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Non sono d'accordo con l'Osservatore Romano 28/10/2009

Da: Segre Fast Web
Data: Wed, 28 Oct 2009 08:51:05 +0100
A: <ornet@ossrom.va>
Conversazione: Alla cortese attenzione del Direttore
Oggetto: FW: Alla cortese attenzione del Direttore


Buongiorno.
L'articolo a firma di Luca M. Possati mi costringe a scriverle queste parole
al fine di correggere delle affermazioni fatte dall'articolista che non
possono essere condivise.
Possati scrive: "L'acuirsi dello scontro intrapalestinese potrebbe
rappresentare un colpo fatale ai tentativi di rilanciare il dialogo
regionale"; manca, nella sua analisi, qualsiasi spiegazione del perché il
dialogo tra Hamas e Fatah si è interrotto; avrebbe dovuto iniziare col dire
che già nel suo statuto Hamas spiega quali sono le condizioni, inaccettabili
per Fatah, per condurre la guerra contro Israele in alleanza con il partito
laico di Abu Mazen. Se si ignorano queste realtà, non si possono spiegare i
fatti che si succedono. Ed il lettore non potrà comprendere i problemi che
vengono dibattuti. Questo spiega anche il perchè "dell'inconsistenza della
classe politica di Ramallah alla ricerca di autentici leader": qualunque
leader espresso da Fatah, in questo momento, con programmi diversi da quelli
di Abu Mazen, sarebbe destinato ad essere fagocitato da Hamas o essere
eliminato fisicamente (come Sadat).
Parla poi Possati di "mire del Governo Netanyahu controllato dalle forze
dell'estrema destra"; vorrei ricordare all'articolista che le stesse parole
vennero scritte all'epoca del primo governo di destra di Begin, che tuttavia
fu proprio quello che riuscì a firmare la pace con l'Egitto. Quindi i
preconcetti, già una volta dimostratisi falsi, sarebbe bene che rimanessero
fuori da ogni seria analisi politica.
Il rischio che "un milione e mezzo di palestinesi nei Territori potrebbe non
andare al voto per il rinnovo del Consiglio legislativo" avrebbe dovuto
essere analizzato con la situazione reale; quella di totale mancanza di
democrazia in Palestina; ma ciò che interessa ai capi, oggi come ieri, di
Hamas come di Fatah, è avere il massimo controllo degli ingenti aiuti che il
mondo continua a dare, in modo dissennato. Non sono forse proprio questi
che, essendo così indiscriminati, impediscono che si arrivi ad affrontare
seriamente qualsiasi possibilità di pace nei territori? E da questa realtà
ne discende che "il problema non è tanto la data del voto", ma tutto quel
che sta attorno al voto.
Hamas, in realtà, sta giocando sulla pelle della popolazione per ottenere il
controllo totale dei palestinesi. Fatah, al contrario, permette ai cittadini
dei territori un forte progresso economico, come qualsiasi visitatore potrà
constatare. Ed anche questo concetto è rimasto nascosto nell'articolo di
Possati.
Molto grave è la successiva dichiarazione: "Hamas non è una banda di
criminali, ma una parte importante della società palestinese"; come spiega
Possati, se non con l'essere Hamas dominata da una banda di criminali, il
lancio di oltre 10.000 razzi contro la popolazione civile dello Stato di
Israele, o l'uccisione di centinaia di avversari politici? Come spiega il
brutale comportamento tenuto con la prigionia di Gilad Shalit, nascosto da
oltre tre anni anche alla Croce Rossa Internazionale, nel totale disprezzo
delle leggi internazionali? O il comportamento nei confronti dei bambini
palestinesi, nutriti di odio e di volontà di uccidere gli ebrei fin dalla
primissima infanzia? Non sono, queste, dimostrazioni che i capi di Hamas
sono dei criminali?
E anche la successiva affermazione che "attaccare e isolare il movimento non
ha e non ha avuto altro effetto se non quello di renderlo più popolare" è
destituita di ogni fondamento. E' forse infatti possibile andare oggi a Gaza
e capire davvero quel che la popolazione vuole? E' immaginabile, per un
cittadino qualunque di Gaza, mettere a repentaglio la propria vita dicendo
quel che davvero desidera?
Infine, le ultime parole dell'articolo: "dopo la vittoria delle elezioni
politiche del 2006, il movimento islamico ha iniziato un cambio di strategia
seguendo una linea politica maggiormente improntata al realismo e
finalizzata a obiettivi a medio termine. La propaganda è stata incentrata
sulla resistenza all'occupazione israeliana senza porre troppo l'accento
sulla distruzione militare della "minaccia sionista" attraverso attacchi
suicidi" sono senza senso perché dimenticano quanto scritto nello statuto di
Hamas, e sempre perseguito. Loro non vorranno mai accettare l'esistenza di
uno stato che non sia islamico ed anche religioso. Quindi, no ad Israele, e
no ad un governo islamico laico. Solo che, per Hamas, negli ultimi anni, le
difficoltà di condurre la guerra in altro modo che coi razzi sono diventate,
per fortuna, insormontabili. Questa è la realtà, e questo Possati non ha
detto.
Nell'insieme Possati sembra voler affrontare singoli episodi che succedono
in Palestina (non solo della guerra contro Israele, ma soprattutto di quella
tra religiosi e laici, e, anche se meno evidente oggi, tra sunniti e
sciiti), senza affrontare i problemi nella loro globalità; così facendo il
lettore non potrà avere una visione corretta della situazione reale.
Questa lettera l'ho scritta non tanto per iniziare un dialogo con Luca M.
Possati, ma per fare osservare a Lei, signor Direttore, il mio stupore nel
constatare come una simile analisi abbia potuto trovare ospitalità nel
quotidiano della Santa Sede.
Distinti saluti

Emanuel Segre Amar


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