduto al conflitto delle ideologie, in primo luogo, tra comunismo, fascismo, nazismo e la democrazia liberale , e poi tra comunismo e la democrazia liberale.

Durante la Guerra Fredda, il conflitto di quest'ultimo divenne incarnata nella lotta tra le due superpotenze, nessuna delle quali era uno Stato-nazione nel senso classico europeo e ciascuno dei quali ha definito la propria identità in termini della sua ideologia."

Samuel P. Huntington, estate 1993

http://www.foreignaffairs.com/articl...-civilizations

Huntington ha preso le mosse da una ricognizione delle diverse teorie della politica globale del periodo post-Guerra fredda.

Alcuni teorici e scrittori avevano sostenuto che la democrazia liberale e i valori dell'Occidente fossero diventati la sola alternativa ideologica rimasta per le nazioni del mondo uscito dalla Guerra fredda.

In particolare, Francis Fukuyama sostenne che il mondo avesse raggiunto la fine della storia nel senso hegeliano.

Huntington si oppose a queste tesi sostenendo nel libro che i conflitti successivi alla Guerra Fredda si sarebbero verificati con maggiore frequenza e violenza lungo le linee di divisione culturale ( o di civiltà come quella islamica, occidentale sinica, ecc.) e non più per ragioni ideologiche, come accadeva nel ventesimo secolo durante la Guerra Fredda.

Huntington crede che la divisione del mondo in civiltà descriva il mondo meglio della suddivisione classica in Stati sovrani.
Suppone infatti, che per capire i conflitti presenti e futuri, siano da comprendere innanzitutto le divergenze culturali, e che la cultura (piuttosto che lo Stato) debba essere accettata come luogo di scontro.

Per questo motivo sottolinea che le nazioni occidentali potrebbero perdere il loro predominio sul mondo, se non saranno in grado di riconoscere la natura inconciliabile di questa tensione.

Lo stiamo solo che vivendo.

Consiglio di leggere:

Samuel P. Huntington:
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale,
collana Garzanti Elefanti, traduzione di Sergio Minucci, Garzanti, 2000. pp. 479 ISBN 88-11-67499-9



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