Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/10/2009, a pag. 12, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Israele sotto accusa:'Asseta i Territori' ".
Ad Amnesty International, rispondiamo ripubblicando la 'Lettera da Gerusalemme' di Angelo Pezzana del 07/08/2009. Come scrive Pezzana, dal 2008 l'Autorità palestinese ha in uso un terreno sulla costa mediterranea vicino alla città di Hadera per costruirvi un impianto di desalinizzazione dell'acqua, il quale, se in funzione, potrebbe fornire 100 milioni di metri cubi di acqua potabile all'anno. La soluzione al problema dell'acqua per i palestinesi c'è, il fatto che essi non la mettano in pratica non rende automaticamente Israele colpevole. I finanziamenti per l'impianto evidentemente non sono mai arrivati a destinazione. Chi se li è intascati? Ecco la Lettera da Gerusalemme di Angelo Pezzana, seguita dall'articolo di Aldo Baquis:
Angelo Pezzana : " La questione dell'acqua, numeri e dati "
Angelo Pezzana
Sui giornali che attaccano Israele per partito preso l'argomento "acqua" è uno dei più ricorrenti. Spiegarlo comporta una conoscenza tecnica, mentre il commento è sufficiente che sia politico-demagogico per soddisfare l'ideologia che guida il giornale. L'impressione che ne trae il lettore è che in Israele i rubinetti sono sempre aperti, a danno degli arabi che vengono presentati nella veste dei derubati. Lo scrivono molte testate, chi segue informazione corretta lo sa, mentre fra le agenzie, come sempre, in testa troviamo l'Ansa.
Questa disinvoltura nel raccontare come stanno esattamente le cose, non è solo italiana. La BBC, è forse la televisione che in Europa mai perde occasione di presentare lo Stato ebraico nella luce peggiore, quando entra in scena un' inchiesta sull'acqua, per la "prestigiosa" emittente inglese è come andare a nozze. Recentemente ha trasmesso un servizio dal quale risulterebbe che nella Cisgiordania e a Gaza il consumo di acqua da parte degli israeliani è quattro volte superiore di quello dei palestinesi, dato preso da una indagine del World Bank Report. Perchè è così che funziona la catena di trasmissione della disinformazione. La World Bank pubblica un rapporto, superficiale, che non analizza le cause, citando unicamente fonti palestinesi, la BBC lo riprende, ed essendo, appunto, "prestigiosa", la notizia finisce sui nostri media come se fosse lampante verità. Le cose non stanno così. Lo ha rivelato, fornendo numeri e dati, il colonnello Amnon Cohen, capo dipartimento delle infrastrutture civili, definendo "scorrette e prive di base" le notizie diffuse dal rapporto. C'è da dire che insieme alla Cisgiordania, il rapporto della World Bank metteva anche Gaza, dove,non essendoci nessun israeliano nella Striscia, fa capisce bene quanto accuratamente lavori la banca mondiale quando di mezzo c'è Israele. Ma torniamo alle cifre, che dimostrano come Israele abbia creato infrastrutture e management che si occuppano della gestione degli acquedotti, mentre il livello di impegno dell'Autorità palestinese è paragonabile, per mancanza di scelte decisionali, a quelle di un paese del terzo mondo. Nel 2007, ha dichiarato Cohen rispondendo alla denuncia della World Bank,ricevevano 47 milioni di metri cubi di acqua, nel 2008 più di 52 milioni. Ha poi aggiunto che un anno fa l'Autorità palestinese ha avuto in uso un terreno sulla costa mediterranea vicino alla città di Hadera per costruirvi un impianto di desalinizzazione dell'acqua, il quale, se in funzione, potrebbe fornire 100 milioni di metri cubi di acqua potabile all'anno.Ma per l'Anp è rimasto un progetto sulla carta, molto meglio restare come sono per poter accusare Israele. Dove invece l'uso dell'acqua è governato da leggi severe per impedirne lo spreco, e per chi non le segue ci sono multe... salate. Ma tutto questo sembra non interessare ai palestinesi. Se queste informazioni venissero diffuse, la questione acqua assumerebbe tutt'altro aspetto. Sarà per questo che non lo sono.
Aldo Baquis : " Israele sotto accusa:'Asseta i Territori' "
Amnesty International ha aperto ieri un nuovo fronte contro Israele, dopo quello dedicato all’operazione Piombo Fuso a Gaza contro Hamas, accusando ora lo Stato ebraico di «assetare» i palestinesi mediante una ripartizione «discriminatoria» delle risorse idriche comuni.
«In oltre 40 anni di occupazione militare - afferma Donatella Rovera, una dirigente della organizzazione - le restrizioni imposte da Israele all'accesso dei palestinesi all'acqua hanno impedito lo sviluppo di una infrastruttura idrica nei Territori, negando di conseguenza a centinaia di migliaia di palestinesi il diritto ad una vita normale».
Ancora una volta i dirigenti di Gerusalemme si sentono ingiustamente trascinati sul banco degli accusati da organizzazioni internazionali. «I redattori del rapporto di Amnesty hanno scelto di ignorare dati e documenti di fonte israeliana», ha lamentato un portavoce del ministero degli esteri.
Amnesty descrive la penuria di acqua patita dai palestinesi in toni allarmanti. Israele, afferma il rapporto, utilizza l'80% delle risorse dell'acquifero montano (che si estende sotto alla Cisgiordania fino alla costa mediterranea) e garantisce ai palestinesi l'accesso solo al rimanente 20%. Il consumo quotidiano pro capite è di 70 litri per i palestinesi, e di 300 per gli israeliani, secondo Amnesty. In Cisgiordania i «450 mila coloni» (Amnesty include anche gli israeliani residenti nei rioni ebraici attorno a Gerusalemme) usano quantità di acqua superiori a quelle destinati ai 2,3 milioni di palestinesi.
I dati israeliani mostrano un quadro significativamente diverso. Affermano che fra il 1967 e il 2008 il consumo medio pro capite di acqua è calato in Israele da 508 metri cubici a 149, mentre per i palestinesi è salito nello stesso periodo da 86 a 105. «Israele offre ai palestinesi acqua desalinizzata, loro la respingono per ragioni politiche», sostiene il ministero degli esteri. In base ad accordi bilaterali Israele dovrebbe fornire all'Anp 23,6 milioni di metri cubi all'anno: invece - replica il ministero - ne versa il doppio: e ciò anche dopo anni di siccità che hanno impoverito le riserve e costretto il governo israeliano a tassare pesantemente ogni spreco di acqua.
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