J Street ed Eurabia sono l'una il clone dell'altra 29/10/2009
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Io proprio non ne volevo parlare: in fondo se si combatte la pirateria sul web, nel senso di violazione del diritto d'autore, bisognerebbe essere anche contro alla pirateria politica. Non nel senso vero e proprio di quel che fanno i somali e Hamas rapendo le persone (prima di tutto siamo contro questo, è chiaro); ma contro la violazione del diritto d'autore in politica. Se è pirata uno che scarica un brano musicale da Internet, figuriamoci chi copia un intero movimento politico. Sto parlando di J Street, capite, la nuova lobby ebraico-pacifista-obamiana americana che è andata nei giorni scorsi a congresso. E' chiaro che loro non sono altro che un clone di Eurabia, trapiantato pari pari nel mondo ebraico americano. Hanno le stesse posizioni di Eurabia (no all'attacco militare all'Iran, anzi no al boicottaggio, anzi no alle pressioni sui poveri Ayatollah, la sola tattica rispettosa è aspetta e spera; sì ai colloqui con Hamas e con Hizbullah; bacio in bocca all'Autorità Palestinese qualunque cosa dica; sì al blocco edilizio degli insediamenti; no all'autodifesa israeliana, abominio sull'operazione di Gaza), lo stesso atteggiamento paternalista su Israele (non siamo mica antisemiti, lo facciamo per il suo bene), gli stessi slogan ipocriti (il loro è "pro Israel, pro peace", ma la prima parte è solo una copertura – lip service, dicono gli americani - ed è stata cancellata dal movimento giovanile perché "non gli piaceva"); la stessa spocchia intellettuale, la stessa adorazione indiscriminata per quell'inutile premio Engels per la pace che abita alla Casa Bianca, la stessa compromissione economica con i finanziamenti che vengono dal mondo islamico... Insomma, J Street è nato come clone e tarocco resta. Ma poi, che volete, il flop del congresso è stato tale, che ho pensato di dovervene parlare; perché magari la ragione per cui non può funzionare un "Partito Democratico" ebraico sull'agenda di Obama è un tema che merita un pensierino. O una cartolina. E' successo questo: da Israele li hanno giustamente scaricati: l'ambasciatore israeliano Oren ha fatto sapere che non andava alla convention perché considera le loro politiche "pericolose", dalla maggioranza della Knesset non si è fatto vivo nessuno, la stessa Livni ha mandato un bel messaggio e se n'è stata a casa, lasciando che andassero a farsi belli i pezzi sparsi della sinistra sinistra. Dei numerosissimi congressmen che secondo l'organizzazione dovevano partecipare se ne sono visti abbastanza pochi. Obama ha mandato un consigliere per la sicurezza nazionale e non si è visto; numerose organizzazioni ebraiche non hanno partecipato. Il congresso è stato dominato dagli estremisti. Hanno fischiato anche rav Joffe, il capo della potente Unione dell'ebraismo riformato americano (tutt'altra pasta dei loro corrispondenti europei), quando ha detto che bisognava rifiutare il rapporto Goldstone, il quale poi ha commentato che ogni volta che gli capitava di parlare di Israele lo fischiavano, e per ottenere l'applauso bisognava invocare la Palestina. Nessuna meraviglia che un'organizzazione del genere sia consistentemente finanziata da fondi arabi. Il punto è che i militanti sono estremisti, la leadership è ipocrita, e la base cui si rivolgono, il voto ebraico americano, è sì piuttosto orientato a sinistra, ma certamente filoisraeliano. L'ipocrisia e il doppio linguaggio dell'organizzazione non ce la fanno proprio a tenere assieme il fanatismo ideologico dei militanti con la fondamentale lealtà ad Israele del mondo ebraico americano: come dice un proverbio di quelle parti, puoi ingannare a lungo una persona, ma tanta gente la si può imbrogliare solo per poco. E dunque, un po' come Obama, il flop vien fuori e la paralisi avanza. C'è solo da sperare che il tarocco diventi chiaro a tutti presto e che si apra un'altra partita. L'Eurabia originale fa orrore ma ha un senso nella storia europea; ma le imitazioni no, sono solo patetiche