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La Stampa Rassegna Stampa
29.10.2009 Le radici della mentalità nazista. Un film
Articolo di Fulvia Caprara

Testata: La Stampa
Data: 29 ottobre 2009
Pagina: 41
Autore: Fulvia Caprara
Titolo: «Il nazismo è cominciato coi bambini»

Domani esce nelle sale italiane Il nastro bianco, film di Michael Haneke. Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 29/10/2009, a pag. 41, l'articolo di Fulvia Caprara dal titolo " Il nazismo è cominciato coi bambini ".

 Michael Haneke

Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, in un villaggio protestante della Germania del Nord, la vita degli adulti, ma soprattutto dei bambini e degli adolescenti, è guidata da un rigido sistema di norme che annienta l’umanità dei rapporti, soffoca gli affetti, disprezza la diversità. Tra una ventina d’anni quegli stessi ragazzi, avvelenati, spaventati, abusati, diventeranno la colonna portante dell’ascesa hitleriana al potere. Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, Il nastro bianco (da domani nelle sale con il marchio «Lucky Red») è insieme trhiller e indagine storica, ritratto di società degenerata e grido d’allarme sulle radici del male. Il regista Michael Haneke, nato a Monaco di Baviera e cresciuto in Austria, sceneggiatore, nonchè ex-critico cinematografico, autore di film estremi e disturbanti come Funny games, Caché, La pianista, non ama fornire spiegazoni sulle sue opere. Anzi, è convinto che sia giusto lasciare agli spettatori lo spazio per cercare personali risposte alle storie raccontate sullo schermo. Del Nastro bianco offre una sola chiave di lettura, semplice e illuminante: «Un film nasce da tante cose diverse, idee, immagini, libri. Per me, stavolta, uno spunto importante è venuto dalla visione del documentario sul processo all’ufficiale delle SS Adolf Eichmann, uno fra i principali responsabili dell’Olocausto. A un certo punto, rispondendo alle accuse, diceva “io ho fatto solo il mio dovere, ho servito il mio Stato”».
I pericoli della cieca obbedienza sono tanti, non riferibili solo a un’epoca storica: «Sappiamo quanto la formazione degli esseri umani sia importante, e che cosa significhi essere educati a ricevere ordini ed eseguirli senza porsi domande. Sappiamo anche quello che può succedere quando questo sistema di norme viene impartito a persone ignoranti, prive di prospettive, da gente che fa loro intravedere la possibilità di un riscatto. Insomma, non mi limiterei ad analizzare la questione nell’ambito del fascismo e dei movimenti di destra, potremmo prendere lo stesso schema, applicarlo ai paesi arabi, e capire come nasce il fondamentalismo». Prima di girare Il nastro bianco, Haneke ha studiato a lungo testi sulle tecniche educative adottate in Europa nel 19esimo secolo: «Volevo capire quali potessero essere i risultati di quei metodi repressivi, insieme con una certa tradizione spirituale e con il fatto che l’epoca del mio racconto, tra il 1913 e il 1914, coincidesse, in Germania, con la fine del sistema feudale». Girato in un bianco e nero scintillante, Il nastro bianco è interpretato da attori professionisti e da giovanissimi esordienti: «Il casting è iniziato 6 mesi prima delle riprese, sono stati visionati 7mila bambini. Lavorare con loro non è facile, soprattutto con i più piccoli, però è anche vero che un bambino dotato può dare molto di più di un grande attore. Se chiedi a un bimbo di fare un leone, lui sarà capace di “diventare” un leone, non di interpretarlo».
Del Nastro bianco, accolto a Cannes da ovazioni del pubblico e della critica, qualcuno ha detto che ricorda le atmosfere di Bergman e di Dreyer. Il regista non si scompone: «Perchè dovrei arrabbiarmi? Parliamo di un film immerso nella cultura nordica e protestante, è normale fare certi riferimenti». Mentre è in giro per promuovere la pellicola, Haneke lavora già al prossimo progetto: «Appena avrò finito di dare interviste, riprenderò a scrivere il nuovo film che dovrei iniziare a girare in estate. E’ ambientato in Francia e parla dell’umiliazione del corpo con l’avanzare dell’età». Un altro pugno nello stomaco, in puro stile Haneke. I protagonisti sono Jean Louis Trintignant e Isabelle Huppert che Haneke aveva diretto nella Pianista: «Difficile dire quale sia la sua dote migliore, Isabelle è una miscela di sensibilità e intelligenza. E’ come uno Stradivari».

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